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Tutti i consiglieri regionali si cancellano ben 246mila euro di multe della Corte dei conti

A causa di spese per consulenze non correttamente imputate nel budget di competenza

Grande scalpore sta suscitando la legge che tutti i consiglieri regionali si sono votati, in sordina sul finire del 2021 per non pagare le multe comminate a luglio scorso, dopo che la Corte dei conti li aveva condannati a restituire alle casse pubbliche la bellezza di 264mila euro, a causa di spese per consulenze non correttamente imputate nel budget di competenza. Si trattava in pratica consulenze ad esperti, addetti stampa e portaborse. Ma come dicevamo non sborseranno nemmeno un centesimo, grazie a un emendamento di quattro righe, sapientemente nascosto e approvato all'unanimità in 10 secondi dai 38 consiliari regionali presenti. Le «multe» dei giudici contabili sono state in un battibaleno cancellate.

Grazie all'approvazione di un comma inserito nella legge regionale n. 49 del 16 dicembre 2021, votato da tutti i presenti in quella occasione, nessuno dovrà rimborsare alcunchè, tranne il PD che invece, non avendo fatto appello, per il tramite del suo ex capogruppo Campo, sta restituendo a rate circa 9.000 euro.

La norma introdotta prevede che "la restituzione delle somme dovute per effetto di una non corretta imputazione in rendiconto, può avvenire con impiego delle somme non spese, afferenti alla voce corretta, che sono nella disponibilità del gruppo o con lo scomputo dalle somme già restituite, fino alla concorrenza."

Condannati per la funzione ricoperta la scorsa consiliatura regionale, in quanto capigruppo, tra gli altri anche gli andriesi Grazia Di Bari (ancora consigliere regionale del M5S) a rimborsare 112.242 euro, Nino Marmo (ex capogruppo di Forza Italia) a 14.579 euro e Sabino Zinni (ex capogruppo di Senso Civico) per 6.300 euro.

Non sono mancati e non mancheranno certamente malumori e polemiche, come accadde in occasione della tentata reintroduzione del trattamento di fine mandato a favore dei consiglieri regionali. Come si ricorderà il 27 luglio scorso, per iniziativa di tutti i gruppi consiliari avevano approvato, sempre all'unanimità e sempre con un emendamento lampo, la reintroduzione della indennità di fine mandato abolita nel 2012 da Vendola. A settembre, sull'onda dell'indignazione popolare, con articoli di stampa e servizi televisivi nazionali, sono stati costretti a fare dietrofront.

Durissimo il commento del deputato andriese Giuseppe D'Ambrosio, in particolare nei confronti di esponenti politici regionali del Movimento 5 Stelle, di cui il parlamentare ha fatto parte.
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