
Attualità
La rivista MLN dedica un numero a "Elena Ferrante in a global context", tra le pagine il saggio dell'andriese Francesca Di Bari
Tradotto dalla statunitense Ann Goldstein, nota soprattutto per la sua traduzione in inglese della saga de "L’Amica geniale" di Elena Ferrante
Andria - martedì 29 giugno 2021
Ormai è risaputo che la tesi di Laurea rappresenta il momento culminante e più qualificante di ogni carriera universitaria ed è il meritato traguardo di un percorso fatto di duri sacrifici. Un impegno che condito di tanta passione e dedizione, a volte, potrebbe essere ripagato dalla soddisfazione di vedere pubblicata una parte della propria tesi su una rivista di fama internazionale.
Ed è proprio quello che è accaduto all'andriese Francesca Di Bari, giovane dottoressa in Didattica della lingua italiana e stranieri - curriculum di Scienze Linguistiche e Comunicazione Interculturale, titolo di laurea conseguito lo scorso anno presso l'Unistrasi (Università per stranieri di Siena) - la quale ha pensato di dedicare la sua tesi alla quadrilogia L'Amica geniale, opera della ormai affermatissima scrittrice Elena Ferrante, conosciuta da tantissime lettrici e lettori in Italia e all'estero, anche da quelli meno avvezzi alla lettura di romanzi, visto il grande successo della trasposizione televisiva che ne è stata tratta.
Infatti la parte finale della sua tesi di laurea è stata, successivamente, rielaborata e pubblicata sullo 𝑠𝑝𝑒𝑐𝑖𝑎𝑙 𝑖𝑠𝑠𝑢𝑒 di 𝙈𝙇𝙉 "𝐄𝐥𝐞𝐧𝐚 𝐅𝐞𝐫𝐫𝐚𝐧𝐭𝐞 𝐢𝐧 𝐚 𝐠𝐥𝐨𝐛𝐚𝐥 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐞𝐱𝐭" a cura di 𝑻𝒊𝒛𝒊𝒂𝒏𝒂 𝒅𝒆 𝑹𝒐𝒈𝒂𝒕𝒊𝒔, 𝑲𝒂𝒕𝒓𝒊𝒏 𝑾𝒆𝒉𝒍𝒊𝒏𝒈-𝑮𝒊𝒐𝒓𝒈𝒊 𝒆 𝑺𝒕𝒊𝒍𝒊𝒂𝒏𝒂 𝑴𝒊𝒍𝒌𝒐𝒗𝒂, in cui si intrecciano dialoghi accademici su come l'autrice dei 𝑁𝑒𝑎𝑝𝑜𝑙𝑖𝑡𝑎𝑛 𝑁𝑜𝑣𝑒𝑙𝑠 interroga una serie di margini relativi all'identità femminile, alla topografia, al linguaggio, che hanno una certa importanza a livello globale.
Nella terza e ultima sezione leggiamo, in modo particolare, gli articoli di Francesca Di Bari, insieme all'intervista alla drammaturga e attrice Chiara Lagani, nonché fondatrice con Luigi De Angelis della compagnia teatrale 𝑭𝒂𝒏𝒏𝒚 & 𝑨𝒍𝒆𝒙𝒂𝒏𝒅𝒆𝒓, in cui esamina la rinascita transmediale globale della quadrilogia nella serie tv e nel teatro sperimentale.
"È un percorso dedicato alla comparazione delle opere di Elena Ferrante con la traduzione drammaturgica "Storia di un'amicizia", spiega Francesca, "Il mio studio parte da un'analisi antropologica dell'oggetto bambola, figura affascinante e misteriosa, dalla natura semi umana, tanto cara a Ferrante, presente non solo nei quattro libri de "L'amica geniale, ma anche ne "La figlia oscura" e in un racconto per ragazzi "La spiaggia di notte" - prosegue Francesca, accompagnandoci alla scoperta della celeberrima saga - "Il saggio è suddiviso in due parti. Nella prima presento Chiara Lagani (drammaturga e attrice) e la sua compagnia teatrale Fanny & Alexander, fondata a Ravenna con Luigi De Angelis; analizzo la corrispondenza dei quattro romanzi con le scelte drammaturgiche e ricostruisco le tappe della creazione di "Storia di un'amicizia" e della sua messa in scena, con continui rinvii al dibattito critico sulle sue rappresentazioni. La seconda parte è interamente dedicata ad un'intervista a Chiara Lagani. Le domande elaborate fanno riferimento al valore antropologico della bambola nelle soggettivazioni femminili contemporanee".
Sensazionale è che il saggio della giovane andriese sia stato poi tradotto dalla statunitense Ann Goldstein, nota soprattutto per la sua traduzione in inglese della fortunata serie di quattro romanzi di Elena Ferrante, oltre essere stata per diversi anni redattrice di una tra le più prestigiose riviste letterarie al mondo, il New Yorker.
"Ha tradotto Elena Ferrante, Primo Levi, Giacomo Leopardi e Pierpaolo Pasolini; è facile, dunque, immaginare la scena: quando mi è stato comunicato che il saggio sarebbe stato tradotto da lei in persona non ho creduto alle mie orecchie e quindi non ci ho più pensato", spiega emozionata Francesca "Ho realizzato davvero l'accaduto quando ho letto il mio nome accanto al suo, a quello di Chiara Lagani e accanto a quello di straordinarie donne del mondo accademico provenienti da differenti luoghi: Tiziana de Rogatis, Stiliana Milkova, Katrin Wehling-Giorgi e altre; l'emozione provata è stata fortissima e non è possibile per me descriverla con l'ausilio delle sole parole".
Tramite un breve excursus, Francesca ci spiega il motivo per cui ha deciso di affrontare i romanzi di Ferrante. "I giorni dell'abbandono" è stato il primo libro della scrittrice letto. Il testo faceva parte del programma del corso di Letterature comparate tenuto dalla professoressa Tiziana de Rogatis presso l'Università per stranieri di Siena; la passione nata dopo aver divorato quelle pagine, mi ha spinto a sfogliare tutte le opere di Ferrante. Ho scelto, quindi, di approfondire ulteriormente i miei studi su di lei e, in accordo con la professoressa, è nata l'idea per la mia tesi di laurea".
Rinomata a livello internazionale per lo stile immediato e di indubbia qualità, Elena Ferrante è considerata una delle più importanti scrittrici italiane contemporanee: infatti è stata inserita dal "Time" tra le 100 persone più influenti al mondo. "Dopo la recensione di James Wood sul primo dei quattro romanzi del ciclo "L'amica geniale, Ferrante è diventata globale. L'opera è stata rilanciata in ben quarantotto paesi e in territorio statunitense è stata, addirittura coniata l'espressione Ferrante fever (suggerisco la visione del docu-film sulla scrittrice, regia di Giacomo Durzi)", commenta Francesca. "Le ragioni di questo straordinario successo sono molteplici: Il meccanismo dell'identificazione. Questo meccanismo è sicuramente uno dei motivi alla base del successo di Ferrante, il quale ha permesso di trovare somiglianze tra Napoli e i paesi dei lettori e delle lettrici di tutto il mondo. La storia di Lila e la storia di Lenù, poi, è anche la storia di tante donne contemporanee, le due protagoniste si discostano dalle figure femminili della letteratura del passato con le quali oggi è più difficile identificarsi, si pensi, per esempio, ad Anna Karenina. Il mistero che ruota intorno alla sua identità. Vorrei ricordare, infatti, che Elena Ferrante è uno pseudonimo. La scrittrice vuole rimanere nell'anonimato in nome di una «libertà creativa assoluta» convinta che l'autore e la sua vita non debbano servire al successo di un libro".
Non poteva essere che "Geniale" l'attributo scelto da Francesca per descrivere la sua esperienza letteraria con la "Ferrante", un tassello sicuramente fondamentale che ha acuito e arricchito la sua formazione non solo umana ma anche professionale, dedita all'insegnamento di "lingua e cultura italiana" agli stranieri.
Ed è proprio quello che è accaduto all'andriese Francesca Di Bari, giovane dottoressa in Didattica della lingua italiana e stranieri - curriculum di Scienze Linguistiche e Comunicazione Interculturale, titolo di laurea conseguito lo scorso anno presso l'Unistrasi (Università per stranieri di Siena) - la quale ha pensato di dedicare la sua tesi alla quadrilogia L'Amica geniale, opera della ormai affermatissima scrittrice Elena Ferrante, conosciuta da tantissime lettrici e lettori in Italia e all'estero, anche da quelli meno avvezzi alla lettura di romanzi, visto il grande successo della trasposizione televisiva che ne è stata tratta.
Infatti la parte finale della sua tesi di laurea è stata, successivamente, rielaborata e pubblicata sullo 𝑠𝑝𝑒𝑐𝑖𝑎𝑙 𝑖𝑠𝑠𝑢𝑒 di 𝙈𝙇𝙉 "𝐄𝐥𝐞𝐧𝐚 𝐅𝐞𝐫𝐫𝐚𝐧𝐭𝐞 𝐢𝐧 𝐚 𝐠𝐥𝐨𝐛𝐚𝐥 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐞𝐱𝐭" a cura di 𝑻𝒊𝒛𝒊𝒂𝒏𝒂 𝒅𝒆 𝑹𝒐𝒈𝒂𝒕𝒊𝒔, 𝑲𝒂𝒕𝒓𝒊𝒏 𝑾𝒆𝒉𝒍𝒊𝒏𝒈-𝑮𝒊𝒐𝒓𝒈𝒊 𝒆 𝑺𝒕𝒊𝒍𝒊𝒂𝒏𝒂 𝑴𝒊𝒍𝒌𝒐𝒗𝒂, in cui si intrecciano dialoghi accademici su come l'autrice dei 𝑁𝑒𝑎𝑝𝑜𝑙𝑖𝑡𝑎𝑛 𝑁𝑜𝑣𝑒𝑙𝑠 interroga una serie di margini relativi all'identità femminile, alla topografia, al linguaggio, che hanno una certa importanza a livello globale.
Nella terza e ultima sezione leggiamo, in modo particolare, gli articoli di Francesca Di Bari, insieme all'intervista alla drammaturga e attrice Chiara Lagani, nonché fondatrice con Luigi De Angelis della compagnia teatrale 𝑭𝒂𝒏𝒏𝒚 & 𝑨𝒍𝒆𝒙𝒂𝒏𝒅𝒆𝒓, in cui esamina la rinascita transmediale globale della quadrilogia nella serie tv e nel teatro sperimentale.
"È un percorso dedicato alla comparazione delle opere di Elena Ferrante con la traduzione drammaturgica "Storia di un'amicizia", spiega Francesca, "Il mio studio parte da un'analisi antropologica dell'oggetto bambola, figura affascinante e misteriosa, dalla natura semi umana, tanto cara a Ferrante, presente non solo nei quattro libri de "L'amica geniale, ma anche ne "La figlia oscura" e in un racconto per ragazzi "La spiaggia di notte" - prosegue Francesca, accompagnandoci alla scoperta della celeberrima saga - "Il saggio è suddiviso in due parti. Nella prima presento Chiara Lagani (drammaturga e attrice) e la sua compagnia teatrale Fanny & Alexander, fondata a Ravenna con Luigi De Angelis; analizzo la corrispondenza dei quattro romanzi con le scelte drammaturgiche e ricostruisco le tappe della creazione di "Storia di un'amicizia" e della sua messa in scena, con continui rinvii al dibattito critico sulle sue rappresentazioni. La seconda parte è interamente dedicata ad un'intervista a Chiara Lagani. Le domande elaborate fanno riferimento al valore antropologico della bambola nelle soggettivazioni femminili contemporanee".
Sensazionale è che il saggio della giovane andriese sia stato poi tradotto dalla statunitense Ann Goldstein, nota soprattutto per la sua traduzione in inglese della fortunata serie di quattro romanzi di Elena Ferrante, oltre essere stata per diversi anni redattrice di una tra le più prestigiose riviste letterarie al mondo, il New Yorker.
"Ha tradotto Elena Ferrante, Primo Levi, Giacomo Leopardi e Pierpaolo Pasolini; è facile, dunque, immaginare la scena: quando mi è stato comunicato che il saggio sarebbe stato tradotto da lei in persona non ho creduto alle mie orecchie e quindi non ci ho più pensato", spiega emozionata Francesca "Ho realizzato davvero l'accaduto quando ho letto il mio nome accanto al suo, a quello di Chiara Lagani e accanto a quello di straordinarie donne del mondo accademico provenienti da differenti luoghi: Tiziana de Rogatis, Stiliana Milkova, Katrin Wehling-Giorgi e altre; l'emozione provata è stata fortissima e non è possibile per me descriverla con l'ausilio delle sole parole".
Tramite un breve excursus, Francesca ci spiega il motivo per cui ha deciso di affrontare i romanzi di Ferrante. "I giorni dell'abbandono" è stato il primo libro della scrittrice letto. Il testo faceva parte del programma del corso di Letterature comparate tenuto dalla professoressa Tiziana de Rogatis presso l'Università per stranieri di Siena; la passione nata dopo aver divorato quelle pagine, mi ha spinto a sfogliare tutte le opere di Ferrante. Ho scelto, quindi, di approfondire ulteriormente i miei studi su di lei e, in accordo con la professoressa, è nata l'idea per la mia tesi di laurea".
Rinomata a livello internazionale per lo stile immediato e di indubbia qualità, Elena Ferrante è considerata una delle più importanti scrittrici italiane contemporanee: infatti è stata inserita dal "Time" tra le 100 persone più influenti al mondo. "Dopo la recensione di James Wood sul primo dei quattro romanzi del ciclo "L'amica geniale, Ferrante è diventata globale. L'opera è stata rilanciata in ben quarantotto paesi e in territorio statunitense è stata, addirittura coniata l'espressione Ferrante fever (suggerisco la visione del docu-film sulla scrittrice, regia di Giacomo Durzi)", commenta Francesca. "Le ragioni di questo straordinario successo sono molteplici: Il meccanismo dell'identificazione. Questo meccanismo è sicuramente uno dei motivi alla base del successo di Ferrante, il quale ha permesso di trovare somiglianze tra Napoli e i paesi dei lettori e delle lettrici di tutto il mondo. La storia di Lila e la storia di Lenù, poi, è anche la storia di tante donne contemporanee, le due protagoniste si discostano dalle figure femminili della letteratura del passato con le quali oggi è più difficile identificarsi, si pensi, per esempio, ad Anna Karenina. Il mistero che ruota intorno alla sua identità. Vorrei ricordare, infatti, che Elena Ferrante è uno pseudonimo. La scrittrice vuole rimanere nell'anonimato in nome di una «libertà creativa assoluta» convinta che l'autore e la sua vita non debbano servire al successo di un libro".
Non poteva essere che "Geniale" l'attributo scelto da Francesca per descrivere la sua esperienza letteraria con la "Ferrante", un tassello sicuramente fondamentale che ha acuito e arricchito la sua formazione non solo umana ma anche professionale, dedita all'insegnamento di "lingua e cultura italiana" agli stranieri.