
Cronaca
Discarica di Andria, Larosa: «Un tavolo tecnico per garantire i cittadini»
La richiesta è del circolo cittadino di Legambiente intervenuto sulla vicenda
Andria - venerdì 29 maggio 2015
9.03
Proseguono gli interventi sul caso chiusura discarica di Andria e dopo l'immediata reazione di Legambiente Puglia, anche il circolo andriese rilancia il proprio messaggio. «In un brevissimo arco di tempo - ha detto Riccardo Larosa, presidente di Legambiente Andria - siamo ancora una volta travolti dall'ennesimo caso di una discarica, quella di Andria in contrada 'San Nicola La Guardia', che stando alle rilevazioni ambientali effettuate dall'ARPA, rilascerebbe pericolosi contaminanti attraverso il percolato. La concentrazione di ferro e lo stesso livello di percolato raccolto sul fondo dell'impianto sembrano destare preoccupazioni agli enti di controllo al punto da indurre la Regione Puglia ad imporre la chiusura dell'impianto. Si tratta di un vero e proprio stato emergenziale in Puglia e nella provincia BAT, rimasta ormai priva di discariche per RSU. Dopo Conversano, Giovinazzo, Trani, Autigno e Foggia, assistiamo inermi alla progressiva chiusura delle discariche pugliesi. Questa volta è toccato ad Andria, in una provincia virtuosa come la Bat dove le percentuali di raccolta differenziata sono fra le migliori della regione. E' il caso di declamare la nota sentenza "tanto tuonò che piovve" . Infatti la gestione del ciclo dei rifiuti in Puglia è al collasso poiché si fonda anacronisticamente sul conferimento finale nelle discariche e negli impianti di incenerimento che, come è ampiamente dimostrato dai fatti di cronaca, costituiscono una grave minaccia per il rischio ambientale e sanitario».
La "differenziata" è, difatto, l'unica soluzione per gestire l'emergenza e diminuire il peso dei residui secchi e delle discariche: «Governare la gestione dei rifiuti basandosi sul conferimento finale in discarica si sta rivelando una opzione scellerata se si considera che la scelta localizzativa degli stessi impianti, a tutt'oggi, avviene senza criteri scientifici basati sulla minimizzazione del rischio ambientale in siti a bassa vulnerabilità degli acquiferi sotterranei - ha ribadito Larosa - Ci chiediamo a cosa siano servite le centinaia di pagine del Piano regionale dei Rifiuti approvato dalla Regione Puglia se ancora oggi le discariche vengono semplicemente realizzate dove vi è una cava dismessa da riempire. Se a ciò aggiungiamo l'impreparazione e l'approssimazione gestionale degli impianti senza un adeguato sistema di monitoraggio in continuo delle matrici ambientali ci accorgiamo che l'inevitabile disastro era dietro l'angolo. Sottolineiamo, inoltre, l'insensata scelta di ampliare a dismisura le discariche autorizzate in passato, producendo con noncuranza l'insensato incremento del rischio ambientale. Proprio tali ampliamenti, verosimilmente, hanno portato al collasso ambientale della discarica di Andria in contrada 'San Nicola La Guardia'».
Per il futuro attesa la decisione della politica ma anche dei tecnici rispetto ai rilievi effettuati: «Ora attendiamo con il fiato sospeso la decisione - ha concluso Larosa - che porti, così come è avvenuto nel caso della discarica di bacino di Trani in contrada 'Puro vecchio' alla ordinanza di vietato emungimento dai pozzi circostanti per un raggio adeguato a garantire l'impossibilità di irrigare le colture agricole nel territorio circostante. Considerando i gravi danni economici che si prospetterebbero in questa cruciale fase pre-estiva di incremento degli emungimenti irrigui, ci chiediamo se mai ci sarà un responsabile che risponderà del danno potenziale o reale alla comunità locale. Tutte le ragioni esposte inducono la Legambiente a chiedere che venga convocato un tavolo tecnico in grado di garantire adeguatamente i cittadini».
La "differenziata" è, difatto, l'unica soluzione per gestire l'emergenza e diminuire il peso dei residui secchi e delle discariche: «Governare la gestione dei rifiuti basandosi sul conferimento finale in discarica si sta rivelando una opzione scellerata se si considera che la scelta localizzativa degli stessi impianti, a tutt'oggi, avviene senza criteri scientifici basati sulla minimizzazione del rischio ambientale in siti a bassa vulnerabilità degli acquiferi sotterranei - ha ribadito Larosa - Ci chiediamo a cosa siano servite le centinaia di pagine del Piano regionale dei Rifiuti approvato dalla Regione Puglia se ancora oggi le discariche vengono semplicemente realizzate dove vi è una cava dismessa da riempire. Se a ciò aggiungiamo l'impreparazione e l'approssimazione gestionale degli impianti senza un adeguato sistema di monitoraggio in continuo delle matrici ambientali ci accorgiamo che l'inevitabile disastro era dietro l'angolo. Sottolineiamo, inoltre, l'insensata scelta di ampliare a dismisura le discariche autorizzate in passato, producendo con noncuranza l'insensato incremento del rischio ambientale. Proprio tali ampliamenti, verosimilmente, hanno portato al collasso ambientale della discarica di Andria in contrada 'San Nicola La Guardia'».
Per il futuro attesa la decisione della politica ma anche dei tecnici rispetto ai rilievi effettuati: «Ora attendiamo con il fiato sospeso la decisione - ha concluso Larosa - che porti, così come è avvenuto nel caso della discarica di bacino di Trani in contrada 'Puro vecchio' alla ordinanza di vietato emungimento dai pozzi circostanti per un raggio adeguato a garantire l'impossibilità di irrigare le colture agricole nel territorio circostante. Considerando i gravi danni economici che si prospetterebbero in questa cruciale fase pre-estiva di incremento degli emungimenti irrigui, ci chiediamo se mai ci sarà un responsabile che risponderà del danno potenziale o reale alla comunità locale. Tutte le ragioni esposte inducono la Legambiente a chiedere che venga convocato un tavolo tecnico in grado di garantire adeguatamente i cittadini».