Centrale a biomasse
Centrale a biomasse
Cronaca

Proposta di una centrale a biomasse in contrada Rivera

Se ne discute durante il Consiglio Comunale di giovedì ad Andria. Legambiente spiega il suo no. Un'opera da oltre 15 milioni di euro per bruciare olii vegetali prodotti dal girasole

Un impianto di combustione delle biomasse nel territorio di Andria ed in particolare sulla Andria-Canosa. Se ne discuterà giovedì prossimo in Consiglio Comunale che deve deliberare su questo argomento. La proposta è stata avanzata dalla Mamo new energy srl, azienda con sede ad Andria e che ha previsto questo impianto di combustione a biomasse che dovrebbe sviluppare una potenza elettrica di 7,781 MW e dovrebbe essere alimentato da olii vegetali. In particolare, nel progetto, è specificato che l'obiettivo è la produzione di energia elettrica mediante l'utilizzo di fonti rinnovabili quali l'olio vegetale prodotto attraverso la coltivazione del girasole, non propriamente una pianta coltivata in queste terre. Il costo dell'opera supera i 15 milioni di euro e potrebbe esser realizzato in contrada Rivera nella Città di Andria

Immediati i pareri contrari delle associazioni ambientaliste ed in particolare Legambiente che pone in evidenza alcuni aspetti: innanzitutto si tratta di un impianto industriale con elevato impatto ambientale, avulso dalle connaturate esigenze sociali, economiche e produttive del territorio in cui dovrebbe ricadere. Dalla combustione di biomasse ad olii vegetali si emettono gas-serra ed altre sostanze gassose e solide nocive (CO2; ossidi, solfuri, ceneri, ecc.). Gli olii vegetali ed il ciclo di lavorazione non ricadono nella 'filiera corta' poiché il combustibile (olii vegetali) giungerà ad Andria dopo un lungo viaggio extraregionale, extranazionale, se non addirittura extracontinentale. La centrale a biomasse, collocata sulla provinciale Andria-Canosa, ricadrebbe in un distretto a forte vocazione agricola e dall'importante produzione vitivinicola con valenza qualitativa e spesso DOP/BIO

Legambiente prosegue con la disamina del business: «si tratta di un business che favorisce pochi soggetti economici ma che sottopone a notevoli rischi sanitari ed ambientali la collettività. I gestori dell'impianto, infatti, usufruiranno dei finanziamenti per le fonti rinnovabili; faranno arrivare olii (e altro) dai Paesi esteri; avranno un sostanzioso corrispettivo economico per l'incenerimento/smaltimento». Nel territorio circostante si stanno moltiplicando in maniera spropositata ed ingiustificata le proposte di impianti di incenerimento a biomasse al punto che in aggiunta agli inceneritori dedicati alla sansa (sansifici) e di ossa animali già esistenti, sono stati proposti nuovi impianti a biomasse a Molfetta, Canosa di Puglia, Cerignola, Carapelle.
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