
Convegni
Emergenza educativa: "Adulti e fragilità affettive dei giovani"
Nuovo incontro alla chiesa della Madonna della Grazia, con la partecipazione del prof. Michele Illiceto
Andria - sabato 1 dicembre 2018
10.29
Mercoledì scorso, 28 novembre si è tenuto presso la parrocchia Madonna della Grazia la seconda conferenza pubblica sull'emergenza educativa organizzata dal parroco Don Ettore Lestingi, in collaborazione con la Dirigente scolastica dell'I.C. "Jannuzzi- Mons Di Donna" prof.ssa Lilla Bruno.
Il tema trattato nella conferenza è stato: "Adulti e … fragilità affettive dei giovani" con il relatore prof. Michele Illiceto, docente di storia e filosofia moderna e contemporanea presso la Facoltà Teologica Pugliese di Bari e presso l'Istituto Superiore di Scienze Religiose "Giovanni Paolo II" di Foggia.
Il prof. Illiceto, nel suo articolato e ricco intervento, ha iniziato la conferenza definendo l'adolescenza come l'età dei dubbi ed il venir meno delle certezze che noi genitori abbiamo dato ai figli quando erano piccoli. Si può definire come "l'età della separazione", cioè come una fase nella quale l'adolescente è chiamato a rendersi progressivamente indipendente sia a livello intellettuale che affettivo dalle figure reali dei genitori e dalle loro rappresentazioni mentali e idealizzate. Tutto ciò esige che il non-più-bambino cominci a rinunciare alla protezione e all'idealizzazione del proprio sé garantita dalla presenza onnipotente dei genitori. Tale passaggio non avviene in modo indolore. Durante l'adolescenza il futuro giovane deve separarsi dalla vecchia appartenenza ai propri genitori per approdare verso nuove appartenenze. In fondo l'adolescente deve separarsi dai vari Sè infantili per assumere nuovi Sè più funzionali alle nuove esigenze adattive. Deve costruire la sua identità intesa come un processo esistenziale continuo e complesso, sempre aperto a nuovi rimodellamenti e rivisitazioni, che si avvale di un insieme di variabili legate all'esperienza sia personale che sociale di ciascuno. E' il primo asse portante su cui costruire una personalità armonica e aperta alle continue sfide della vita.
Un altro livello di fragilità dell'adolescente è il nuovo corpo sessuato e generativo. Egli è chiamato a passare dallo schema corporeo che ha costruito nell'infanzia, alla rappresentazione affettiva e mentale del corpo. Vuole essere amato dai genitori ma non gli basta più l'amore del padre e della madre perché ha bisogno di amare.
L'adolescenza è un'età in cui la scoperta del proprio corpo è decisiva per fare ingresso nei segreti più nascosti di quella personalità che proprio in questa età ciascuno si rende conto che si va delineando. Ed è qui che gli adulti hanno un compito davvero cruciale. Essi sono chiamati ad educare gli adolescenti a prendere coscienza del valore del proprio corpo in un contesto di educazione alla affettività e alla relazionalità.
In questa fase di crescita è importante per l'adolescente capire il proprio orientamento sessuale. Può capitare che il ragazzo sia disorientato e che abbia orientamenti sessuali ambigui. In questo caso il genitore deve dialogare, ascoltare, verificare, accogliere e non deve giudicare ma avere la capacità di accettare il suo orientamento sessuale. Bisogna rispettare la scelta di un figlio che diventa adulto, senza condannarlo o allontanarlo.
La terza area di fragilità dell'adolescenza riguarda le relazioni sociali. L'adolescente ha bisogno di sentirsi riconosciuto dal mondo degli adulti e dal gruppo dei pari.
Il bullismo, fenomeno dilagante nella nostra società, è il sintomo di un disagio che prova un ragazzo quando si vergogna perché, con le sue azioni, non si sente all'altezza di quello che si aspetta il padre da lui. Piuttosto che sentirsi mortificato e avere paura, gli adolescenti cominciano ad assumere un atteggiamento tale da fare paura. Il bullismo è un modo per mascherare la propria debolezza, è un far cadere nell'indifferenza l'autorità o le istituzioni.
L'adolescente spavaldo si mette una maschera fittizia e l'adulto, per affrontarlo, deve smontare la sua bugia.
Nella fase dell'adolescenza dei propri figli il ruolo dei genitori è molto delicato. La figura del padre deve essere quella che sa consegnare al figlio un mondo governato dalla Legge del Senso, dalla Legge che dà Senso. Spesso però siamo di fronte ad adulti defilati e risucchiati dal narcisismo. Manca la figura dell'adulto vero e maturo che comincia a pensare che il figlio potrà fare a meno di lui, sa separarsi dal mondo e dal figlio lasciando il mondo al figlio e permettendo al figlio di pensare un mondo senza di lui.
La figura della madre deve avere la capacità di innescare nel figlio il desiderio dell'altro. I genitori devono educare i figli alla socialità, alla cittadinanza attiva, al volontariato e non figli narcisi, egoisti e bambini.
Gli adulti devono quindi, imparare ad accettare la propria età, devono insegnare ai figli ad amare con un amore che non sia possesso e devono insegnare a scoprire la bellezza della semplicità delle cose.
Il tema trattato nella conferenza è stato: "Adulti e … fragilità affettive dei giovani" con il relatore prof. Michele Illiceto, docente di storia e filosofia moderna e contemporanea presso la Facoltà Teologica Pugliese di Bari e presso l'Istituto Superiore di Scienze Religiose "Giovanni Paolo II" di Foggia.
Il prof. Illiceto, nel suo articolato e ricco intervento, ha iniziato la conferenza definendo l'adolescenza come l'età dei dubbi ed il venir meno delle certezze che noi genitori abbiamo dato ai figli quando erano piccoli. Si può definire come "l'età della separazione", cioè come una fase nella quale l'adolescente è chiamato a rendersi progressivamente indipendente sia a livello intellettuale che affettivo dalle figure reali dei genitori e dalle loro rappresentazioni mentali e idealizzate. Tutto ciò esige che il non-più-bambino cominci a rinunciare alla protezione e all'idealizzazione del proprio sé garantita dalla presenza onnipotente dei genitori. Tale passaggio non avviene in modo indolore. Durante l'adolescenza il futuro giovane deve separarsi dalla vecchia appartenenza ai propri genitori per approdare verso nuove appartenenze. In fondo l'adolescente deve separarsi dai vari Sè infantili per assumere nuovi Sè più funzionali alle nuove esigenze adattive. Deve costruire la sua identità intesa come un processo esistenziale continuo e complesso, sempre aperto a nuovi rimodellamenti e rivisitazioni, che si avvale di un insieme di variabili legate all'esperienza sia personale che sociale di ciascuno. E' il primo asse portante su cui costruire una personalità armonica e aperta alle continue sfide della vita.
Un altro livello di fragilità dell'adolescente è il nuovo corpo sessuato e generativo. Egli è chiamato a passare dallo schema corporeo che ha costruito nell'infanzia, alla rappresentazione affettiva e mentale del corpo. Vuole essere amato dai genitori ma non gli basta più l'amore del padre e della madre perché ha bisogno di amare.
L'adolescenza è un'età in cui la scoperta del proprio corpo è decisiva per fare ingresso nei segreti più nascosti di quella personalità che proprio in questa età ciascuno si rende conto che si va delineando. Ed è qui che gli adulti hanno un compito davvero cruciale. Essi sono chiamati ad educare gli adolescenti a prendere coscienza del valore del proprio corpo in un contesto di educazione alla affettività e alla relazionalità.
In questa fase di crescita è importante per l'adolescente capire il proprio orientamento sessuale. Può capitare che il ragazzo sia disorientato e che abbia orientamenti sessuali ambigui. In questo caso il genitore deve dialogare, ascoltare, verificare, accogliere e non deve giudicare ma avere la capacità di accettare il suo orientamento sessuale. Bisogna rispettare la scelta di un figlio che diventa adulto, senza condannarlo o allontanarlo.
La terza area di fragilità dell'adolescenza riguarda le relazioni sociali. L'adolescente ha bisogno di sentirsi riconosciuto dal mondo degli adulti e dal gruppo dei pari.
Il bullismo, fenomeno dilagante nella nostra società, è il sintomo di un disagio che prova un ragazzo quando si vergogna perché, con le sue azioni, non si sente all'altezza di quello che si aspetta il padre da lui. Piuttosto che sentirsi mortificato e avere paura, gli adolescenti cominciano ad assumere un atteggiamento tale da fare paura. Il bullismo è un modo per mascherare la propria debolezza, è un far cadere nell'indifferenza l'autorità o le istituzioni.
L'adolescente spavaldo si mette una maschera fittizia e l'adulto, per affrontarlo, deve smontare la sua bugia.
Nella fase dell'adolescenza dei propri figli il ruolo dei genitori è molto delicato. La figura del padre deve essere quella che sa consegnare al figlio un mondo governato dalla Legge del Senso, dalla Legge che dà Senso. Spesso però siamo di fronte ad adulti defilati e risucchiati dal narcisismo. Manca la figura dell'adulto vero e maturo che comincia a pensare che il figlio potrà fare a meno di lui, sa separarsi dal mondo e dal figlio lasciando il mondo al figlio e permettendo al figlio di pensare un mondo senza di lui.
La figura della madre deve avere la capacità di innescare nel figlio il desiderio dell'altro. I genitori devono educare i figli alla socialità, alla cittadinanza attiva, al volontariato e non figli narcisi, egoisti e bambini.
Gli adulti devono quindi, imparare ad accettare la propria età, devono insegnare ai figli ad amare con un amore che non sia possesso e devono insegnare a scoprire la bellezza della semplicità delle cose.