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Religioni

Ecco l’Agnello di Dio…

Solennità del Corpus Domini: profezia di mansuetudine e di mitezza. Riflessione di don Ettore Lestingi

Domenica prossima, 22 giugno, si celebra in tutta la Chiesa la Solennità del Corpus Domini, una festa nata in Francia nel XIII secolo e poi diffusa in tutto l'orbe cattolico, per testimoniare la fede nella presenza reale di Cristo nel Sacramento dell'Eucaristia.
Manifestazione solenne di tale festa è la Processione con il Santissimo per le strade delle Città che, per la circostanza si vestono a festa, vedi le meravigliose infiorate soprattutto in Regioni come l'Umbria, ma anche in alcuni paesi della nostra Puglia.
Ma in una società effettivamente distratta, e convintamente rivolta ad altro, che di fatto vive come se Dio non esistesse, dove "tolto Dio muore l'uomo" e dove ogni vita è un bersaglio da colpire nel terribile gioco della guerra sempre più minacciata, da quella nucleare a quella verbale, da quella fra popoli a quella famigliare, dove l'ostentazione dei muscoli ha preso il sopravvento sulla capacità di ragionare, parlarsi e dialogare, che senso ha una simile Processione?
E ancora, in una Chiesa sempre più sfilacciata, dove l'unità è minata da personalismi e il chiacchiericcio è diventato l'arma per schiacciare la dignità dei suoi membri. Una Chiesa evaporata, perché rintanata nei suoi falsi problemi, intenta a contarsi pur sapendo di non contare più, che senso ha una simile Processione?
Domande dalla forte carica provocatoria finalizzate non a distruggere ma a rispolverare la preziosità di quanto Dio ha posto nelle nostre mani, come "in vasi di creta", perché risplenda nella sua bellezza…
In un mondo fatto di soli muscoli (prima si diceva governato da uomini con scarponi grossi e cervello fino), dove assordante è il rumore di pugni battuti su tavoli di false trattative, ruggiti di leoni prepotenti e, al tempo stesso inconcludenti, se non per generare violenza su violenza, la Processione del Corpus Domini diventa una forte testimonianza di come il mondo, la storia e l'umanità si reggono sulla mansuetudine e mitezza di un Dio che, entrando nella storia, è stato indicato come "l'Agnello di Dio" che prende su di sé il dolore del mondo e lo riscatta…
Inoltre portando Cristo per le strade del mondo noi non portiamo un anelito, una domanda, una invocazione, ma la risposta a quanti cercano con cuore sincero la verità che è via di una nuova umanità.
E la risposta per una nuova umanità è Cristo!
Ancora una "Chiesa ferita" (Papa Leone) dove trova l'olio di consolazione e il vino della speranza, se non nell'Eucaristia, Sorgente del suo esserci nella storia e Culmine del suo peregrinare nella speranza?
Portare Cristo in Processione è ravvivare lo stupore di uno sguardo che nel pane eucaristico già vede ciò che siamo per dono e ciò che siamo chiamati ad essere per missione.
A ricordarcelo è S. Agostino con la sua celebre esortazione: "Estote quod videtis et accipite quod estis": Siate ciò che vedete e ricevete ciò che siete.
Il mondo ha bisogno di mansuetudine e di mitezza. Ma soprattutto ha bisogno di una Chiesa che non solo ne parli, ma ci creda veramente.
Per questo fa Processioni.

don Ettore Lestingi, Presidente Commissione Liturgica diocesana

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