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Commento

Igino Giordani: Centenario della Prima Guerra Mondiale

Riflessioni di Gennaro Piccolo, referente del Centro Igino Giordani

Un ricordo di Igino Giordani in occasione del centenario della Prima Guerra Mondiale e del suo grave ferimento sull'altipiano di Asiago il 7 luglio 1916. E' quanto condivide Gennaro Piccolo, referente del Centro Igino Giordani di Andria, assieme alle proprie riflessioni.

Il 10 luglio prossimo, una rappresentanza del Movimento dei Focolari proveniente da varie città italiane, insieme ad un gruppo di Alpini, salirà in pellegrinaggio sul Monte Moschiagh, Altipiano di Asiago, per fissare una targa di rame in ricordo di Igino Giordani, "un pacifista in trincea", e del suo grave ferimento (7 luglio 1916) in una azione di guerra per aprire un varco nei reticolati nemici.

Figura unica del Novecento Italiano quella di Igino Giordani: lavoratore precoce "muratorino al fianco del padre, insegnante, studioso, direttore di biblioteconomia, oratore, politico militante non per ambizione, ma per amore e servizio alla comunità in momenti difficili, lottando con coraggio per la libertà di fronte alla dittatura del ventennio. Scrittore, giornalista, tra i primi collaboratori di don Luigi Sturzo, parlamentare costituente e deputato negli anni turbolenti dopo la seconda guerra mondiale , operò con iniziative audaci per la pace tra le classi e i popoli. Cofondatore del Movimento dei Focolari con Chiara Lubich. Ora Venerabile Servo di Dio, mentre è in corso il processo di Canonizzazione. (www.iginogiordani.info)

Lo conobbi per la prima volta nel Gennaio 1963 e puntualmente, in occasione di Convegni annuali promossi dal Movimento dei Focolari, di incontrarlo e parlargli fino a poco prima della sua morte (18 aprile 1980). Nella impossibilità di partecipare a tale pellegrinaggio, non mi resta che ricordarlo con alcuni dei suoi innumerevoli pensieri di sapore profetico capaci di parlare agli uomini di ieri così come a quelli di oggi.

"Sull'Europa"…Nel suo primo libro (1924 La politica estera del Partito Popolare Italiano pagina 237), "auspica gli Stati Uniti d'Europa come "prima fase" per giungere alla "solidarietà Internazionale dei popoli".

"1925 in rivista Parte Guelfa n° 2"…."Gli Stati Uniti d'Europa non saranno fino a quando l'Europa rimarrà solcata da nazionalismi. Stati uniti europei e nazionalismo sono due termini che si escludono reciprocamente".

E sull'Europa scrive ancora tanto fino a prima della sua morte. In "Rivista Città Nuova" di cui è direttore ribadisce la sua antica linea europeista specialmente in due articoli: "Le radici dell'Europa–10.3.1972" e "L'Europa una–25.7.1977". Sviluppa la tesi circa "l'influsso spirituale del cristianesimo nel processo di unificazione del nostro continente"; insiste sul pericolo di limitare l'unificazione ad una "burocrazia comune" ed ai soli fattori economici politici, ed esorta a riscoprire i valori che danno "un'anima all'Europa" facendone un continente vivo e pacifico.

"Lavoro"…."Il lavoro ci è stato dato da Dio, come elemento della nostra natura. Una esistenza, a cui si sottraesse il lavoro, sarebbe una esistenza fuori dall'ordine divino e umano: fuori dalla natura. Sarebbe una esistenza snaturata. La disoccupazione forzata è ateismo"……."Per l'etica del Vangelo la disoccupazione, prima che un disordine economico-sociale, è un disordine teologico-naturale: non far lavorare l'uomo è come non farlo respirare e digerire: è un principio di omicidio"! (In: Le due città pagina 427-428)

"Politica"….."La politica è fatta per il popolo e non il popolo per la politica. Essa è un mezzo, non un fine. Prima la morale, prima l'uomo, prima la collettività, poi il partito, poi le tavole del programma, poi le teorie del governo. La politica è nel più dignitoso senso cristiano una ancella e non deve diventare una padrona: non farsi abuso, né dominio e neppure dogma. Qui la funzione e la sua dignità: d'essere servizio sociale, carità in atto: la prima forma della carità di Patria". (In: La rivolta morale pagina 19)

…."In politica occorre immettere, più che in ogni altro settore, la santità. Se tutti hanno bisogno di santità, gli statisti, i legislatori, gli amministratori della cosa pubblica n'abbisognano di doppia razione. E la loro santificazione diverrebbe esemplare: produrrebbe un processo di elevazione delle masse, dalla zona di competizioni a una collaborazione, onde la miseria sia vinta nella economia, come la t.b.c. nella medicina". ( In: Le due città pagina 414)

"La Pace"…."La Pace comincia in noi….in me e da me, da te, da ciascuno….come la guerra"! (In: L'inutilità della guerra pagina 92)
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