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Comune di Andria, rimossi i dirigenti Fornelli e Piscitelli. Il disappunto di Marmo

Molti consiglieri e partiti di maggioranza colti di sorpresa. Si paventa un'urgente riunione di maggioranza

L'ennesimo scossone al Comune di Andria in una situazione già molto delicata. Nella tarda mattinata di oggi, infatti, su decisione del sindaco Nicola Giorgino sono stati rimossi la dott.ssa Cinzia Fornelli, dirigente del Settore Finanziario e l'ing. Felice Piscitelli del settore Attività Produttive e Urbanistica. Profondo il disappunto del presidente del gruppo regionale consiliare di Forza Italia, Nino Marmo, che in una nota spiega quanto accaduto:

«A seguito di un parere chiesto dal "portiere" del Comune all'Avvocatura, si sta predisponendo la revoca dell'incarico dirigenziale all'ing. Felice Piscitelli, responsabile del settore Urbanistica, e della dott.ssa Cinzia Fornelli, responsabile del Settore Finanziario.

L'intento è chiaro: togliersi dai piedi chi ha osato rispettare la legge e tutti i richiami dei Revisori dei Conti, del Ministero dell'Economia e Finanze e soprattutto della Corte dei Conti, e non le disposizioni di chi continuava a gettare la polvere sotto il tappeto. Non potendo fare pizzichi si opta per i graffi che, non lo si dimentichi mai, lasciano ferite e segni indelebili.

Quale la motivazione? Sembra che sia una "chiara" interpretazione partigiana contenuta nel parere legale, che farebbe l'esegesi del comma 4 dell'art. 110 del Testo Unico sull'ordinamento degli Enti Locali.

Mentre ci riserviamo ulteriori considerazioni, se avremo possibilità di vedere gli atti, ecco cosa dice questo comma, inserito appunto nell'art. 110 relativo agli incarichi dirigenziali: "Il contratto a tempo determinato è risolto di diritto nel caso in cui l'ente locale dichiari il dissesto o venga a trovarsi nelle situazioni strutturalmente deficitarie."

La questione è di lana caprina, ovvero da azzecca garbugli.

Per prima cosa, un fatto oggettivo ed incontestabile: il Comune non ha mai dichiarato il dissesto!

Passiamo ora alla seconda condizione. Qui abbiamo da un lato i documenti di bilancio (e il bilancio che fede è quello del 2017) nei quali segretario, dirigente e revisori, dichiarano di essere in equilibrio, spuntando i 10 parametri di verifica del deficit strutturale; dall'altro, abbiamo la relazione della Dirigente del 29 luglio 2018 e la delibera del Consiglio Comunale del 29 agosto successivo di ricorso al piano di riequilibrio pluriennale, che sono in sostanza la stessa cosa, ma dichiarano l'esistenza dello squilibrio strutturale e impartiscono al dirigente il compito di redigere il piano. Ed è solo l'inizio del procedimento.

In sostanza, mentre l'Amministrazione sostiene che si è in equilibrio, il Consiglio sostiene l'esatto contrario. Chi decide? Non certamente il parere di un ufficio legale ma:
- la Corte dei Conti, che ha fissato la seduta pubblica del 28 settembre prossimo per i rilievi mossi al Comune;
- il MEF, al quale bisognerà rispondere entro il 10 ottobre, e poi concluderà la sua ispezione;
- nuovamente la Corte dei Conti, che accetterà o meno il piano di riequilibrio pluriennale che il Consiglio Comunale le sottoporrà.

Non il sindaco, quindi, non il segretario generale, non il parere dell'ufficio legale, possono promuovere una azione così distruttiva rimuovendo dirigenti, non sono mica sentenze!.

È chiaro a tutti che molti hanno perso lucidità non comprendendo la gravità della situazione, la delicatezza del momento.

In Consiglio avevo chiesto di tutelare la Dirigente del Settore Finanza, persona trasferita al Comune dalla Provincia, che non ho mai conosciuto in vita mia e che devo riconoscere come altamente professionale, scrupolosa e -quel che più conta- persona molto perbene! Assistiamo, invece, alla revoca del suo incarico.

E se il sindaco dovesse immaginare, come sicuramente immagina, di revocare anche la delibera di ricorso al piano approvata il 29 agosto, chi curerà il settore? Ovvero, chi realizzerà il piano, viste le direttive impartite a tutti i dirigenti? Oggi, si sarebbe tenuta la conferenza di direzione tra i dirigenti per giungere a comportamenti uniformi nella predisposizione del documenti per il Piano.

Questa è una fase cruciale e delicata, dove tutto deve essere congelato, che richiede massima cura, serenità e lavoro meticoloso per portare a compimento il Piano e non si possono cambiare a piacimento le carte in tavola. Non si è onnipotenti! Qual è il fine? Ricominciare a nascondere tutto?

Chi non è più lucido farebbe bene a fermarsi più di un attimo a riflettere: le conseguenze di questi atti dissennati ricadranno prima di tutto su di lui e poi sul centrodestra che, subendo tali atteggiamenti, si sta distruggendo, con un partito imbelle che non interviene nemmeno in casi gravi come questo. E, soprattutto, le gravi conseguenze ricadranno sulla città. Il problema, allora, non è un assessore o meno, ma è lui (il "portiere" del Comune!). E anche questa cosa, purtroppo, non l'avevo capita prima e chiedo scusa agli andriesi. Purtroppo, rilevo che sono l'unico a chiedere scusa, come se avessi amministrato io. Ora si rimettano in ordine le cose, prima di farsi male tutti. Non si torna indietro, la strada del riequilibrio è tracciata».

Non è escluso che questa decisione del sindaco Giorgino possa portare ad una urgente richiesta di riunione della maggioranza.
  • Comune di Andria
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