
Filottete H
lunedì 25 agosto 2014
21:00 Gratuito
Filottete di solito è messo in scena come la tragedia che denuncia la guerra., Per noi è stato un viaggio, in quella condizione per cui; senza l'imperfezione, la perfezione non si realizza. «La guerra non si vince senza l'eroe handicappato». La società che non va alla velocità del più lento, prima o poi si fa male.
In scena uno smarrito filottete sotto un ombrellino medusa a proteggerlo da un mondo che non comprende e non lo comprende, portatore della ferita eroica, della ferita virile? E specularmente a lui una "frida" altrettanto smarrita, portatrice della ferita dell'arte della possibilità di guardarsi dentro quasi concretamente? A vegliare su di loro una madre dai molti seni immobile nel suo letto vittima della sua stessa condizione, che non può mutare il destino dei suoi figli, per quanto tragico possa essere, può solo gioire, soffrire, o consolarli.
Ai piedi del suo letto la voce del suo sesso, di una vagina urlante, pregante, affidata alle corde di un violoncello, il più struggente degli strumenti, quello più simile alla voce umana. Lo spazio scenico è delimitato da un insormontabile sipario d'acqua, elemento da sempre diaframma tra mondi e fuori da questo spazio due guitti che scandiscono il susseguirsi delle scene, suonando una finta pianola e chiedendo un contributo al pubblico, ignari, cinici, sognanti a riportarci nel nostro splendido e meraviglioso reale.
In scena uno smarrito filottete sotto un ombrellino medusa a proteggerlo da un mondo che non comprende e non lo comprende, portatore della ferita eroica, della ferita virile? E specularmente a lui una "frida" altrettanto smarrita, portatrice della ferita dell'arte della possibilità di guardarsi dentro quasi concretamente? A vegliare su di loro una madre dai molti seni immobile nel suo letto vittima della sua stessa condizione, che non può mutare il destino dei suoi figli, per quanto tragico possa essere, può solo gioire, soffrire, o consolarli.
Ai piedi del suo letto la voce del suo sesso, di una vagina urlante, pregante, affidata alle corde di un violoncello, il più struggente degli strumenti, quello più simile alla voce umana. Lo spazio scenico è delimitato da un insormontabile sipario d'acqua, elemento da sempre diaframma tra mondi e fuori da questo spazio due guitti che scandiscono il susseguirsi delle scene, suonando una finta pianola e chiedendo un contributo al pubblico, ignari, cinici, sognanti a riportarci nel nostro splendido e meraviglioso reale.