Le ragioni del NO alla riforma Nordio al centro di un incontro svoltosi ad Andria
Magistrati e docenti hanno partecipato a questo primo appuntamento sul prossimo referendum della giustizia
mercoledì 24 dicembre 2025
17.51
Una sala gremita ha seguito ad Andria, presso il Food Policy Hub, il primo appuntamento sul referendum della giustizia, che in primavera porterà gli italiani ad esprimersi sulla riforma Nordio dell'ordinamento giudiziario. Il 30 ottobre 2025, infatti, il Parlamento italiano ha approvato la riforma costituzionale della giustizia voluta dal Governo Meloni.
I punti chiave della riforma costituzionale si incentrano su alcune questioni di notevole rilevanza per il futuro delle istituzioni democratiche italiane.
La separazione delle carriere: Giudici e PM avranno due carriere separate e autonome, ciascuna con un proprio organo di autogoverno (CSM per i giudici, nuovo organo per i PM).
CSM: Il Consiglio Superiore della Magistratura si occuperà solo dei magistrati giudicanti, mentre i PM avranno un organo separato, con un sistema di elezione parzialmente sostituito dall'estrazione.
Alta Corte: Istituzione di un nuovo organo giudiziario per giudicare i magistrati e altre categorie di soggetti, con membri estratti a sorte e nominati dal Presidente della Repubblica e dal Parlamento.
Indipendenza Differenziata: La riforma modifica la nozione di autonomia e indipendenza, riferendola principalmente ai giudici, mentre il PM viene visto con un ruolo di sostegno all'accusa più definito.
Su questi ambiti "Le ragioni del No" a questa riforma sono state al centro di un incontro pubblico che si è tenuto lo scorso 17 dicembre, promosso con l'intento di offrire alla comunità strumenti di riflessione, in primo luogo, spiegando come questa "non è una riforma pensata per ridurre i tempi dei processi". Alla presenza di giudici e magistrati, l'incontro è stato moderato dal procuratore della Repubblica di Trani Renato Nitti. Tra i partecipanti vi erano Marina Chiddo, giudice presso il Tribunale di Trani; Vincenzo V. Chionna, avvocato e professore ordinario di Diritto Commerciale; Giannicola Sinisi, ex magistrato e presidente dell'APS "Senza Sbarre" e Giovanni L. Vaira, sostituto procuratore della Repubblica di Trani.
Sia Nitti che Sinisi, in apertura dell'incontro, si sono soffermati, nei loro approfonditi interventi, sulle criticità della riforma: dalla possibile compressione dell'autonomia e dell'indipendenza della magistratura, al rischio di un rafforzamento del controllo politico sulla funzione giudiziaria.
Se la Prima cittadina, Giovanna Bruno, ha voluto rimarcare la valenza di un confronto pubblico fondato su ragionamenti ponderati e rispettosi delle diverse posizioni, nel segno della partecipazione dei cittadini alla vita politica e costituzionale, il notaio Sabino Zinni, ha posto l'attenzione sui cambiamenti istituzionali in gioco e sulle implicazioni tecniche e giuridiche della riforma sull'assetto ordinamentale della magistratura. Come è stato osservato da Gustavo Zagrebelsky, sul referendum "ci giochiamo la libertà di un Paese di opporsi a scelte totalitarie che nulla hanno a che fare con il miglioramento della qualità della vita delle persone". A rafforzare queste preoccupazioni, secondo gli intervenuti al dibattito, sono le stesse dichiarazioni del ministro Carlo Nordio, che ha definito l'attuale riforma solo un "primo passo", anticipando ulteriori interventi di natura costituzionale. Una prospettiva che secondo i promotori dell'incontro di Andria, rischia di aprire la strada a cambiamenti strutturali orientati più a soddisfare interessi politici di parte ,che a rispondere ai bisogni di giustizia dei cittadini.
I punti chiave della riforma costituzionale si incentrano su alcune questioni di notevole rilevanza per il futuro delle istituzioni democratiche italiane.
La separazione delle carriere: Giudici e PM avranno due carriere separate e autonome, ciascuna con un proprio organo di autogoverno (CSM per i giudici, nuovo organo per i PM).
CSM: Il Consiglio Superiore della Magistratura si occuperà solo dei magistrati giudicanti, mentre i PM avranno un organo separato, con un sistema di elezione parzialmente sostituito dall'estrazione.
Alta Corte: Istituzione di un nuovo organo giudiziario per giudicare i magistrati e altre categorie di soggetti, con membri estratti a sorte e nominati dal Presidente della Repubblica e dal Parlamento.
Indipendenza Differenziata: La riforma modifica la nozione di autonomia e indipendenza, riferendola principalmente ai giudici, mentre il PM viene visto con un ruolo di sostegno all'accusa più definito.
Su questi ambiti "Le ragioni del No" a questa riforma sono state al centro di un incontro pubblico che si è tenuto lo scorso 17 dicembre, promosso con l'intento di offrire alla comunità strumenti di riflessione, in primo luogo, spiegando come questa "non è una riforma pensata per ridurre i tempi dei processi". Alla presenza di giudici e magistrati, l'incontro è stato moderato dal procuratore della Repubblica di Trani Renato Nitti. Tra i partecipanti vi erano Marina Chiddo, giudice presso il Tribunale di Trani; Vincenzo V. Chionna, avvocato e professore ordinario di Diritto Commerciale; Giannicola Sinisi, ex magistrato e presidente dell'APS "Senza Sbarre" e Giovanni L. Vaira, sostituto procuratore della Repubblica di Trani.
Sia Nitti che Sinisi, in apertura dell'incontro, si sono soffermati, nei loro approfonditi interventi, sulle criticità della riforma: dalla possibile compressione dell'autonomia e dell'indipendenza della magistratura, al rischio di un rafforzamento del controllo politico sulla funzione giudiziaria.
Se la Prima cittadina, Giovanna Bruno, ha voluto rimarcare la valenza di un confronto pubblico fondato su ragionamenti ponderati e rispettosi delle diverse posizioni, nel segno della partecipazione dei cittadini alla vita politica e costituzionale, il notaio Sabino Zinni, ha posto l'attenzione sui cambiamenti istituzionali in gioco e sulle implicazioni tecniche e giuridiche della riforma sull'assetto ordinamentale della magistratura. Come è stato osservato da Gustavo Zagrebelsky, sul referendum "ci giochiamo la libertà di un Paese di opporsi a scelte totalitarie che nulla hanno a che fare con il miglioramento della qualità della vita delle persone". A rafforzare queste preoccupazioni, secondo gli intervenuti al dibattito, sono le stesse dichiarazioni del ministro Carlo Nordio, che ha definito l'attuale riforma solo un "primo passo", anticipando ulteriori interventi di natura costituzionale. Una prospettiva che secondo i promotori dell'incontro di Andria, rischia di aprire la strada a cambiamenti strutturali orientati più a soddisfare interessi politici di parte ,che a rispondere ai bisogni di giustizia dei cittadini.