Teatro
In scena dopo 6 anni le "Storie di (anti)mafia" del prof. Palumbo: i ricordi di una studentessa
In scena gli studenti della IV B della scuola Oberdan con gli insegnanti Maria Pia Scaltrito e Francesco Martinelli
Andria - venerdì 4 maggio 2018
10.18
Manine sulle orecchie per proteggersi dagli spari.
Manine sugli occhi per non fissare l'orrore.
Venti figurine in nero per il funerale della legalità, ma altrettante piccole bocche che non esitano a raccontare una storia di mafia e antimafia.
È con "L'invettiva, storie di (anti)mafia", un atto unico di Michele Palumbo, che gli studenti di IV B della scuola "Oberdan", all'interno di un percorso teatrale delle classi IV, hanno portato in scena il tema della legalità omaggiando il professore, il giornalista, lo storico e il filosofo scomparso il 4 marzo 2017.
L'appuntamento, curato dall'insegnante Maria Pia Scaltrito e dal maestro di teatro Francesco Martinelli, si è tenuto mercoledì 2 maggio alle ore 17,30 nella sala "Dante" in viale Roma, alla presenza dei genitori degli alunni, dei familiari del professor Palumbo e di una delegazione di colleghi dello stesso.
In platea c'era anche chi, assistendo alla rappresentazione, ha rivissuto i ricordi di sei anni prima, quando come alunna nella classe V A del liceo "Nuzzi" aveva calcato il palco pronunciando le stesse battute con i suoi compagni.
In quanto ex studentessa del professor Palumbo non posso oppormi al vigore con cui i ricordi irrompono, mentre le foto di alcuni momenti felici scorrono in slideshow alle spalle dei ragazzi: la rappresentazione, il discorso finale di Michele, il pranzo dei 100 giorni.
Il tratto distintivo di Michele Palumbo è sempre stato l'ironia. Un'ironia così disarmante da abbattere tutti i muri: quelli degli studenti più timidi e dei colleghi più austeri. Se c'è un momento in cui il Michele professore ha mostrato la propria intransigenza, in maniera quasi preoccupante per i suoi alunni, è stato proprio nel periodo di preparazione dello spettacolo: per Palumbo il teatro era qualcosa di estremamente serio, anche quando era comico, poiché era il luogo per insegnare, per informare, con lo stile lucido e asciutto del giornalista.
"Michele era un filosofo, un pensatore e i suoi scritti lo dimostrano. - ha affermato l'insegnante Maria Pia Scaltrito - Ha portato il teatro in una città che non ha un teatro.
Vogliamo continuare a far vivere il teatro e la filosofia in città, far sì che gli appuntamenti a cui Michele ci aveva abituato possano susseguirsi. Per farlo, quest'anno abbiamo parlato di legalità con i nostri studenti, affrontando un testo non semplice ma necessario.
Auspicandoci che questa iniziativa possa contagiare tutti gli istituti scolastici all'impegno teatrale, vi diamo appuntamento al prossimo incontro di educazione civica".
Agli insegnanti, per l'impegno profuso, nonché alla preside Nicoletta Ruggiero, è stato donato un riconoscimento.
Manine sugli occhi per non fissare l'orrore.
Venti figurine in nero per il funerale della legalità, ma altrettante piccole bocche che non esitano a raccontare una storia di mafia e antimafia.
È con "L'invettiva, storie di (anti)mafia", un atto unico di Michele Palumbo, che gli studenti di IV B della scuola "Oberdan", all'interno di un percorso teatrale delle classi IV, hanno portato in scena il tema della legalità omaggiando il professore, il giornalista, lo storico e il filosofo scomparso il 4 marzo 2017.
L'appuntamento, curato dall'insegnante Maria Pia Scaltrito e dal maestro di teatro Francesco Martinelli, si è tenuto mercoledì 2 maggio alle ore 17,30 nella sala "Dante" in viale Roma, alla presenza dei genitori degli alunni, dei familiari del professor Palumbo e di una delegazione di colleghi dello stesso.
In platea c'era anche chi, assistendo alla rappresentazione, ha rivissuto i ricordi di sei anni prima, quando come alunna nella classe V A del liceo "Nuzzi" aveva calcato il palco pronunciando le stesse battute con i suoi compagni.
In quanto ex studentessa del professor Palumbo non posso oppormi al vigore con cui i ricordi irrompono, mentre le foto di alcuni momenti felici scorrono in slideshow alle spalle dei ragazzi: la rappresentazione, il discorso finale di Michele, il pranzo dei 100 giorni.
Il tratto distintivo di Michele Palumbo è sempre stato l'ironia. Un'ironia così disarmante da abbattere tutti i muri: quelli degli studenti più timidi e dei colleghi più austeri. Se c'è un momento in cui il Michele professore ha mostrato la propria intransigenza, in maniera quasi preoccupante per i suoi alunni, è stato proprio nel periodo di preparazione dello spettacolo: per Palumbo il teatro era qualcosa di estremamente serio, anche quando era comico, poiché era il luogo per insegnare, per informare, con lo stile lucido e asciutto del giornalista.
"Michele era un filosofo, un pensatore e i suoi scritti lo dimostrano. - ha affermato l'insegnante Maria Pia Scaltrito - Ha portato il teatro in una città che non ha un teatro.
Vogliamo continuare a far vivere il teatro e la filosofia in città, far sì che gli appuntamenti a cui Michele ci aveva abituato possano susseguirsi. Per farlo, quest'anno abbiamo parlato di legalità con i nostri studenti, affrontando un testo non semplice ma necessario.
Auspicandoci che questa iniziativa possa contagiare tutti gli istituti scolastici all'impegno teatrale, vi diamo appuntamento al prossimo incontro di educazione civica".
Agli insegnanti, per l'impegno profuso, nonché alla preside Nicoletta Ruggiero, è stato donato un riconoscimento.