Margherita Mastromauro
Margherita Mastromauro
Politica

Ritorsione della Mastromauro su Telesveva, il Pd prenda provvedimenti

Indignazione bipartisan nei confronti della candidata alle "parlamentarie" di domenica scorsa. Lo stop della pubblicità a seguito di un servizio giornalistico non gradito fa infuriare l'Assostampa

Telesveva in uno dei servizi del telegiornale antecedenti le "parlamentarie" del Partito Democratico ha parlato dell'On. Margherita Mastromauro. Tale servizio è stato ritenuto lesivo dell'immagine sua e della sua famiglia a tal punto da spingere l'On. Mastromauro ad interrompere la pianificazione pubblicitaria sull'emittente Telesveva da parte del Pastificio Riscossa, azienda della famiglia.

Un fatto gravissimo, una ritorsione senza precedenti, che dovrebbe costare, se fossimo in un Paese serio, la candidatura alla stessa Mastromauro. Se fossimo in un Paese serio e che conosce ancora l'indignazione e il disprezzo rispetto ad un tentativo di zittire la Stampa, attraverso un atto vagamente intimidatorio da parte del politico nei confronti dell'emittente, a quest'ora la Mastromauro sarebbe già stata ritirata dalle liste dei candidati del Pd. Perché il fatto in se è di una gravità senza precedenti che non può essere taciuto o sminuito perché mai e poi mai a nessun altro politico venga in mente di pilotare la pubblicità in base al proprio gradimento dei servizi giornalistici che questa o quella emittente diffondono. Se tale gesto restasse impunito allora vorrebbe dire che il Pd non ha nulla di democratico e nulla di meritevole. Tanto più che la Mastromauro, anziché chiedere scusa e rendersi conto di avere commesso un gravissimo errore di forma, di sostanze ed anche di opportunità, ha pensato bene di rilasciare delle dichiarazioni (di seguito riportate) con cui tenta di giustificare la vicenda. La Mastromauro in questa circostanza ha sbagliato la seconda volta avendo di fatto, con le sue dichiarazioni, creato un evidente nesso tra il servizio del Tg di Telesveva e l'annullamento della campagna pubblicitaria, tanto da evitare qualsiasi dubbio su una pur ipotetica e strana coincidenza.

Grazie al comunicato della Mastromauro e a seguito della dura e giusta presa di posizione da parte dell'Assostampa ci si attende che il Partito Democratico non metta la testa nella sabbia come fa lo struzzo ma che prenda posizione su un fatto, lo ripeto, gravissimo sotto ogni punto di vista. Stessa cosa dovrebbe fare la Magistratura chiamata in causa dalla Mastromauro: la stampa è libera e deve essere tutelata da simili attacchi e ritorsioni oppure tali gesti devono essere considerati legittimi? Lo chiediamo da giornalisti, per regolarci sul nostro personale svolgimento della professione. Dobbiamo cedere alle lusinghe di un politico inserzionista quando scriviamo un articolo o mantenere la giusta autonomia? Questa volta le risposte le attendiamo sul serio!

Il comunicato dell'On. Mastromauro a seguito dei comunicati dell'Assostampa e del Consigliere regionale Franco Pastore:
«Condivido con il consigliere regionale Pastore l'importante ruolo dell'informazione e la necessità che la stessa sia esercitata pienamente e mai sotto ricatto. Un Paese senza un'informazione libera non è un Paese democratico. Informazione libera ma corretta. Il punto è proprio questo; il consigliere Pastore sa benissimo, se ha ascoltato con attenzione il servizio cui fa riferimento, che l'emittente televisiva Telesveva, con il servizio mandato in onda il 27 dicembre, oltre a criticare le primarie del Pd, ha gravemente leso la mia immagine non solo politica ma anche personale e della mia famiglia. Dunque un servizio così offensivo da non meritare alcuna replica e che, di quelle regole civili e democratiche rivendicate dal consigliere Pastore non ha alcunché. Tanto che ritengo opportuno che tali affermazioni passino al vaglio della magistratura. Dinanzi a tali attacchi la società di famiglia, del cui consiglio di amministrazione non faccio parte, ha ritenuto autonomamente di assumere talune iniziative a tutela della propria immagine così gravemente colpita».

Il comunicato dell'Associazione della Stampa di Puglia:
«L'informazione e il diritto-dovere di informare sono incompatibili con la pubblicità. Stupisce, pertanto, che ci siano ancora imprenditori che pensano di poter addomesticare l'informazione con l'acquisto di spazi pubblicitari. Quanto denunciato dai colleghi di Telesveva avrebbe dell'incredibile se non fosse tremendamente vero. Da una parlamentare della Repubblica, l'onorevole Margherita Mastromauro, che si è sentita offesa dal contenuto di un servizio andato in onda nel tg dell'emittente, ci si sarebbe aspettati una reazione conforme ai principi di uno Stato di diritto: richiesta di rettifica o perfino azione giudiziaria. È però inaccettabile che, qualche ora dopo la messa in onda del servizio, l'azienda di famiglia della parlamentare abbia notificato a Telesveva la rescissione del contratto di pubblicità. Tale atteggiamento suona infatti come inutilmente ritorsivo, oltre che vagamente intimidatorio nei confronti di tutti gli altri organi di informazione. Non è ai giornalisti che compete la raccolta pubblicitaria, ma se si pensa di far pressione sugli editori per ottenere un'informazione più docile, si è completamente fuori strada. Non sarà uno spot o un'inserzione pubblicitaria a cambiare la linea di un organo di informazione. Per questo, mentre ai giornalisti di Telesveva va la solidarietà della categoria, è auspicabile che l'onorevole Mastromauro rifletta sull'accaduto e si adoperi affinché anche nell'azienda di famiglia prevalgano quei principi di civiltà e correttezza di cui lei stessa dice di essere portatrice in politica».
«Se fossimo in un Paese serio e che conosce ancora l'indignazione e il disprezzo rispetto ad un tentativo di zittire la Stampa, attraverso un atto vagamente intimidatorio da parte del politico nei confronti dell'emittente, a quest'ora la Mastromauro sarebbe già stata ritirata dalle liste dei candidati del Pd».

Assostampa: «Tale atteggiamento suona infatti come inutilmente ritorsivo, oltre che vagamente intimidatorio nei confronti di tutti gli altri organi di informazione».
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