La professoressa Giovanna Bruno tra incertezze e timori: “No alla didattica mista”

“Gli alunni sono fortemente destabilizzati da questo insegnamento caotico e confusionario”

giovedì 4 febbraio 2021 5.23
A cura di Giovanna Albo
La scuola, da circa un anno, ha imparato ad adeguarsi ai vari cambiamenti provocati dalla pandemia. Per salvaguardare la salute degli alunni e del personale scolastico, nel corso dei mesi, sono state messe in campo diverse modalità di apprendimento: dalla didattica a distanza alla didattica integrata a quella mista o turnazione.

Quest'ultimo provvedimento ha provocato non poche perplessità alla professoressa Giovanna Bruno, nonché ex assessore agli Affari generali, tanto da definirla farraginosa e del tutto inefficace, perché impone al docente di conciliare due metodi, di fatto, incompatibili tra loro: da un lato l'insegnamento in presenza e dall'altro la Dad per chi avesse scelto di stare a casa.

«Uno svilimento della sicurezza e della professione docente. Gli alunni sono fortemente destabilizzati da questo insegnamento caotico e confusionario», commenta preoccupata la professoressa Bruno. «Per me solo due strade sono percorribili in questa congiuntura: la Dad oppure, nel caso in cui i dati della curva epidemiologica dovessero risultare rassicuranti, optare per la didattica in presenza, naturalmente con l'osservazione di tutte le norme igieniche anti-Covid» - continua - «Purtroppo la tipologia mista è solo un guazzabuglio organizzativo che sta danneggiando gravemente il diritto all'istruzione e la libertà di insegnamento. Per non parlare degli effetti devastanti sulla qualità della didattica, sia per chi segue da remoto sia per chi segue in classe, nonché effetti altrettanto devastanti sulla qualità del nostro lavoro come docenti».

L'ex assessore, dunque, esprime sconcerto nei confronti di questa nuova modalità di insegnamento (fatta passare, molto spesso, come innovazione tecnologica) che ha inciso profondamente sul lavoro e sulla vita di tutti con tutte le incertezze del caso, dal momento che non tiene conto anche delle oggettive difficoltà metodologiche, discriminando soprattutto gli studenti più fragili.

«Si tratta di una modalità che genera disparità in termini di opportunità di apprendimento tra chi segue le lezioni in presenza e chi da casa. Invece, a tutti gli studenti bisogna garantire le medesime condizioni di fruizione e di interazione».

In qualità di docente che conosce e comprende la situazione attuale, Giovanna Bruno ha sentito in dovere di lanciare un accorato appello alle autorità competenti: "Mi auguro fortemente che le Istituzioni tornino al più presto a discutere con lucidità e in modo condiviso le soluzioni migliori per il nostro futuro e per quello dei nostri discenti».