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Cronaca

Rubano un’autovettura con il metodo del “cavallo di ritorno”: arrestati due andriesi

Il Giudice d'Appello accoglie la richiesta di applicazione della custodia cautelare in carcere proposta dal Pubblico ministero

Annullando l'ordinanza emessa dal Giudice per le indagini preliminari di Trani, la Terza Sezione penale del Tribunale di Bari in funzione di Appello, ha accolto il ricorso presentato dal Pubblico Ministero della Procura della Repubblica di Trani, disponendo l'applicazione nei confronti di R.S. e S.L., entrambi andriesi pluripregiudicati, la misura cautelare della custodia in carcere.

I fatti risalgono al 27 maggio 2020, allorquando i due soggetti, unitamente a terzo complice, C.G., si impossessavano di un'autovettura Ford Fusion di proprietà di un anziano di Bisceglie, usando successivamente violenza e minaccia nei confronti dei familiari della vittima e chiedendogli di consegnare la somma di euro 1.500 per poter ottenere la restituzione del veicolo. Le indagini svolte nell'immediatezza dai Carabinieri di Bisceglie, permettevano di arrestare nella flagranza del reato di estorsione C.G., mentre i due complici approfittando della concitazione del momento riuscivano a dileguarsi.

I militari della locale Tenenza a seguito di minuziose indagini svolte con il costante coordinamento della Procura della Repubblica di Trani, erano riusciti a documentare attraverso attività tecnica e ulteriori accurati accertamenti, la responsabilità anche dei due soggetti datisi alla fuga, i quali avrebbero concorso nella illecita sottrazione dell'autovettura, avanzando richieste estorsive tese ad ottenere un lauto compenso in cambio della restituzione del bene alla vittima.

Il Giudice delle indagini preliminari, però, disattendeva la richiesta di misura cautelare della custodia in carcere avanzata dal Pubblico Ministero di Trani nei confronti dei due complici, avendo ritenuto inutilizzabili i risultati delle intercettazioni, in cui gli stessi venivano indicati dal C.G. come concorrenti nel reato. Il Tribunale di Bari in funzione di Appello, contrariamente a quanto stabilito dal Giudice per le indagini preliminari, ha accolto favorevolmente la tesi del Pubblico Ministero circa l'effettiva piena utilizzabilità delle intercettazioni nel delineare i gravi indizi di colpevolezza a carico dei due soggetti.

Allo stato quindi risulta confermata, in attesa di definitività, la misura cautelare della custodia in carcere a carico di R.S. e S.L. che dovranno rispondere del reato di estorsione.
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