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Coloranti alimentari e iperattività dei bimbi

Quando è meglio scartare le caramelle

I coloranti alimentari sono ovunque, anche dove non ce lo saremmo mai aspettato. Negli aperitivi, negli snaks, nelle bevande gassate, nei gelati. Persino la margarina viene colorata di giallo per somigliare di più al burro. Perché vengono utilizzati? Per rendere il prodotto più invitante per il consumatore che è da sempre attratto dal colore o che è abituato ad associare ad un ingrediente un determinato colore.

E il colore è importante in cucina, nel marketing, nella tradizione. Il liquore alchermes, per esempio, viene colorato di rosso da secoli con un additivo che deriva da un insetto: la cocciniglia. E' l'E120 e viene estratto con l'alcol dagli insetti seccati.

Vi sono però alcuni alimenti in cui è vietato aggiungere qualsiasi tipo di colorante e tra questi acqua, zucchero, miele, latte, pane, pasta, pesce, olio, caffè, cioccolato, torrone, aceto, succhi.

Non è facile individuare la loro presenza: per legge devono essere indicati nelle etichette ma non vengono indicati come coloranti o con il loro nome, bensì con delle sigle che vanno dall'E100 all'E199.

Alcuni coloranti artificiali sono stati al centro di un intenso dibattito in punto di effetti sulla salute all'esito del quale si è stabilito che, come si legge nell'allegato V del regolamento n. 1333/2008, quando vengono impiegati, l'etichetta deve riportare a fianco della denominazione o del numero del colorante la dicitura "può influire negativamente sull'attività e l'attenzione dei bambini". Le sostanze interessate sono sei: Sunset yellow/Giallo tramonto (E 110), Giallo di chinolina (E 104), Carmoisina (E 122), Rosso allura (E 129), Tartrazine (E 102), Ponceau 4R (E 124).

Tutto inizia nel 1973, quando ad un convegno della American Medical Association un pediatra allergologo in pensione Benjamin Feingold formula un'ipotesi che diventa immediatamente controversa: alcuni dei bambini classificati come iperattivi e ipercinetici sarebbero estremamente sensibili a qualche elemento della loro dieta. Nel 1974 pubblica un libro Perché tuo figlio è iperattivo in cui sostiene che l'iperattività sia stimolata dalla combinazione di alcuni coloranti e conservanti alimentari per cui una dieta priva di tali sostanze potrebbe contribuire ad alleviare i loro problemi comportamentali.

In seguito diversi ricercatori hanno cercato di verificare l'ipotesi Feingold, malgrado le difficoltà procedurali perché la sindrome di iperattività e deficit di attenzione (ADHD, attention-deficit/hyperactivity disorder) non è per nulla semplice da diagnosticare. A causa di queste difficoltà nel giro di dieci anni sono stati pubblicati molti studi contraddittori.

Nel 1982 la FDA (Agenzia per gli Alimenti e i Medicinali), soppesando sia gli articoli che accusavano sia quelli che assolvevano alcuni coloranti, ha ritenuto di non dover intervenire sulla regolamentazione in vigore perché, a suo dire, non vi erano prove abbastanza solide che quelle sostanze potessero in qualche modo causare o accentuare la sindrome di iperattività. Alcuni studi si erano basati soltanto sulle osservazioni dei genitori per valutare eventuali cambiamenti nei comportamenti dei bambini. In più, la maggioranza degli studi erano stati effettuati su soggetti già affetti da ADHD.

L'interesse della questione si riaccende nel 2007 con lo studio di un team di ricercatori dell'università di Southempton, commissionato dalla FSA (l'agenzia britannica per la sicurezza alimentare) e pubblicato sulla rivista Lancet, i cui risultati supportano in modo robusto l'ipotesi che i coloranti incriminati possano esacerbare comportamenti iperattivi (disattenzione, impulsività, iperattività) almeno fino a metà infanzia.

Dopo aver acquisito il parere scientifico dell'EFSA, le autorità politiche europee hanno deciso di non vietare i coloranti protagonisti dello studio ma di rendere obbligatorio dal 2010, a scopo cautelativo, la dicitura "possono influire negativamente sull'attività e l'attenzione dei bambini" sui prodotti che contengono i coloranti E 102, E 104, E 110, E 122, E 124 ed E 129.

In pratica l'Europa ha scelto di scaricare sul consumatore il peso di una decisione di acquisto consapevole. Ma quante persone leggono le etichette scritte in piccolo e sono in grado di interpretarle correttamente?

In questi anni alcune industrie hanno cercato alternative, ricorrendo a coloranti ottenuti da vegetali (erbe, ortaggi, frutta, petali di fiori) in grado di dare la stessa tonalità e stabilità. Il nuovo regolamento di fatto è un buon motivo per le aziende per trovare nuovi coloranti ed evitare quindi di dover riportare sulle etichette una frase così poco incentivante all'acquisto e al consumo. Eppure qualcuno resiste. Sono molto utilizzati per un'ampia gamma di alimentari destinati a grandi e piccoli, come bevande analcoliche, caramelle, snacks, prodotti da forno e dessert. Si trovano anche nelle cialde di ostia che riproducono a tinte vivaci i personaggi dei cartoni animati. E' su questi alimenti che la scritta allarmante stride di più perché si usano per decorare le torte. Torte per bambini ovviamente.
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