Beni confiscati alla mafia: l'on. D'Ambrosio e la consigliera Di Bari (M5S) difendono don Geremia Acri

Nei giorni scorsi il sacerdote andriese aveva ipotizzato che interessi professionali avevano ostacolato l'assegnazione di tali beni

sabato 27 aprile 2019 12.46
Quello che doveva essere un grido d'allarme ed una sorta di pungolo affinchè i tanti beni confiscati alla criminalità organizzata presenti ad Andria, potessero essere finalmente riutilizzati per finalità sociali, così come prescrive l'attuale normativa antimafia, alla fine è diventato argomento di scontro politico, tra un prete di periferia ed un ordine professionale, di cui fa anche parte un ex amministratore locale, per giunta di vertice.

Tutto ha avuto inizio con una intervista al dorso Puglia del quotidiano "Repubblica", con il quale don Geremia Acri, responsabile della Caritas e del centro di accoglienza "S. Maria Goretti", denunciava la paralisi circa l'utilizzo dei tanti beni sequestrati e quindi confiscati alla criminalità organizzata presenti ad Andria. E per onore di cronaca citava il caso dell'ultimo bene assegnato ad egli, risalente a poco meno di un decennio fa. Secondo il prete questa condizione poteva essere stata causata dal fatto che alcuni dei difensori di personaggi a cui era stata attivata la procedura di sequestro, sedevano tra i banchi di Palazzo di Città. Questa dichiarazione, sia pure resa al condizionale ha quindi provocato la reazione dell'ex sindaco Nicola Giorgino e del presidente dell'Ordine degli Avvocati di Trani, avv. Tullio Bertolino, i quali ritengono altre modo lesive della dignità politica (il primo) e professionale (il primo ed il secondo), tanto da minacciare querele, se non verranno fatti i nomi di tali professionisti. La vicenda ha così toccato il versante politico, tanto che questa mattina, ben due rappresentanti del monto pentastellato, il parlamentare Giuseppe D'Ambrosio e la consigliera e capogruppo regionale del M5S, avv. Grazia Di Bari, in due post hanno preso le difese di don Geremia Acri.

"A seguito del grido d'allarme fatto da Don Geremia Acri, prete andriese -sottolinea l'avv. Grazia Di Bari, nel suo post-, sono intervenuti l'ormai ex Sindaco di Andria avv.to Nicola Giorgino e il Presidente del Consiglio dell'ordine degli avvocati di Trani avv.to Tullio Bertolino.
Don Geremia ha detto che i beni confiscati alla mafia ad Andria non vengono assegnati ed ha ipotizzato che ciò avvenga forse anche a causa del fatto che alcuni amministratori siano i difensori di coloro a cui i beni sono stati confiscati.
Questo ha suscitato la reazione degli avvocati Giorgino e Bertolino che hanno chiesto nomi, cognomi e prove a Don Geremia, in caso contrario minacciano di querelarlo perché sarebbe una diffamazione contro l'intera classe forense della Bat.
Alcuni di noi svolgono la professione di avvocato e la denuncia di Don Geremia non ci ha per nulla offesi, invece ci ha incuriositi e pertanto chiediamo a Giorgino e Bertolino di approfondire le motivazioni per le quali i beni confiscati alla mafia non vengono assegnati.
Pare ci siano beni che sono stati addirittura richiesti in questi anni, ma non sono stati assegnati per problemi amministrativi.
Nel frattempo questi beni sono deperiti, quindi mi chiedo: tali problemi amministrativi erano insormontabili pur in presenza di un evidente interesse pubblico?
Dunque, invece di paventare azioni contro Don Geremia, ritengo che Bertolino, ma anche Giorgino, debbano adoperarsi per chiarire il problema del mancato utilizzo dei beni confiscati, poiché la dignità dell'intera classe forense non mi sembra il tema principale né mi sembra essere stata messa in discussione da Don Geremia.
Da cittadini, attendiamo risposta!


"Le solite Bat Stranezze -è invece il primo commento dell'on. Giuseppe D'Ambrosio, che prosegue-. Un sacerdote denuncia la situazione dei beni confiscati alla mafia ad Andria ipotizzando collegamenti quanto meno inopportuni tra chi amministrava Andria ed il fatto che i delinquenti siano difesi dagli stessi amministratori, ed addirittura il Presidente dell'ordine degli avvocati del foro di Trani e l'ex Sindaco di Andria Giorgino si muovono incontrando il Vescovo e minacciando di querela il sacerdote.
Strano posto questo nostro territorio.
Ci si muove immediatamente per una denuncia del genere e non per approfondire il problema vero che il sacerdote denuncia e che anche il sottoscritto ha evidenziato all'Agenzia Nazionale per i beni confiscati di Reggio Calabria ed al Prefetto della Bat.
Ci si muove immediatamente per difendere la categoria degli avvocati ma non mi sembra che il sacerdote abbia detto che tutti gli avvocati fanno questo, ma ha chiesto di sollevare attenzione sull'opportunità di alcuni pericolosi incroci di interesse. E poi, a quale titolo interviene l'ex (per fortuna degli andriesi) ormai Sindaco di Andria? In quanto avvocato? E perchè non intervengono con lui anche tutti gli altri avvocati presenti nella sua amministrazione e nella sua maggioranza? Ha forse qualche "carboncino bagnato"?
Non si spiega a quale titolo intervenga se non quello dello stile del solito prezzemolino Giorgino.
Non è intimidendo un sacerdote che l'Ordine degli avvocati risolve i problemi dei cittadini andriesi. Piuttosto sarebbe stato molto più opportuno chiedere un incontro al sacerdote, senza questi clamori, per conoscere più approfonditamente la sua denuncia e magari intervenire dopo, proprio per tutelare il buon nome della categoria degli avvocati senza minacciare inutili e controproducenti querele.
Sia chiaro che noi del MoVimento 5 Stelle da tempo ci muoviamo su questo, da tempo chiediamo notizie sui beni confiscati alla mafia e da tempo denunciamo le lentezze e stranezze che anche Don Geremia ha evidenziato e continueremo a seguire la vicenda perchè questi beni hanno un grande valore etico e di risarcimento alla comunità andriese rispetto a chi la danneggia con i propri reati.
Volete querelare anche noi per questo?
Fatelo pure.