Centro Ricerche Bonomo Andria
Centro Ricerche Bonomo Andria
Cronaca

Centro Ricerche Bonomo: 12 dipendenti a casa e ricerca finita

I liquidatori scelgono la chiusura del centro: nessuno si accolla l'ente. Pelagio (Flai - Cgil): «Scelta assurda ed incomprensibile»

Il Centro Ricerche Bonomo, ai piedi del Patrimonio Unesco Castel del Monte, si avvia tristemente alla chiusura dopo trent'anni di attività. La querelle tra le due province, Bari e la BAT, la disputa sulla proprietà degli immobili, la mancanza di un piano strategico aziendale, portò a marzo dello scorso anno all'avvio delle pratiche di liquidazione del Centro stesso.

Ora a pagarne le conseguenze i 12 lavoratori del CRB che hanno ricevuto nei primi giorni del 2013 le lettere di licenziamento poichè terminati anche gli ammortizzatori sociali già posti in campo da tempo. Ma il riassunto della vicenda è presto fatto: il Centro Ricerche Bonomo è stato donato alla provincia di Bari con la stessa idea dell'azienda Papparicotta e l'istituto Agrario, cioè con la necessità di creare luoghi di ricerca, sviluppo e formazione per la cultura agricola, vero motore trainante della nostra economia. Il Centro di ricerca, inoltre, ha dei vincoli ben precisi che non sono derogabili poichè indicati in fase di donazione stessa. Scuola, Università e Lavoro: i tre campi sono perfettamente in linea tra di loro sul territorio con i tre complessi giammai utilizzati realmente con una strategia a lungo termine. Dalla nascita del nuovo ente provinciale, tuttavia, vi è stato un rimpallarsi di responsabilità che ha inevitabilmente fatto pendere l'asticella verso il lassismo degli eventi.

Il Centro, tra le altre cose, ha sviluppato innumerevoli studi di buon valore e di pratica applicazione, ha realizzato numerosissime pubblicazioni scientifiche, svolgendo un ruolo importante nella ricerca agroalimentare in Puglia. In un primo tempo finanziato esclusivamente dalla Provincia di Bari, poi da fondi specifici per la ricerca, comunitari, ministeriali: «La ricerca è fondamentale nel nostro territorio - dice ai nostri microfoni Franco Pelagio della FLAI CGIL - non capiamo come possa esser stata fatta questa sciagurata scelta di chiudere tutte le attività. Sembra che nessuno voglia occuparsi di questo Centro e dei suoi dipendenti che tanto potrebbero ancora fare per la comunità. Noi stiamo cercando di riattivare tutti i canali possibili per fare in modo che non si perda l'opportunità di continuare nel lavoro intrapreso». Sembra che la decisione sia maturata anche per la difficoltà di accesso ad ulteriori forme di ammortizzatori sociali, ma la Regione dovrebbe aver sbloccato altri fondi subito disponibili proprio in vista di un gennaio caldissimo dal punto di vista lavorativo.
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