
Attualità
10 Febbraio, Giorno del Ricordo: il centro Zenith rievoca le vittime delle foibe
"Coltivare la memoria è un imperativo categorico"
Andria - martedì 9 febbraio 2021
5.31
"Un centro di volontariato come il nostro non può mai abbassare la guardia e gli anticorpi culturali- etici-sociali nel difendere la vita.
Ci occupiamo da sempre delle fasce più fragili della popolazione e rabbrividiamo ogni volta che l'esistenza umana viene vilipesa e denigrata.
La nostra riflessione oggi è concentrata sul ricordo del dramma delle foibe, caverne verticali tipiche della regione carsica e dell'Istria, che vennero utizzate da Tito come tombe per tutti gli italiani, considerati nemici del popolo, prima torturati e poi gettati nelle stesse.
Più precisamente nel 1943, dopo l'Armistizio, e poi ancora tra il maggio e il giugno del 1945, migliaia di italiani dell'Istria, di Fiume e della Dalmazia furono uccisi dal generale Tito, gettati spesso ancora vivi nelle foibe o annegati in mare con pietre al collo. Morirono, si stima, circa un migliaio di persone.
Le prime vittime di una lunga scia di sangue.
Coltivare la memoria è un imperativo categorico.
Come sostiene il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: "oggi il vero avversario da battere, più forte e più insidioso, è quello dell'indifferenza, del disinteresse, della noncuranza, che si nutrono spesso della mancata conoscenza della storia e dei suoi eventi."
Uniamo le nostre energie per tutelare la vita bene preziosissimo".
Lo sottolinea in una nota il prof. Antonello Fortunato, responsabile del centro Zenith di Andria.
Ci occupiamo da sempre delle fasce più fragili della popolazione e rabbrividiamo ogni volta che l'esistenza umana viene vilipesa e denigrata.
La nostra riflessione oggi è concentrata sul ricordo del dramma delle foibe, caverne verticali tipiche della regione carsica e dell'Istria, che vennero utizzate da Tito come tombe per tutti gli italiani, considerati nemici del popolo, prima torturati e poi gettati nelle stesse.
Più precisamente nel 1943, dopo l'Armistizio, e poi ancora tra il maggio e il giugno del 1945, migliaia di italiani dell'Istria, di Fiume e della Dalmazia furono uccisi dal generale Tito, gettati spesso ancora vivi nelle foibe o annegati in mare con pietre al collo. Morirono, si stima, circa un migliaio di persone.
Le prime vittime di una lunga scia di sangue.
Coltivare la memoria è un imperativo categorico.
Come sostiene il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: "oggi il vero avversario da battere, più forte e più insidioso, è quello dell'indifferenza, del disinteresse, della noncuranza, che si nutrono spesso della mancata conoscenza della storia e dei suoi eventi."
Uniamo le nostre energie per tutelare la vita bene preziosissimo".
Lo sottolinea in una nota il prof. Antonello Fortunato, responsabile del centro Zenith di Andria.