
Vita di città
Premiati i due migliori fotografi del Festival Castel dei Mondi 2016
Francesca De Chirico e Michele Mancano i vincitori dello stage con Joseph Cardo
BAT - sabato 12 novembre 2016
Agli inizi dello scorso settembre, il Festival Castel dei Mondi aveva indetto un concorso fotografico volto a selezionare volontari che raccontassero la rassegna teatrale attraverso l'obiettivo: «In un Festival multidisciplinare, non potevano non considerare l'arte della fotografia», sottolinea l'assessore alla cultura Luigi Del Giudice. In palio per il miglior fotografo uno stage di un mese presso lo studio fotografico "GroundStudio 75" del professionista Joseph Cardo, a Barletta.
I dieci partecipanti sono stati selezionati, tra i numerosi candidati, tramite la valutazione di un portfolio fotografico; a ciascuno di loro sono stati assegnati tre spettacoli della programmazione del CDM da raccontare tramite immagini di backstage, pubblico e spettacolo. Tali storie fotografiche, pubblicate sulla pagina ufficiale del Festival e utilizzate dall'ufficio stampa andriese, hanno portato alla selezione dei vincitori. La giuria, composta dall'assessore Luigi del Giudice, dal direttore di produzione Francesco Fisfola e dal fotografo Joseph Cardo, ha valutato i candidati sulla base di diversi criteri (tecnica, composizione dell'immagine, post-produzione, editing, coerenza narrativa, originalità) e ha ritenuto di dover premiare ben due candidati in exaequo: Francesca De Chirico e Michele Mancano. Agli altri partecipanti è stato consegnato un attestato di partecipazione.
«Ero un piccolo ingranaggio all'interno di una grande macchina dell'evento- afferma Francesca, classe 1995, nata e cresciuta a Terlizzi, studentessa al II anno della Scuola di Fotografia e Cinematografia di Bari "F. Project"- Mi allettava l'idea di dover narrare quei giorni, mi entusiasmava l'idea che ognuno di noi avesse carta bianca sull'interpretazione di un fatto culturale: avendo in passato frequentato diversi laboratori teatrali sapevo di per certo che quello che vediamo sul palcoscenico è soltanto lo step finale di un percorso ben più ampio costituito da training interminabili, impegno costante e devozione al teatro. Quindi sono andata alla ricerca del retroscena scoprendo quell'umanità di cui volevo un documento visibile: l'attrice allattava il suo figlioletto; la danzatrice ascoltava musica con le cuffie respirando forte e canticchiando a singhiozzi; l'attore invece si stringeva nelle spalle perché troppo agitato per la nuova replica. E mi son detta: «Questo voglio che veda la gente». Questo è anche uno dei motivi principali per cui ho iniziato a scattare circa due/tre anni fa: voglio semplicemente con-dividere con la gente quello che l'occhio vede, il mio occhio. Lavorare con la gente, poi, è una continua scoperta per se stessi, motivo per cui sono più affine alla ritrattistica in tutte le sue forme».
«In quei giorni la città di Andria era particolarmente diversa, c'era un'energia positiva incredibile» -racconta invece Michele, classe 1986, di Corato, che ha iniziato il suo percorso di formazione come autodidatta sino al conseguimento della laurea all'Istituto Italiano di Fotografia a Milano. Determinante per la sua candidatura a volontario la posta in gioco: «Una volta a Milano, la mia attenzione è stata subito catturata dai grandi cartelloni pubblicitari, dalle copertine patinate delle riviste; mi piacerebbe continuare a studiare fotografia e in futuro affermarmi nel mondo della moda poiché nel tempo ho capito che è essenziale nelle mie fotografie la presenza della figura umana. Ho partecipato al Festival con l'auspicio di avverare un sogno che avevo da tempo, entrare nel GroundStudio e sono felice che la determinazione mi abbia portato a realizzarlo. Sin dall'inizio sapevo di voler sottoporre alla giuria gli scatti dello spettacolo «Juri il cosmonauta» per raccontare, oltre allo spettacolo, quel pomeriggio passato nella sua roulotte tra chiacchiere e caffè. Ho fotografato senza nessuna posa e nessuno studio ben preciso».
Comune ai due giovani artisti è sicuramente la voglia di continuare a formarsi in questo settore: "L'importante è crederci, sempre", conclude Francesca.
I dieci partecipanti sono stati selezionati, tra i numerosi candidati, tramite la valutazione di un portfolio fotografico; a ciascuno di loro sono stati assegnati tre spettacoli della programmazione del CDM da raccontare tramite immagini di backstage, pubblico e spettacolo. Tali storie fotografiche, pubblicate sulla pagina ufficiale del Festival e utilizzate dall'ufficio stampa andriese, hanno portato alla selezione dei vincitori. La giuria, composta dall'assessore Luigi del Giudice, dal direttore di produzione Francesco Fisfola e dal fotografo Joseph Cardo, ha valutato i candidati sulla base di diversi criteri (tecnica, composizione dell'immagine, post-produzione, editing, coerenza narrativa, originalità) e ha ritenuto di dover premiare ben due candidati in exaequo: Francesca De Chirico e Michele Mancano. Agli altri partecipanti è stato consegnato un attestato di partecipazione.
«Ero un piccolo ingranaggio all'interno di una grande macchina dell'evento- afferma Francesca, classe 1995, nata e cresciuta a Terlizzi, studentessa al II anno della Scuola di Fotografia e Cinematografia di Bari "F. Project"- Mi allettava l'idea di dover narrare quei giorni, mi entusiasmava l'idea che ognuno di noi avesse carta bianca sull'interpretazione di un fatto culturale: avendo in passato frequentato diversi laboratori teatrali sapevo di per certo che quello che vediamo sul palcoscenico è soltanto lo step finale di un percorso ben più ampio costituito da training interminabili, impegno costante e devozione al teatro. Quindi sono andata alla ricerca del retroscena scoprendo quell'umanità di cui volevo un documento visibile: l'attrice allattava il suo figlioletto; la danzatrice ascoltava musica con le cuffie respirando forte e canticchiando a singhiozzi; l'attore invece si stringeva nelle spalle perché troppo agitato per la nuova replica. E mi son detta: «Questo voglio che veda la gente». Questo è anche uno dei motivi principali per cui ho iniziato a scattare circa due/tre anni fa: voglio semplicemente con-dividere con la gente quello che l'occhio vede, il mio occhio. Lavorare con la gente, poi, è una continua scoperta per se stessi, motivo per cui sono più affine alla ritrattistica in tutte le sue forme».
«In quei giorni la città di Andria era particolarmente diversa, c'era un'energia positiva incredibile» -racconta invece Michele, classe 1986, di Corato, che ha iniziato il suo percorso di formazione come autodidatta sino al conseguimento della laurea all'Istituto Italiano di Fotografia a Milano. Determinante per la sua candidatura a volontario la posta in gioco: «Una volta a Milano, la mia attenzione è stata subito catturata dai grandi cartelloni pubblicitari, dalle copertine patinate delle riviste; mi piacerebbe continuare a studiare fotografia e in futuro affermarmi nel mondo della moda poiché nel tempo ho capito che è essenziale nelle mie fotografie la presenza della figura umana. Ho partecipato al Festival con l'auspicio di avverare un sogno che avevo da tempo, entrare nel GroundStudio e sono felice che la determinazione mi abbia portato a realizzarlo. Sin dall'inizio sapevo di voler sottoporre alla giuria gli scatti dello spettacolo «Juri il cosmonauta» per raccontare, oltre allo spettacolo, quel pomeriggio passato nella sua roulotte tra chiacchiere e caffè. Ho fotografato senza nessuna posa e nessuno studio ben preciso».
Comune ai due giovani artisti è sicuramente la voglia di continuare a formarsi in questo settore: "L'importante è crederci, sempre", conclude Francesca.