
Attualità
Gennaro Piccolo: «Un ricordo indelebile il mio incontro con Aldo Moro»
Il referente del centro Igino Giordani di Andria ricorda il presidente della DC, rapito il 16 marzo 1978
Andria - martedì 17 marzo 2020
6.48
Sono trascorsi 52 anni da quell'incontro ma, nonostante il tempo, quel ricordo è rimasto indelebile e fondamentale nella mia vita ed è bello, di tanto in tanto, estrarlo dallo scrigno del cuore e sentirlo capace di riaccendere la passione per Ideali grandi.
Di comizi elettorali – di destra o di sinistra – mi piaceva, fin da ragazzo, non perdermene uno, specialmente quelli che chiudevano la campagna elettorale: esercitavano su di me un fascino particolare aprendomi alle problematiche socio politiche della mia gente, della mia città. Così fu per le Politiche del maggio 1968 anche se a mezzanotte in punto dovevo partire per Rocca di Papa per un Convegno del Movimento dei Focolari. Per la Democrazia Cristiana, in piazza Catuma, a chiuderla fu l'Onorevole Aldo Moro.
Partii dunque alla volta di Roma dove giunsi alle 7 di mattina. Dallo scalino più alto del treno, tra due ali di poliziotti precedute da un Capitano, intravidi l'Onorevole Moro che aveva viaggiato sullo stesso mio treno. Con piglio ardito, chiesi all'Ufficiale di consentirmi di salutare l'Onorevole Moro, Ufficiale che, un po' meravigliato, assentì chiedendomi di seguirlo. Giunti in un sala della stazione, lo stesso Ufficiale espresse all'Onorevole Moro il mio desiderio. Rimasi con lui pochi minuti ringraziandolo per i pensieri espressi nel comizio della sera prima ad Andria e, sorridendo, con un detto evangelico, gli dissi che avrei voluto fargli un dono ma che "non avendo né oro, né argento", potevo donargli solo un libro di meditazioni che portavo con me: "Frammenti di Unità" di Chiara Lubich. Mi strinse calorosamente la mano e a me non rimase che di guardarlo nei suoi occhi buoni, di sentirmi accarezzare dal suo sorriso sobrio, leggervi l'anima che stava sotto il suo impegno, il suo coraggio – in una parola – il suo essere Uomo Politico.
Spesso, in occasioni di anniversari che lo riguardano o in momenti di politica vuota e rissosa, penso a Lui, rivado a quell'incontro e, con infinita tenerezza, sono portato a pensare e ripensare che, se per assurdo, tutti i Crocifissi del mondo fossero distrutti, nulla turberebbe il mio essere uomo credente, certo di avere sempre davanti alle pupille del mio cuore quella Sua immagine di "Crocifisso di Carne" al quale dire e ridire sempre e solo Grazie per essere stato – attraverso la Politica – Servo di Dio nei fratelli.
Di comizi elettorali – di destra o di sinistra – mi piaceva, fin da ragazzo, non perdermene uno, specialmente quelli che chiudevano la campagna elettorale: esercitavano su di me un fascino particolare aprendomi alle problematiche socio politiche della mia gente, della mia città. Così fu per le Politiche del maggio 1968 anche se a mezzanotte in punto dovevo partire per Rocca di Papa per un Convegno del Movimento dei Focolari. Per la Democrazia Cristiana, in piazza Catuma, a chiuderla fu l'Onorevole Aldo Moro.
Partii dunque alla volta di Roma dove giunsi alle 7 di mattina. Dallo scalino più alto del treno, tra due ali di poliziotti precedute da un Capitano, intravidi l'Onorevole Moro che aveva viaggiato sullo stesso mio treno. Con piglio ardito, chiesi all'Ufficiale di consentirmi di salutare l'Onorevole Moro, Ufficiale che, un po' meravigliato, assentì chiedendomi di seguirlo. Giunti in un sala della stazione, lo stesso Ufficiale espresse all'Onorevole Moro il mio desiderio. Rimasi con lui pochi minuti ringraziandolo per i pensieri espressi nel comizio della sera prima ad Andria e, sorridendo, con un detto evangelico, gli dissi che avrei voluto fargli un dono ma che "non avendo né oro, né argento", potevo donargli solo un libro di meditazioni che portavo con me: "Frammenti di Unità" di Chiara Lubich. Mi strinse calorosamente la mano e a me non rimase che di guardarlo nei suoi occhi buoni, di sentirmi accarezzare dal suo sorriso sobrio, leggervi l'anima che stava sotto il suo impegno, il suo coraggio – in una parola – il suo essere Uomo Politico.
Spesso, in occasioni di anniversari che lo riguardano o in momenti di politica vuota e rissosa, penso a Lui, rivado a quell'incontro e, con infinita tenerezza, sono portato a pensare e ripensare che, se per assurdo, tutti i Crocifissi del mondo fossero distrutti, nulla turberebbe il mio essere uomo credente, certo di avere sempre davanti alle pupille del mio cuore quella Sua immagine di "Crocifisso di Carne" al quale dire e ridire sempre e solo Grazie per essere stato – attraverso la Politica – Servo di Dio nei fratelli.