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Vita di città

"Repertorio dei pazzi della città di Andria", intervista ad Andrea Colasuonno

Secondo l'autore ll libro aiuta a riscoprire il valore poetico della follia

Certamente curioso, da sempre, si può definire il blasone che ogni comunità a sé attribuisce fra i tanti, di vantare tra le proprie fila singolari personalità e individui dai comportamenti anomali, paradossali, "curiosi", "singolari ". Si tratta di "singolarità" indefinite e indefinibili posizionate all'interno di collettività magari, apparentemente, ben definita nella quale trovano una definizione semplice: "pazzi". Pazzi perché i loro comportamenti vengono dalle comunità di appartenenza esclusi dal novero di comportamenti ritenuti consoni alle proprie concezioni di vita e di ensemble. Ne è un elegante esempio "Le Pape des Fous" di Hugo, in cui il deforme e disgraziato Quasimodo diviene il capro espiatorio di tutti gli atteggiamenti avulsi alla Parigi del '400.

Si discosteranno molto queste figure da quelle contenute nel libro-progetto "Repertorio dei pazzi della città di Andria", libro pubblicato sotto l'attenta cura intellettuale e formale di Paolo Nori, frutto della collaborazione di più di venti autori diversi, tra i quali spicca il dottor Andrea Colasuonno, filosofo e giornalista affermato, andriese, fiero delle sue radici. Lo abbiamo chiesto a lui.

«Sui risvolti sociali che questo libro potrebbe avere, non ci abbiamo mai realmente pensato - dice Colasuonno - fino al momento della pubblicazione. Personalmente, penso che il "Repertorio" metta nero su bianco delle storie vere, valorizzandole, rendendole dei casi in cui si riflette una bellezza che è intrinseca alla città stessa di Andria». Nessuna altra intenzione sembrerebbe dire il Colasuonno. «In fondo, è soltanto un libro che racconta di gente normale che presenta alcune stravaganze, di altrettanti modi di comportarsi singolari: ci aiuta a riscoprire il vero valore poetico della pazzia, il valore che i "pazzi" possono nascondere».

E, in effetti, il libro si presenta come una enciclopedia di aneddoti su atteggiamenti e personalità singolari del panorama andriese coperti da un alone di paradossale che rende il libro molto simile, come scrive colui che ad un progetto del genere ha dato l'imprimatur - lo scrittore e drammaturgo Roberto Alajmo, ad un racconto delle "Ficciones" Borgesiane. Stupisce, ad una prima sommaria analisi, in un contesto progettuale di ampio respiro come questo del "Repertorio", che ha visto coinvolte città come Milano, Parma, Cagliari, la scelta della nostra cittadina, che ne giova in dignità culturale.

«La risposta è semplice - chiarisce Colasuonno - e risiede in alcune parole dell'ideatore del progetto, il Dottor Alajmo, fatte proprie dalla casa editrice "Marcos y Marcos": "Secondo me ogni città dovrebbe possedere un repertorio dei pazzi, quasi come se fosse una guida per ristoranti o monumenti"; l'idea degli editori, quindi, è quella di formare un "repertorio" in tutte le città italiane. Andria, grazie al "Circolo dei lettori" si è tempestivamente inserita, ed in questo, bisogna riconoscerlo, hanno un grosso merito».

Andrea Colasuonno, però, ammette quanto arduo sarebbe potuto essere questo progetto, senza le linee guida del Professor Paolo Nori, il quale ha definito alcune regole fondamentali per la stesura, come l'abbandono di uno stile proprio per far sì che il libro,insieme di racconti di una moltitudine di autori, apparisse il più omogeneo possibile.

«Emerge comunque, una diversità di voci, dal momento che - continua il Colasuonno - le esperienze personali sono state fondamentali per l'identificazione, da parte di ognuno degli autori, di una forma di pazzia, differente l'una dall'altra e strettamente personale. Altro espediente - ha confidato ancora il filosofo concittadino - che Paolo Nori ha consigliato a tutti gli autori è stato quello di osservare dall'esterno la vita cittadina, estraniarsi, per comprenderne a pieno tutto il valore».

Dopo la lettura di questo libro, se non ci si è identificati in qualcuno degli atteggiamenti descritti (perchè, in fondo, siamo tutti un po' "pazzi") o non ci si è riconosciuti proprio come protagonisti di alcune delle storie, potrebbe sorgere spontanea l'immedesimazione in chi la nostra (s)fortuna non l'ha avuta: e ci si può domandare delle reazioni assunte o che avremmo assunto - o che abbiamo temuto di dover assumere, fino all'indice analitico.

Lo stesso ha pensato Colasuonno che ha concluso la nostra intervista proprio con una considerazione nel merito: «E' stato curioso, per me, notare le reazioni alla lettura del libro: molti si sono divertiti, hanno riconosciuto qualcuno, si sono riconosciuti loro stessi - e con diversi risultati: alcuni si sono indignati, sentiti toccati, feriti, altri per nulla». Resta l'impressione, immedesimazione o meno, paradossi e Borges a parte che questo libro sia una delle più belle iniziative culturali degli ultimi anni della nostra città.
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