Nastrini rossi
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Scuola e Lavoro

I Nastrini rossi chiedono «uguaglianza e parità di trattamento»

Il movimento si rivolge nuovamente ai sindacati che siederanno ai tavoli con il MIUR per contrattare la mobilità per il prossimo anno scolastico

I Nastrini Rossi Docenti, il movimento spontaneo di insegnanti trasferiti forzatamente dal sud al nord, si rivolgono nuovamente ai Sindacati CISL Scuola, UIL Scuola, FLC CGIL, SNALS e GILDA che siederanno ai tavoli con il MIUR per contrattare la mobilità per il prossimo anno scolastico. E lo fanno con un documento che ha come parole d'ordine uguaglianza e parità di trattamento. Oltre una serie di proposte circostanziate in merito alle questioni della mobilità, ciò che preme ai Nastrini Rossi è che non venga loro negata la deroga al vincolo triennale per poter produrre domanda di trasferimento, questa volta volontariamente. Sarebbe finalmente un segnale che chiarirebbe la posizione dei sindacati e mostrerebbe l'intenzione di iniziare a porre rimedio ad un'ingiustizia ed al grave disagio vissuto dai moltissimi docenti "deportati".

Qualcuno sostiene che quando si subiscono delle gravi ingiustizie, la cosa migliore da fare per poter tornare a esistere con gioia è quella di resistere con dignità.

Molto tempo fa, i greci, inferiori per numero e mezzi, riuscirono a sconfiggere i persiani, che disponevano di uno degli eserciti più temibili del tempo. Secondo Eschilo, la chiave di tale impresa va ricercata nel fatto che i greci lottavano per difendere ciò che di più caro avevano: la loro casa, i loro familiari, la loro terra. Oggi i Nastrini Rossi si propongono di vincere la loro battaglia in nome degli stessi ideali; alcuni sono già caduti sotto il peso dei loro stessi errori, Renzi e il PD continuano a ripetere pubblicamente che la 107 è stata un errore e che gli insegnanti scontenti avevano ragione e ora vanno ascoltati. I sindacati sono della stessa opinione? Intendono sostenerci o essere artefici del perpetuarsi di un'ingiustizia ammessa dai suoi stessi autori? Le nostre tessere sono ancora lì, a testimonianza di una fiducia e di una voglia di dialogo che non è mai venuta meno ma sia ben chiaro che ora non c'è posto per ambiguità o frasi di circostanza, non accetteremo doppi giochi o pugnalate alle spalle. Le nostre istanze sono giuste e lotteremo fino alla fine per ottenere ciò che ci spetta: la fine della disparità di trattamento tra eguali, la cessazione di una profonda ingiustizia.
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