Savino Agresti ad una della manifestazioni fieristiche
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Territorio

Campagna olivicola 2017-2018, Savino Agresti: "Raccolta abbondante e di qualità"

Intervista all'imprenditore che gestisce, con il fratello Vincenzo, la nota azienda locale "Agrolio"

Purtroppo la campagna olivicola 2017-18 non si presenta affatto bene, in particolar modo per la Puglia e per il territorio più olivetato d'Europa, il nord barese. Le piante soprattutto in alcune zone e a seconda delle varietà, si presentano già "provate" dalle non ottime condizioni meteo sia dell'annata precedente sia della stagione arida che ha caratterizzato i mesi appena trascorsi.

La piovosità durante l'autunno e l'inverno, e in realtà fino ad oggi è stata molto scarsa, tanto da far parlare di un autunno veramente "anomalo" per il nostro clima mediterraneo. Solo i produttori che sono riusciti ad irrigare presagiscono prezzi alti di vendita del prodotto, causati dalla scarsità delle preziose drupe. Per coloro che purtroppo non hanno potuto irrigare addirittura è in forse la raccolta stessa, trovandosi di fronte a frutti piccoli, con scarsa polpa e nocciolo duro e consistente.

Non per tutti, però, è così: in un'intervista curata dalla nostra redazione ad alcuni produttori e olivicoltori locali, Savino Agresti, che gestisce la nota azienda andriese "Agrolio" assieme al fratello Vincenzo, ci presenta una campagna olivicola fruttuosa dal punto di vista della quantità e della qualità. La famiglia Agresti è da sempre produttrice di olive e uve di qualità. Da quattro generazioni è entrata nel mondo della trasformazione, una passione che si è intensificata per un prodotto di maggiore qualità, intraprendendo anche il discorso legato al marketing e alla promozione nelle fiere nazionali e internazionali che sta consentendo all'azienda andriese di portare sulla tavola dei paesi esteri il proprio brand ma soprattutto l'olio di Andria. Di seguito l'intervista completa all'imprenditore Savino Agresti.

- Come si presenta questa campagna olivicola? Sotto quali auspici?

"E' una campagna olivicola abbondante e di qualità, merito anche dei produttori che sono ormai entrati nell'ottica di fare della propria attività vere e proprie aziende investendo dunque in impianti di irrigazione. Questi investimenti fatti nel corso degli anni hanno dato nuova linfa alle piante soggette a una grave e persistente siccità: grazie alla caparbietà degli olivicoltori, quest'anno si potrà raggiungere un buon risultato in termini di qualità e quantità".

- E' vero che dal punto di vista delle infestazioni, ad esempio la mosca, non vi sono stati attacchi e quindi il prodotto è stato esente da trattamenti fitosanitari?

"Il fattore positivo sta anche nelle alte temperature, che hanno sì costretto gli olivicoltori ad investire parecchie risorse per l'irrigazione ma non hanno consentito lo sviluppo di alcuni fitopatogeni tra cui la temibile mosca dell'olivo, il che consentirà di avere un prodotto di maggiore qualità. Dato che gli olivicoltori si sono acculturati a proposito di trattamenti e interventi fitosanitari, quest'anno non è stato necessario l'utilizzo di insetticidi, quindi con molta probabilità il prodotto, oltre ad essere di qualità, sarà molto vicino al biologico perché esente da residui di questi prodotti. Lo scorso anno, invece, la lotta alla mosca è stata molto aggressiva. La mosca è l'unico insetto che può influire sulla qualità del prodotto, mentre la tignola può creare una cascola dell'oliva, andando cioè a bucare il nocciolo, il che indebolisce il peduncolo e l'oliva cade a terra, ma raccolta si effettua infatti solo sui teli e con le olive che cadono al momento della raccolta stessa, quindi la qualità delle olive non viene deturpata da quelle già cadute. Invece la mosca interviene soprattutto sulla drupe, andando a creare situazioni di putrefazione e ossidazione, compromettendo la qualità".

- Ritiene che quest'anno i prezzi saranno alti per l'olio d'oliva prodotto?

"Da un'indagine di mercato globale ritengo che il prezzo debba essere sostenuto, poichè anche gli altri Paesi dell'Unione Europea ed extraeuropea hanno avuto problemi di siccità che hanno influito sulle quantità e sulle qualità. Il prodotto della nostra terra è stato irrigato, seguito dal punto di vista agronomico: dunque può essere un valore aggiunto rispetto ad altri Paesi".

- Dal punto di vista delle importazioni, ritiene che potranno condizionare il mercato delle vendite?

"Potranno condizionarlo fino a un certo punto, però se si vuole mettere l'olio italiano nelle bottiglie contraddistinte dalla bandierina italiana, io penso che le importazioni non influenzeranno il mercato delle vendite, anche perchè la scarsezza di prodotto negli altri Paesi non consentirà un abbassamento del prezzo. Quindi il nostro prodotto non dovrebbe avere ripercussioni da questo punto di vista, ma ovviamente ci affidiamo alla bontà e alla lealtà dei confezionatori affinchè utilizzino nella bottiglia col marchio italiano solo ed esclusivamente il nostro olio. Se poi si decide di imbottigliare olio estero, è bene indicarne la provenienza reale".

- Oltre ad essere un produttore lei è anche uno che commercializza direttamente l'olio. Quale la percentuale che va all'estero?

"Per quanto ci riguarda, abbiamo iniziato da poco a investire sull'estero e stiamo avendo ottimi riscontri. E' ancora poca la quantità che esportiamo, però stiamo crescendo e lavorando bene potremo raggiungere risultati migliori. In percentuale, il 20% dell'olio prodotto va all'estero".

- C'è un aspetto in particolare che secondo lei dovrebbe essere curato maggiormente per la promozione del nostro olio extravergine?

"Bisogna partire dalle basi. La filiera è costituita da produttore, trasformatore, confezionatore e consumatore. Nella produzione quotidiana ci impegniamo affinché sia di ottima qualità e quantità. E' molto importante l'influenza del consumatore, che deve pretendere la qualità: è una cultura che dunque deve entrare prima di tutto nel consumatore, e fare in modo che tanti altri possano esportare in tutto il mondo la loro consulenza e cultura dell'olio extravergine di qualità. Bisogna partire dalla nostra città, pretendere un prodotto di qualità e made in Italy, anzi possibilmente made in Andria, acculturarsi sulle proprietà organolettiche e nutrizionali e far sì che questo modus agendi venga divulgato negli altri paesi. Negli ultimi anni si sta facendo molto: tante aziende agricole stanno promuovendo il prodotto della nostra terra, però bisognerebbe che anche il consumatore divulghi ovunque la cultura del nostro olio".
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