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CIMO: le 5 richieste dei medici per frenare la fuga dagli ospedali

Anche la delegazione CIMO Puglia ha partecipato ai lavori della Direzione Nazionale da cui è stata elaborata questa mozione

Sono cinque le iniziative da adottare per superare la grave crisi che i medici ospedalieri stanno attraversando: superamento del tetto di spesa sul personale, assunzioni a tempo indeterminato, rispetto del contratto di lavoro nazionale, aumento delle prospettive di carriera e tutela del diritto al riposo. Queste le priorità emerse nel corso della Direzione nazionale di CIMO, il sindacato dei medici, dopo un'ampia e partecipata discussione sulle principali criticità che affliggono gli ospedali italiani e i medici dipendenti. La Direzione nazionale ha quindi approvato, all'unanimità, una mozione che impegna il Presidente CIMO Guido Quici a sottoporre la linea politica al direttivo della Federazione CIMO-FESMED e quindi alle Istituzioni. Anche la delegazione CIMO Puglia ha partecipato ai lavori della Direzione Nazionale da cui è stata elaborata questa mozione, delegazione di cui facevano parte il dott. A. Oliva il Segretario regionale; il dott. L. Suriano Vice Seg. Organizzativo Nazionale ed il dott. P. Caroli in qualità di Segretario Amministrativo Regionale.

1. Superare il tetto di spesa sul personale, che da 15 anni non consente di dare ristoro alla categoria, costretta a turni massacranti, a sopperire ai buchi di organico, a non ricevere reali incentivi e prospettive di crescita. Se non si interviene sul tetto di spesa, ogni ipotesi di intervento volto a garantire soddisfazione a medici e professionisti sanitari risulterà irrealizzabile. È tempo di passare dalle parole ai fatti.

2. Assumere medici a tempo indeterminato, anticipare l'ingresso degli specializzandi nel SSN e introdurre strumenti finalizzati a disincentivare il ricorso a società di servizi o cooperative. In particolare, la Direzione nazionale propone che ogni ora di lavoro, oltre le 38 settimanali previste dal contratto, venga retribuita almeno 120 euro, così da rendere economicamente svantaggioso il ricorso ai medici dipendenti come "tappabuchi" e indurre le Aziende a bandire i concorsi. Inoltre, il sindacato vigilerà attentamente sulla correttezza e sulla legalità delle gare di appalto con cui si affida la gestione di numerosi pronto soccorso e reparti al personale proposto da società private.

3. Garantire il diritto al riposo dei medici, sfiancati dopo più di due anni di pandemia, con livelli di stress e burnout che mettono a rischio la salute stessa dei professionisti. Oltre a migliori opportunità economiche e di carriera, i medici chiedono prima di tutto migliori condizioni di lavoro e un giusto equilibrio tra la vita privata e la professione. Obiettivi irraggiungibili se non si incrementa il personale in corsia.

4. Avviare azioni legali che obblighino le Aziende a concludere le trattative dei contratti integrativi, ritardate in modo ingiustificabile dai Direttori generali che impediscono l'applicazione delle disposizioni - economiche, normative e di carriera – previste dal CCNL firmato nel 2019.

5. Eliminare il vincolo al numero massimo di Strutture complesse e semplici, tagliate rispettivamente - tra il 2009 e il 2019 – del 35,8% e del 44,1%, appiattendo in modo importante le possibilità di carriera dei medici: oggi l'84% dei medici non ha alcuna chance di crescita. Per ovviare a tale criticità, l'ultimo CCNL ha previsto l'introduzione di 9.500 incarichi di altissima professionalità; tuttavia, solo lo 0,5% dei posti risulta assegnato. Per incentivare i medici a rimanere nel SSN andrebbero dunque assegnati gli incarichi di altissima professionalità ed eliminato l'attuale rapporto di 1 Struttura complessa ospedaliera per ogni 17,5 posti letto e di 1,31 Strutture semplici per ogni Struttura complessa. «La nave sta affondando, e con essa la tutela della salute dei cittadini - dichiara Guido Quici -. Dobbiamo fare la nostra parte per tentare di salvarla. Lo dobbiamo ai medici, a maggior ragione dopo due anni di emergenza sanitaria, e lo dobbiamo ai nostri pazienti. Ogni dimissione di un medico ospedaliero, e ormai sono decine quelle che vengono presentate quotidianamente, è una sconfitta per tutto il sistema, che ci avvicina al suo fallimento. Non possiamo arrenderci a questo scenario, è il momento di cambiare la rotta».
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