il dottor Antonio Di Gioia
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Attualità

L’ulivo, la luce, la Pasqua

Una riflessione dello storico locale dott. Antonio Di Gioia in vista delle prossime festività

Andria è la città dell'ulivo. Distese di ulivi caratterizzano e impreziosiscono il suo vasto territorio agrario. L'ulivo, per poter rendere al meglio e produrre frutti sani, ha bisogno di essere potato annualmente e questo avviene a partire dalla fine di febbraio – inizi di marzo, a seconda dell'altitudine in cui si trova l'uliveto, fino al completamento delle operazione. Tra le varie attività dell'agricoltore, la spurga dell'ulivo (la spruatèur) è considerata l'arte più nobile, per certi versi più intellettuale. Nel passato non tutti i contadini erano in grado di potare.

Ho imparato a potare l'albero di ulivo, gradualmente, da mio padre Francesco, un contadino privilegiato, quello che un tempo veniva indicato come "u masseir – il massaro" , cioè il conduttore della squadra di contadini che lavoravano per conto di un proprietario borghese. Quando mio padre vedeva un uliveto non ancora spurgato diceva: "dou stè tutt all'askéur - qui sta tutto al buio". Oggi, posso dire, posseggo la tecnica della corretta operazione di spurga, che metto in atto per potare i miei trenta alberi d'ulivo completamente biologici, in un pezzo di terreno situato nel Parco Nazionale dell'Alta Murgia ed ho capito il rapporto che c'è tra una corretta potatura e la luce.

Quando il potatore sale su un albero di ulivo non potato, soprattutto se da più di un anno", si trova in un groviglio di rami e polloni che di fatto gli impediscono la percezione diretta e completa della luce solare. Mano mano che il potatore avanza nelle operazioni di taglio dei polloni e delle branche superflue, invecchiate, danneggiate o fuoriposto, salendo verso l'alto dell'albero aumenta la quantità di luce, ma solo quando arriva in cima all'albero, se ha correttamente potato, riesce a vedere completamente la luce, il sole. E' una conferma che ha potato bene. L'Ulivo ama il sole e il vento.

La Pasqua: è il passaggio dalla morte alla Risurrezione del Signore, e, per noi uomini, il passaggio dalla sofferenza alla speranza di una vita migliore, dal peccato alla promessa di riscatto morale, dal male al bene, dal buio alla luce. Sono intimamente legati i riti della Pasqua e i tempi dell'Ulivo: sono nati nella stessa terra, la Palestina, e da qui si sono diffusi dapprima nel Bacino del Mediterraneo e poi in tutto il mondo. Hanno gli stessi ritmi, le stesse cadenze temporali nell'arco dell'anno, gli stessi significati. Sono il simbolo della luce, della rinascita.
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