
Vita di città
Semeraro: "Processi rapidi, altrimenti si muore due volte"
Le ragioni del comitato "12 giugno" nell'inaugurazione ad Andria del monumento alle vittime sul lavoro
Andria - lunedì 10 luglio 2017
12.23
Uno ad Andria, otto in tutta Italia: sono monumenti dedicati alle vittime degli incidenti sul lavoro, del dovere e del volontariato. Simbolo, dicono dal comitato "12 giugno" e dalla Federazione Nazionale Maestri del Lavoro d'Italia promotori di questa iniziativa, di una battaglia condotta dalle famiglie delle migliaia di morti bianche, così si chiamano, che attendono ancora giustizia, da tanto, troppo tempo.
«Chiediamo processi giusti e rapidi», spiega Cosimo Semeraro, presidente del Comitato "12 giugno", «in modo tale che le persone non muoiano due volte: la prima per il profitto la seconda per la prescrizione. Serve anche che lo Stato istituisca un fondo vittime per le morti sul lavoro perchè alcune ditte dichiarano fallimento e le famiglie non prendono un euro di risarcimento e serve anche che lo Stato dia un lavoro ad un componente della famiglia che ha subito la tragedia».
Per fare ciò, oltre ai monumenti, serve un cambio di rotta sulla cultura e per questo «incontriamo i ragazzi nelle scuole, parliamo loro di questi temi per prepararli ad affrontare il mondo del lavoro perchè saranno loro i futuri operai, i dirigenti ed i responsabili della sicurezza del domani», aggiunge Francesco Germano, console regionale Federazione Nazionale Maestri del Lavoro d'Italia. «Trasferire questo tipo di cultura ai ragazzi significa trovarsi in luoghi di lavoro più sicuri in futuro», conclude.
Di lavoro non si può morire ribadiscono tutti da Andria. Al mattino si esce di casa per ritornaci. «Non è possibile - commenta il sindaco Nicola Giorgino - che con le tecnologie avanzate di oggi si continui a morire durante l'espletamento della propria attività lavorativa come avveniva un tempo. Qui in piazza Caduti sul lavoro oggi non solo il significato simbolico di questo monumento ma anche un contributo sostanziale a favore delle ragioni del comitato "12 giugno"».
Il ricordo va diritto ad un anno fa, al drammatico 12 luglio del 2016, quando 23 persone, uomini e donne, studenti e lavoratori sono morte nel disastro ferroviario. Una ferita che non si può dimenticare e che rivive nelle parole del vescovo di Andria, Mons. Luigi Mansi, che ha ricordato come sia importante e doveroso condividere il dolore delle famiglie perchè capita che «passi il tempo e pian piano ci si dimentichi del dolore altrui e che questo resti solo nelle mura della casa di chi lo vive. Giorni come quello di oggi tengono viva la memoria delle vittime e tengono viva la coscienza: quando si parla di lavoro e di servizi agli altri bisogna essere tutti più responsabili».
E su quel treno quel giorno c'era anche Michele Valerio De Fato dell'associazione nazionale dei carabinieri che, nonostante le ferite riportate, ha aiutato i soccorritori ad operare ed a intervenire in aiuto di chi aveva bisogno, ed erano davvero in tanti ad averne. Per lui, dalle mani del comandante dei carabinieri di Andria, il capitano Marcello Savastano, una pergamena in ricordo di quel giorno, di cui siamo convinti Michele Valerio, e tutti gli altri che lo hanno vissuto, non dimenticheranno mai un solo istante.
«Chiediamo processi giusti e rapidi», spiega Cosimo Semeraro, presidente del Comitato "12 giugno", «in modo tale che le persone non muoiano due volte: la prima per il profitto la seconda per la prescrizione. Serve anche che lo Stato istituisca un fondo vittime per le morti sul lavoro perchè alcune ditte dichiarano fallimento e le famiglie non prendono un euro di risarcimento e serve anche che lo Stato dia un lavoro ad un componente della famiglia che ha subito la tragedia».
Per fare ciò, oltre ai monumenti, serve un cambio di rotta sulla cultura e per questo «incontriamo i ragazzi nelle scuole, parliamo loro di questi temi per prepararli ad affrontare il mondo del lavoro perchè saranno loro i futuri operai, i dirigenti ed i responsabili della sicurezza del domani», aggiunge Francesco Germano, console regionale Federazione Nazionale Maestri del Lavoro d'Italia. «Trasferire questo tipo di cultura ai ragazzi significa trovarsi in luoghi di lavoro più sicuri in futuro», conclude.
Di lavoro non si può morire ribadiscono tutti da Andria. Al mattino si esce di casa per ritornaci. «Non è possibile - commenta il sindaco Nicola Giorgino - che con le tecnologie avanzate di oggi si continui a morire durante l'espletamento della propria attività lavorativa come avveniva un tempo. Qui in piazza Caduti sul lavoro oggi non solo il significato simbolico di questo monumento ma anche un contributo sostanziale a favore delle ragioni del comitato "12 giugno"».
Il ricordo va diritto ad un anno fa, al drammatico 12 luglio del 2016, quando 23 persone, uomini e donne, studenti e lavoratori sono morte nel disastro ferroviario. Una ferita che non si può dimenticare e che rivive nelle parole del vescovo di Andria, Mons. Luigi Mansi, che ha ricordato come sia importante e doveroso condividere il dolore delle famiglie perchè capita che «passi il tempo e pian piano ci si dimentichi del dolore altrui e che questo resti solo nelle mura della casa di chi lo vive. Giorni come quello di oggi tengono viva la memoria delle vittime e tengono viva la coscienza: quando si parla di lavoro e di servizi agli altri bisogna essere tutti più responsabili».
E su quel treno quel giorno c'era anche Michele Valerio De Fato dell'associazione nazionale dei carabinieri che, nonostante le ferite riportate, ha aiutato i soccorritori ad operare ed a intervenire in aiuto di chi aveva bisogno, ed erano davvero in tanti ad averne. Per lui, dalle mani del comandante dei carabinieri di Andria, il capitano Marcello Savastano, una pergamena in ricordo di quel giorno, di cui siamo convinti Michele Valerio, e tutti gli altri che lo hanno vissuto, non dimenticheranno mai un solo istante.