centro storico di Andria nell '800
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Le pandemie tra ieri ed oggi e quel che accadde ad Andria con la peste nella metà del 1600

Lo storico ambientalista Nicola Montepulciano ci racconta una pagina poco nota legata al passato della nostra Città

L'attuale pandemia (= malattia contagiosa con tendenza a diffondersi rapidamente attraverso vastissimi territori o continenti) trova molte analogie con quella della peste (malattia contagiosa trasmessa all'uomo dai topi e, purtroppo, non ancora debellata) che si verificò nella nostra città nel 1656 e descritta nei minimi particolari dal Canonico Riccardo D'Urso nella sua "Storia della Città di Andria" (1842): ""...Ma l'epoca che segue fu l'epoca delle lagrime e dello spavento (esattamente come quella che stiamo vivendo oggi). Apparso il flagello l'Agosto del 1656, videsi aggredito il Regno (di Napoli, ndr) dalla ferocia di un male che sembrava sbucato dal Tartaro ( luogo dell'aldilà sotterraneo nella mitologia greca e romana, per quello dei nostri giorni possiamo ben dire sbucato dalla Cina) per distruggere l'umanità. Non affacciavasi appena una pustola nerognola detta "bubone", in qualunque parte del corpo, che subito sopraggiungendo una febbre infernale (oggi diremmo iperpiressia), lasciava il paziente decotto, cadavere. In questa città incrudelì tanto questo flagello, che nello spazio di sei mesi contò la morte al di là di quattordici mila vittime, in modo che Andria, la quale numerava ventidue mila anime, rimase difalcata di due terzi (sopravvissero soltanto 7 – 8 mila andriesi. Parlando del Covid estendendo il quadro in tutta Italia, ad oggi ci sono 133.000 decessi, Andria, purtroppo, ne conta molti). Per arrestare questo torrente non vi fu riparo. I periti dell'arte salutare invano si affaticavano ad escogitare ed applicare rimedii: anzi essi furono i primi a caderci (proprio come ai giorni nostri: tanti infermieri e medici morti per aver contratto il Covid mentre prestavano la loro opera). Contro l'ira del Cielo invano si oppone, e stupida pargoleggia ogni umana scienza! (oggi, per nostra grandissima fortuna, non è più così: l'umana scienza riesce ad opporsi a molti flagelli seppur dopo molte ricerche che richiedono tempo, anni). Dai rappresentanti della Città si presero tutte quelle precauzioni, che il bisogno in tali sciagure propone (oggi mascherine, distanziamento, pulizia e disinfezione delle mani, igienizzazione degli ambienti, etc). Furono segregati gl'infetti dai sani (oggi, isolamento); ed a questo scopo venne destinato, come per lazzaretto, quel camerone attaccato alla Chiesa de' Padri Osservanti di S. Maria Vetere (con un po' di fantasia, diremmo che venne allestito un reparto infettivi). Ma riuscirono anche inutili questi provvedimenti perché gli assaliti dal contagioso "bubone", per non essere condannati ai lazzaretti, si celavano e così campeggiava sempre più la strage (potremmo pensare un po' ai no vax). Finalmente quando si vide dilatato l'esterminio, si ricorse alle violenze. Dovunque trovansi coloro, che dall'aspetto appariva esserne attaccati, a viva forza erano spinti in quei luoghi. Di continuo si vedevano per le strade i libitinari (addetti ai servizi funebri) raccogliere la messe della sventura (i morti), e correre a depositarla in quegli antichi fossati, o granai, che questa città teneva nel suo dintorno. Ne furono riempite a ribocco (= oltre il limite della capienza) sette cisterne nelle adiacenze del Carmine ed altre tre nelle vicinanze di S. Lucia (questa descrizione induce a ricordare, in campo nazionale, quelle strazianti riprese televisive delle lunghissime file di camion militari per il trasporto delle bare di morti per Covid, e in campo locale, l'intervento di un impresario di onoranze funebri col quale esternava il suo profondo sconforto e dolore per i tanti morti per Covid nella nostra città, in solitudine, lontani dagli affetti, senza una lacrima versata sulla bara dai congiunti, perché così impone la legge e perché, talvolta loro stessi positivi al virus o in quarantena - " mai vista una cosa simile" riferiva l'impresario ). Continuando col D'Urso : ""Non è da passarsi sotto silenzio lo zelo, e pietà del Vescovo Monsignore Ascanio, il quale non cessò mai visitare il tugurio ed il burrone e per apprestare il sollievo temporale alla indigenza, e per non far mancare gli spirituali sussidi (il pensiero va subito alla Caritas e ad altre associazioni di volontariato odierne). Dalla sola Cattedrale si contarono morti quarantasette Sacerdoti (moltissimi sono i Sacerdoti in tutta Italia morti per Covid e purtroppo anche Andria conta Sacerdoti morti per la stessa tragica causa). Tutte le famiglie facoltose, abbandonarono i loro tetti in Città, si ritirarono nelle Casine di Campagna (lockdown volontario o confinamento); dove furono anche in parte scemate e molte subito si restituirono in patria pel bisogno de' Sacramenti. La famiglia Ducale, lasciando qui due de' suoi Uffiziali a dispensare ai bisognosi il vitto, (l'equivalente attuale del Reddito di Cittadinanza, anche se, purtroppo, disonesti, nefandi e turpi individui ne approfittano a scapito di chi è nel bisogno,- Colletta alimentare, etc.) essa tutta confugiò nel Castello del Monte, in unione di molti altri notabili Andriesi, ove dimorò per sei mesi in perfetta sanità (effetto positivo del lockdown ). Non mai si stancava frattanto il pio Pastore col Clero offrir voti all'Altissimo, unico rimedio in tali sventure, affinché avesse liberato queste contrade da un sì acerbo castigo (descrizione che fa ricordare la supplica di Papa Francesco al Signore nel tardo pomeriggio del Venerdì Santo 2020 in piazza San Pietro in una commoventissima celebrazione, trasmessa dalla televisione, sotto un cielo che si tinse di un azzurro intenso). Prosegue il D'Urso: "Nel Dicembre si scoperse un riparo creduto alquanto efficace, e consisteva nell'applicazione del fuoco sul comparso 'bubone'. A molti riuscì con questo mezzo scampare la vita; ma doveva applicarsi all'istante dell'apparizione della pustola; altrimenti non vi era più da sperare. Ma siccome non a tutti affacciavasi in parti visibili, e né tutti sapevano tollerare questa scottatura, principalmente le donne, ne avvenne con ciò che la morte non avesse incontrato un forte ostacolo al suo taglio" ( chi non ricorda i fantasiosi rimedi suggeriti per scampare il Covid tipo bere acqua, il fumo per combattere il virus, etc? )".


La descrizione prosegue col miracolo concesso da San Sebastiano che nel Gennaio 1657 liberò Andria dalla peste "dietro un pubblico voto fatto al glorioso San Sebastiano, e che perciò ne era stato eletto per Patrono meno Principale, mentre nè luoghi limitrofi la strage era nel suo maggior fermento".




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