Commento
Caricati (Pax Cristi): "Lettera a Mimmo Lucano, sindaco di Riace"
"Abbiamo fiducia nella giustizia italiana, che farà chiarezza"
Andria - lunedì 8 ottobre 2018
Dal prof. Vincenzo Caricati, referente del Punto pace di Pax Cristi - Andria, riceviamo e volentieri pubblichiamo:
"Lettera a Mimmo Lucano, sindaco di Riace
Fino a qualche anno addietro il nome Riace ci rimandava ai famosi "bronzi di Riace", testimoni della splendida cultura greco-romana, di cui noi meridionali tentiamo di essere fedeli eredi.
Poi qualcuno ci parlò di una esperienza che si stava facendo in questo piccolo mondo calabrese, nella Locride, conosciuta, se mai e soprattutto, per la malavita organizzata, la n'drangheta di San Luca e di Platì.
Ci fu detto che, sotto la spinta coraggiosa di un giovane sindaco, gli abitanti di Riace, prendendo al volo una emergenza, rappresentata dall'approdo fortunoso di un battello che trasportava un consistente numero di curdi, che scappavano dalla persecuzione turca, accolsero i fuggitivi che sfuggivano alla intolleranza e si industriarono a dare loro una sistemazione di fortuna nelle tante case, lasciate vuote dai riacesi, che da tempo avevano lasciato il piccolo borgo per emigrare in nord Italia e in Europa.
Nacque così, via via, il progetto di accoglienza ed integrazione dei migranti, divenuto famoso in Italia e nel mondo, e conosciuto come modello Riace.
Nel corso degli anni il processo di integrazione ha fatto sì che non solo le case tornassero ad essere abitate, la popolazione aumentasse e si ringiovanisse, ma anche le attività produttive rinascessero e la Riace, abbandonata e poco abitata, ritornasse a nuova vita, mondo di incontro di popoli ed etnie diverse, pacificamente e convivialmente, direbbe don Tonino Bello, e reciprocamente accoglienti.
Decidemmo, come Punto pace, di organizzare un viaggio in Calabria con meta Riace, Rosarno, l'Aspromonte e Reggio Calabria, dove i bronzi erano da tempo sottoposti ad un'opera importante di restauro.
Fummo ospitati in alcune case libere, messe a disposizione dal Comune per i visitatori.
Soggiornammo dunque in una specie di albergo diffuso, in ambienti confortevoli ma non di lusso.
Fummo ricevuti dal Sindaco Mimmo Lucano e da lui informati sulle origini e sugli sviluppi del modello di accoglienza e di integrazione, già da tempo avviato.
Entrammo nelle botteghe, negli esercizi e nei piccoli negozi, in prevalenza gestiti da migranti di varia provenienza, capaci di dialogare con noi in un italiano semplice e accettabile.
Capimmo e ci facemmo capire.
Si aprì davanti a noi la prospettiva di un vero modello da imitare, per affrontare nel verso giusto il grosso ed emergente problema delle migrazioni.
Oggi, purtroppo, siamo caduti in una prospettiva opposta a quella.
In tutti i modi vogliono convincere gli italiani che integrazione non è possibile con i diversi da noi. Si fanno proclami al motto "prima gli italiani", scimmiottando così il modello americano di Trump.
E cosa ancora peggiore, si vuol far credere che questo modo di accogliere lo straniero sia in totale coerenza con il messaggio evangelico dell' "ero straniero e mi avete accolto" .
Noi non conosciamo le carte che hanno spinto la magistratura ad indagare ed arrestare il sindaco Mimmo Lucano.
Abbiamo fiducia nella giustizia italiana, che farà chiarezza.
Ma non possiamo allontanare da noi il sospetto che l'ostilità aperta del nuovo ministro degli interni contro il sindaco di Riace miri a schiacciare e svilire il modello di Integrazione Riace, perché vinca il principio che gli stranieri sono delinquenti, ci stanno invadendo, ci tolgono i posti di lavoro, ci portano malattie e, via così, straparlando.
Noi siamo amanti della pace e suoi costruttori; siamo vicini alle idee che vengono da Riace e sosteniamo il suo progetto di integrazione.
Lasciamo da parte le chiacchiere dei parolai, le insinuazioni di chi vuole pescare nel torbido, i cavilli, i commi e le scartoffie dei legulei; noi pensiamo al sodo delle idee positive.
E quelle di Mimmo Lucano lo sono".
"Lettera a Mimmo Lucano, sindaco di Riace
Fino a qualche anno addietro il nome Riace ci rimandava ai famosi "bronzi di Riace", testimoni della splendida cultura greco-romana, di cui noi meridionali tentiamo di essere fedeli eredi.
Poi qualcuno ci parlò di una esperienza che si stava facendo in questo piccolo mondo calabrese, nella Locride, conosciuta, se mai e soprattutto, per la malavita organizzata, la n'drangheta di San Luca e di Platì.
Ci fu detto che, sotto la spinta coraggiosa di un giovane sindaco, gli abitanti di Riace, prendendo al volo una emergenza, rappresentata dall'approdo fortunoso di un battello che trasportava un consistente numero di curdi, che scappavano dalla persecuzione turca, accolsero i fuggitivi che sfuggivano alla intolleranza e si industriarono a dare loro una sistemazione di fortuna nelle tante case, lasciate vuote dai riacesi, che da tempo avevano lasciato il piccolo borgo per emigrare in nord Italia e in Europa.
Nacque così, via via, il progetto di accoglienza ed integrazione dei migranti, divenuto famoso in Italia e nel mondo, e conosciuto come modello Riace.
Nel corso degli anni il processo di integrazione ha fatto sì che non solo le case tornassero ad essere abitate, la popolazione aumentasse e si ringiovanisse, ma anche le attività produttive rinascessero e la Riace, abbandonata e poco abitata, ritornasse a nuova vita, mondo di incontro di popoli ed etnie diverse, pacificamente e convivialmente, direbbe don Tonino Bello, e reciprocamente accoglienti.
Decidemmo, come Punto pace, di organizzare un viaggio in Calabria con meta Riace, Rosarno, l'Aspromonte e Reggio Calabria, dove i bronzi erano da tempo sottoposti ad un'opera importante di restauro.
Fummo ospitati in alcune case libere, messe a disposizione dal Comune per i visitatori.
Soggiornammo dunque in una specie di albergo diffuso, in ambienti confortevoli ma non di lusso.
Fummo ricevuti dal Sindaco Mimmo Lucano e da lui informati sulle origini e sugli sviluppi del modello di accoglienza e di integrazione, già da tempo avviato.
Entrammo nelle botteghe, negli esercizi e nei piccoli negozi, in prevalenza gestiti da migranti di varia provenienza, capaci di dialogare con noi in un italiano semplice e accettabile.
Capimmo e ci facemmo capire.
Si aprì davanti a noi la prospettiva di un vero modello da imitare, per affrontare nel verso giusto il grosso ed emergente problema delle migrazioni.
Oggi, purtroppo, siamo caduti in una prospettiva opposta a quella.
In tutti i modi vogliono convincere gli italiani che integrazione non è possibile con i diversi da noi. Si fanno proclami al motto "prima gli italiani", scimmiottando così il modello americano di Trump.
E cosa ancora peggiore, si vuol far credere che questo modo di accogliere lo straniero sia in totale coerenza con il messaggio evangelico dell' "ero straniero e mi avete accolto" .
Noi non conosciamo le carte che hanno spinto la magistratura ad indagare ed arrestare il sindaco Mimmo Lucano.
Abbiamo fiducia nella giustizia italiana, che farà chiarezza.
Ma non possiamo allontanare da noi il sospetto che l'ostilità aperta del nuovo ministro degli interni contro il sindaco di Riace miri a schiacciare e svilire il modello di Integrazione Riace, perché vinca il principio che gli stranieri sono delinquenti, ci stanno invadendo, ci tolgono i posti di lavoro, ci portano malattie e, via così, straparlando.
Noi siamo amanti della pace e suoi costruttori; siamo vicini alle idee che vengono da Riace e sosteniamo il suo progetto di integrazione.
Lasciamo da parte le chiacchiere dei parolai, le insinuazioni di chi vuole pescare nel torbido, i cavilli, i commi e le scartoffie dei legulei; noi pensiamo al sodo delle idee positive.
E quelle di Mimmo Lucano lo sono".