I consiglieri Marmo, Caracciolo, Di Bari, Ventola e Zinni impegnano l'ass. Stea a ridiscutere la delibera riguardante discarica ex F.lli Acquaviva

All'audizione in V Commissione consiliare anche il Sindaco e Presidente della Provincia, Nicola Giorgino

mercoledì 27 febbraio 2019 18.52
Revocare la delibera di Giunta relativa all'utilizzo della discarica del sito ex Fratelli Acquaviva ad Andria e stralciare dal Piano regionale dei rifiuti urbani 2018, qualora non ne sia ravvisata la necessità, l'impianto complesso composto dall'impianto di biostabilizzazione e dalla relativa discarica di servizio soccorso.

Questa la richiesta avanzata dai consiglieri Nino Marmo, Filippo Caracciolo, Grazia di Bari, Francesco Ventola e Sabino Zinni a margine delle audizioni della V commissione che si sono concluse con l'impegno dell'assessore all'Ambiente Giovanni Stea, a ridiscutere la questione con il Governo regionale, facendosi portatore delle istanze dei commissari.

Alla riunione, presieduta da Mauro Vizzino, sono intervenuti inoltre i dirigenti delle strutture tecniche Domenico Scannicchio (Sezioni Ciclo rifiuti e bonifiche) e Antonietta Riccio (Autorizzazioni ambientali), il commissario straordinario dell'Ager, Gianfranco Grandaliano, Nicola Giorgino, sindaco di Andria e presidente della provincia Bat e il dirigente dell'Arpa, Giuseppe Gravina.

La seduta, richiesta dal consigliere Filippo Caracciolo, è stata l'occasione per "fare chiarezza su un argomento che riguarda la salute dei cittadini e che pertanto non deve diventare materia di sciacallaggio politico". Pertanto, Caracciolo ha tenuto a ribadire che "la Regione Puglia non ha disposto l'apertura di una nuova discarica, ma che quello indicato nella delibera, è un sito già inserito nel Piano rifiuti del 2013 e attualmente sottoposto a procedura di infrazione comunitaria". Come emerso dai vari interventi, la discarica, è di proprietà della società Daneco, sottoposta a curatela fallimentare, e che pertanto spetta alla Regione mettere in atto le misure di adeguamento relative ad un sito non chiuso. Come dichiarato dai dirigenti delle strutture tecniche, nel definire un percorso risolutivo, la scelta è stata quella di prevedere l'utilizzo delle volumetrie residue della discarica (763mila metri cubi). Tale decisione, seppur definita in una serie di tavoli tecnici, non è stata condivisa dal sindaco di Andria, secondo il quale "la stessa Aia rilasciata nel 2012 era relativa all'impianto complesso e l'attivazione della sola discarica, prevista come sito di servizio soccorso, non trova giustificazione dal momento che il biostabilizzatore non è mai stato realizzato". Pertanto secondo il ragionamento di Giorgino, considerato anche che "la previsione di tale rimpianto risaliva al 2013 - come definito nel Piano dei Rifiuti dell'epoca - e che si basava sui livelli della raccolta differenziata che nel frattempo hanno raggiunto la percentuale del 65%, sarebbe il caso di riconsiderare la questione".

Posizione sostenuta dai commissari che hanno ribadito all'assessore la necessità di rivedere il nuovo Piano rifiuti, condividendo le scelte che ricadono sui territori e di definire una strategia definitiva in materia.