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Commento
La città dei Commessi (prima parte)
La trasferta romana del Direttore: classifiche, considerazioni e valutazioni
Andria - venerdì 7 marzo 2014
8.50
Svincolato dagli impegni lavorativi di prima mattinata, il Direttore, un curioso di natura, dopo varie proroghe e rinvii è riuscito finalmente a recarsi in uno degli edifici più prestigiosi della Capitale, a Montecitorio, nel Palazzo sede della Camera dei Deputati, proprio quello commissionato al Bernini nel 1653 e più volte rimaneggiato nel tempo.
Mission della visita: controllare da vicino i nostri onorevoli dipendenti, in primis quelli di casa nostra, D'Ambrosio e Fucci, e contestualmente poi tutti gli altri. Anche se in questi ultimi tempi la politica ha creato disincanto, delusione e scetticismo, ad ogni modo il Direttore ritiene opportuno suggerire a tutti i cittadini italiani di visitare almeno una volta nella vita questi autorevoli luoghi. Recatosi all'indirizzo segnalato nel sito ufficiale della Camera, piazza Parlamento 24 (una stradina adiacente al palazzo), si accinge a varcare la soglia per prenotare il suo pass giornaliero che gli consentirà di assistere ai lavori di aula dalle tribune, quelle in alto, senza alcuna limitazione né di tempo né di numero (a proposito, serve documento valido d'identità e decoro nell'abbigliamento, giacca e cravatta).
È accolto educatamente e con grandi sorrisi da un esercito di assistenti della Camera (e vorrei vedere, con quello che li paghiamo!), i famosi commessi, quelli con la mostrina tricolore, uno per ogni metro quadro di antico parquet. Una graziosa segretaria lo invita a leggere un noiosissimo regolamento che prevede norme da rispettare all'interno della Camera per non incorrere in sanzioni severe; naturalmente finge di leggere tutti i punti. Lo conducono poi in un'altra stanza vicina per la compilazione di una scheda che riporta i dati personali, tutto rigorosamente scritto a mano, tecnologia zero, PC zero, nessun monitor, tutto scandalosamente a rilento forse per giustificare un numero elevato di dipendenti. Fa da cornice un gabbiotto, una reception con un'altra commessa sorridente, un grande tavolo antico in legno massello, massicce poltrone in legno foderate in pelle (forse in pelle umana) sulle quali discutono della diaria due illustri sconosciuti di qualche ignaro parlamentare, astucci e penne con il filo antitaccheggio a prova di Italioti, altri commessi che si alternano vorticosamente come in una gara di valzer, tutti si spostano come formiche impazzite (ma dove andranno, boh?!).
Intanto uno di questi commessi più anziani con accento fortemente romanesco recupera la sua scheda, unica prenotazione in quel momento e subito dopo si trasferisce in qualche altro misterioso ufficio dove (gli dicono) sarà espletato il controllo di routine, verificheranno che non sia un terrorista, un delinquente o peggio ancora un cittadino incazzato. Nel frattempo un altro commesso lo informa del fatto che ci sia da attendere una mezz'oretta prima che la Sibilla cumana possa concepire un responso, si spera positivo. Si accomoda sul confortevole divano in pelle e prova a carpire i segreti dei due già citati assistenti parlamentari, ma con scarso successo, infatti, i due si accorgono di essere attenzionati e continuano a dialogare bisbigliando, scoop mancato questa volta! Un po' agitato come un novello papà che attende in sala operatoria la nascita del primogenito, si guarda attorno: rilegge più volte l'ordine del giorno del 5 marzo e i nomi degli onorevoli che interverranno nel pomeriggio al question time. In quei minuti di trepidante attesa entrano l'ex ministra Cécile Kyenge, il leghista Buonanno (quello delle manette) e la seducente piddina Alessandra Moretti che inaspettatamente abbozza anche un gradevole sorriso, come se volesse dire: «Mi ha riconosciuta? Ha visto come sono carina in questo tailleur primaverile?».
Finalmente dopo 25 minuti di attesa le acque prodigiose del mar Rosso si dividono, il cammino è segnato non ci sono più ostacoli, dalla Questura della Camera l'autorizzazione sopraggiunge tra le preziose mani di un altro commesso (un altro ancora). Ci siamo, giusto il tempo di lasciare borse ed apparecchi elettronici (no foto, no video) in bustoni sigillati, un passaggio obbligato al metal detector, e poi su al secondo piano in un percorso obbligato senza altre vie di fuga, con quattro rampe impegnative di scale, verso l'aula dove si riuniscono in seduta plenaria 630 deputati della Repubblica. Fate largo, sta arrivando! (To be continued) ...
Mission della visita: controllare da vicino i nostri onorevoli dipendenti, in primis quelli di casa nostra, D'Ambrosio e Fucci, e contestualmente poi tutti gli altri. Anche se in questi ultimi tempi la politica ha creato disincanto, delusione e scetticismo, ad ogni modo il Direttore ritiene opportuno suggerire a tutti i cittadini italiani di visitare almeno una volta nella vita questi autorevoli luoghi. Recatosi all'indirizzo segnalato nel sito ufficiale della Camera, piazza Parlamento 24 (una stradina adiacente al palazzo), si accinge a varcare la soglia per prenotare il suo pass giornaliero che gli consentirà di assistere ai lavori di aula dalle tribune, quelle in alto, senza alcuna limitazione né di tempo né di numero (a proposito, serve documento valido d'identità e decoro nell'abbigliamento, giacca e cravatta).
È accolto educatamente e con grandi sorrisi da un esercito di assistenti della Camera (e vorrei vedere, con quello che li paghiamo!), i famosi commessi, quelli con la mostrina tricolore, uno per ogni metro quadro di antico parquet. Una graziosa segretaria lo invita a leggere un noiosissimo regolamento che prevede norme da rispettare all'interno della Camera per non incorrere in sanzioni severe; naturalmente finge di leggere tutti i punti. Lo conducono poi in un'altra stanza vicina per la compilazione di una scheda che riporta i dati personali, tutto rigorosamente scritto a mano, tecnologia zero, PC zero, nessun monitor, tutto scandalosamente a rilento forse per giustificare un numero elevato di dipendenti. Fa da cornice un gabbiotto, una reception con un'altra commessa sorridente, un grande tavolo antico in legno massello, massicce poltrone in legno foderate in pelle (forse in pelle umana) sulle quali discutono della diaria due illustri sconosciuti di qualche ignaro parlamentare, astucci e penne con il filo antitaccheggio a prova di Italioti, altri commessi che si alternano vorticosamente come in una gara di valzer, tutti si spostano come formiche impazzite (ma dove andranno, boh?!).
Intanto uno di questi commessi più anziani con accento fortemente romanesco recupera la sua scheda, unica prenotazione in quel momento e subito dopo si trasferisce in qualche altro misterioso ufficio dove (gli dicono) sarà espletato il controllo di routine, verificheranno che non sia un terrorista, un delinquente o peggio ancora un cittadino incazzato. Nel frattempo un altro commesso lo informa del fatto che ci sia da attendere una mezz'oretta prima che la Sibilla cumana possa concepire un responso, si spera positivo. Si accomoda sul confortevole divano in pelle e prova a carpire i segreti dei due già citati assistenti parlamentari, ma con scarso successo, infatti, i due si accorgono di essere attenzionati e continuano a dialogare bisbigliando, scoop mancato questa volta! Un po' agitato come un novello papà che attende in sala operatoria la nascita del primogenito, si guarda attorno: rilegge più volte l'ordine del giorno del 5 marzo e i nomi degli onorevoli che interverranno nel pomeriggio al question time. In quei minuti di trepidante attesa entrano l'ex ministra Cécile Kyenge, il leghista Buonanno (quello delle manette) e la seducente piddina Alessandra Moretti che inaspettatamente abbozza anche un gradevole sorriso, come se volesse dire: «Mi ha riconosciuta? Ha visto come sono carina in questo tailleur primaverile?».
Finalmente dopo 25 minuti di attesa le acque prodigiose del mar Rosso si dividono, il cammino è segnato non ci sono più ostacoli, dalla Questura della Camera l'autorizzazione sopraggiunge tra le preziose mani di un altro commesso (un altro ancora). Ci siamo, giusto il tempo di lasciare borse ed apparecchi elettronici (no foto, no video) in bustoni sigillati, un passaggio obbligato al metal detector, e poi su al secondo piano in un percorso obbligato senza altre vie di fuga, con quattro rampe impegnative di scale, verso l'aula dove si riuniscono in seduta plenaria 630 deputati della Repubblica. Fate largo, sta arrivando! (To be continued) ...