Lum Trani 1
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Politica

Borse di studio per la «LUM»: solo 20 quelle valide

Modifiche alla convenzione per l'erogazione del contributo provinciale di 500.000 euro. La cronistoria delle varie tappe: dal bando alla stipula con il Patto Territoriale

Università privata, università pubblica, diritto allo studio e contributi: è un pieno di argomenti quello che si sta discutendo in provincia. Dopo il «caos caldaie», tutt'altro che giunto al termine, ecco presentarsi un nuovo nodo spinoso e che ha già provocato numerosi problemi in passato: il contributo per le borse di studio da erogare ai ragazzi che hanno deciso di iscriversi all'Università LUM, che ha aperto la sua sede nella città di Trani.

Ma è d'uopo un passo indietro: nel mese di gennaio del 2012 il Patto Territoriale del Nord Barese Ofantino, con l'allora presidente il Sindaco di Trani Tarantini, firma la convenzione con l'Università privata LUM, dopo esser stata l'unico ateneo a presentare candidatura al bando espletato in collaborazione con la Provincia di Barletta Andria Trani. Obiettivo era quello di portare a Trani una sede universitaria che facilitasse l'accesso ai giovani del nord barese. Per incentivare questa partecipazione e l'insediamento della stessa Università, nello schema di convenzione sottoscritto tra i due enti, vi era un contributo da parte della Provincia e dei Comuni aderenti al patto (i dieci della BAT con l'aggiunta di Corato), che ammontava a circa 700.000 euro di cui 500.000 dall'ente più importante e 200.000 dalle amministrazioni locali. Questi soldi erano destinati all'assegnazione di 200 borse di studio di 2.500 euro ciascuno a compensazione di due terzi della retta annuale di circa 3.700 euro complessivi. L'idea era quella di favorire l'accesso all'università per gli studenti più meritevoli e quelli con difficili situazioni reddituali (secondo i parametri Adisu).

Ma l'esperimento ha mostrato sin da subito un problema: al termine della prima fase di raccolta iscrizioni, infatti, gli studenti che hanno presentato richieste valide di borsa di studio sono stati appena 20, mentre gli iscritti globali sono stati 180 nella sede di tutoraggio di Trani. Che fine fanno tutti gli altri soldi previsti? Nella prima convenzione firmata tra il Patto e la Lum il contributo sarebbe dovuto in qualsiasi caso giungere all'Università per coprire le spese di gestione dell'ente appena insediato. Ma ad una seconda stesura della stessa convenzione vi sono state delle modifiche sostanziali sino a giungere ad una seconda stesura tramutata poi in delibera di consiglio provinciale n. 51 del 30 dicembre 2011. In seguito a quella delibera, la Provincia deliberava di contribuire per il primo anno di funzionamento all'alimentazione del fondo vincolato istituito presso il Patto Territoriale con una dotazione di 500mila euro, vincolata all'assegnazione di 200 borse di studio del valore unitario di 2500 euro. Ma non essendo rispettato questo principio, sette consiglieri di opposizione, nel consiglio provinciale dello scorso lunedì, hanno approvato un ordine del giorno (emendato su proposta del Consigliere provinciale Giuseppina Marmo), nel quale si impegna l'amministrazione provinciale «a rivedere, in sede di definizione del piano degli obiettivi 2013, il progetto iniziale proponendo di destinare l'ammontare residuo al finanziamento di borse di studio universitarie a favore degli studenti residenti nel territorio della Bat ed iscritti a tutti i corsi di laurea, che non hanno potuto accedere alle borse di studio ma iscritti nelle graduatorie Adisu delle Università». L'intervista di AndriaViva a Pina Marmo, consigliere provinciale.
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