Attualità
Dagli appunti di Gennaro Piccolo: "Ma Dio piange?"
Il referente del centro Igino Giordani di Andria condivide alcune riflessioni
Andria - mercoledì 23 ottobre 2019
Quando un dolore umano o sociale, economico o politico bussa forte al cuore di una città; quando episodi di cronaca nera imbrattano i luoghi più belli della città; quando tra la gente incontri persone angariate dalle ambasce della vita – disoccupazione, povertà, malattie, morte – e sperimenti la più oscura impotenza, il non poter far nulla per risollevare, consolare, ti vien da piangere.
E ti vien da piangere quando ogni giorno senti risalire dai posti più lontani della terra e dalle profondità dei mari i lamenti – di vivi e di morti – sempre più ampi e più amari di singoli e di popoli, di emigranti affamati, tribolati, torturati; e ancora, quando assisti allo spettacolo di una politica frantumata, frammentata, litigiosa, che mal governa, ti vien da piangere con la voglia di mollare.
Ti vien da piangere e una domanda affiora dalle tue viscere: "Ma Dio piange? Quando e dove Dio piange?". Dapprima un silenzio t'avvolge, ti penetra, ti scuote e un'eco ripetere 100, 1000 volte: "Ma Dio piange? Quando e dove Dio piange?". Poi d'un lampo, come saetta di luce, una voce ti sussurra una certezza, pacata, amica che si fa strada, e provi una grande consolazione, una grande consolazione.
Sì, anche Dio piange! E senti che è il suo pianto umano a dar a questo moto dell'anima nostra un valore infinito e di gioia, ti vien da piangere ché, piangere è anche Vangelo, forse il più crudo! E con tremore e amore riapri quel piccolo Libro – il Vangelo – ne scorri le pagine e in quelle lo rivedi quel Dio che, mescolato tra la folla, non sa frenare il pianto per il suo amico Lazzaro! Che guarda, si commuove, ha compassione e, nientemeno piange sulle mura della Città, Gerusalemme! Sì, anche Dio piange!
Chissà quante volte avrà pianto, avvinto dalla paura, dalla solitudine, penetrato da un abbandono gridato in faccia al Cielo e alla Terra; quante volte piange ancora, Lui, il Dio della gioia, della pace, delle Beatitudini! Lui, il Maestro che insegna cose nuove e non ripete lezioni d'altri, che parla con linguaggio sobrio di storie di pescatori, di acque e di colline, vigne e greggi, torri e villaggi. Piange!
Che bello il nostro Dio dal volto solcato di lacrime e da un cuore di carne; quanta umanità in Lui che, pur stanco, scala alture o si stacca dalla riva con la barca, e nella notte serena, vibrata di stelle, prega, piange e chiede al suo Dio, chiede per me, per te, il lattaio, il contadino, il portiere, l'operaio, il deputato, mamme cariche di pesi, idealisti delusi. Che bello il nostro Dio!
E ti vien da piangere quando ogni giorno senti risalire dai posti più lontani della terra e dalle profondità dei mari i lamenti – di vivi e di morti – sempre più ampi e più amari di singoli e di popoli, di emigranti affamati, tribolati, torturati; e ancora, quando assisti allo spettacolo di una politica frantumata, frammentata, litigiosa, che mal governa, ti vien da piangere con la voglia di mollare.
Ti vien da piangere e una domanda affiora dalle tue viscere: "Ma Dio piange? Quando e dove Dio piange?". Dapprima un silenzio t'avvolge, ti penetra, ti scuote e un'eco ripetere 100, 1000 volte: "Ma Dio piange? Quando e dove Dio piange?". Poi d'un lampo, come saetta di luce, una voce ti sussurra una certezza, pacata, amica che si fa strada, e provi una grande consolazione, una grande consolazione.
Sì, anche Dio piange! E senti che è il suo pianto umano a dar a questo moto dell'anima nostra un valore infinito e di gioia, ti vien da piangere ché, piangere è anche Vangelo, forse il più crudo! E con tremore e amore riapri quel piccolo Libro – il Vangelo – ne scorri le pagine e in quelle lo rivedi quel Dio che, mescolato tra la folla, non sa frenare il pianto per il suo amico Lazzaro! Che guarda, si commuove, ha compassione e, nientemeno piange sulle mura della Città, Gerusalemme! Sì, anche Dio piange!
Chissà quante volte avrà pianto, avvinto dalla paura, dalla solitudine, penetrato da un abbandono gridato in faccia al Cielo e alla Terra; quante volte piange ancora, Lui, il Dio della gioia, della pace, delle Beatitudini! Lui, il Maestro che insegna cose nuove e non ripete lezioni d'altri, che parla con linguaggio sobrio di storie di pescatori, di acque e di colline, vigne e greggi, torri e villaggi. Piange!
Che bello il nostro Dio dal volto solcato di lacrime e da un cuore di carne; quanta umanità in Lui che, pur stanco, scala alture o si stacca dalla riva con la barca, e nella notte serena, vibrata di stelle, prega, piange e chiede al suo Dio, chiede per me, per te, il lattaio, il contadino, il portiere, l'operaio, il deputato, mamme cariche di pesi, idealisti delusi. Che bello il nostro Dio!