
Commento
Carogne d’Italia
La fauna DOP tricolore
Andria - lunedì 5 maggio 2014
17.17
E' possibile che Gennarino, detto pure "a Carogna" con i suoi tatuaggi colorati, noto capo ultras napoletano, dopo aver espugnato con sprezzo del pericolo i suoi 3 metri e mezzo di protezione metallica, sfidando tutte le moderne leggi di gravitazione universale, tenga in pugno uno stadio gremito in ogni ordine di posti? E' possibile!
Abbarbicato in alto con altri suoi fedeli gerarchi, travestiti con improbabili t-shirt adolescenziali, barba incolta e sguardo di brace, alla testa del suo esercito di facinorosi, adoratori pagani della divina Sfera d'aria rimbalzante, con la superbia propria del suo status, della sua condizione sociale di pregiudicato, come un condottiero dei poemi omerici attende borioso la visita istituzionale degli ambasciatori delle forze dell'Ordine, rappresentanti del nerboruto Stato d'Italia.
La processione laica si dirige verso l'eroe, a ogni incedere di passi il silenzio si fa sempre più assordante, sale la tensione, cala il gelo, le coscienze del Paese temono un disastro, l'apocalisse calcistica: il prato verde è stato innaffiato, i biglietti sono stati acquistati regolarmente, le telecamere già piazzate, i giornalisti accreditati, i cronisti microfonati, le figure istituzionali del Governo sono state fatte accomodare, le tavole degli spettatori da casa apparecchiate.
Il maxischermo si sofferma sul volto luminoso del Mammasantissima, l'attenzione di tutta l'arena è convogliata sul suo poderoso primo piano. Religioso silenzio, ci siamo… non si odono le parole, solo gesti e movimenti drammaturgici carichi di tensione e turbamento. Il braccio proteso verso il Prefetto lascia presagire uno spiraglio favorevole delle trattative, le nuvole minacciose che incombono sulla Capitale si diradano, la luce dei fari dell'Olimpico sembra farsi ancora più luminosa. In un tripudio di emozioni arriva l'auspicato gesto di approvazione del Carognone accompagnato da un boato liberatorio del pubblico pagante: si può fare!
La finale di Coppa Italia TIM è salva, la Rai e gli sponsor che pubblicizzano l'evento ringraziano per questo inaspettato dono. Le autorità possono tornare a sedersi, la giovane cantante a intonare l'Inno di Mameli, i gladiatori possono guadagnare il centrocampo, partita comincia quando arbitro fischia (addio Vujadin!).
Il cronometro sta per schizzare, è possibile cambiare canale? Certo che è possibile, si cambi canale allora!
Abbarbicato in alto con altri suoi fedeli gerarchi, travestiti con improbabili t-shirt adolescenziali, barba incolta e sguardo di brace, alla testa del suo esercito di facinorosi, adoratori pagani della divina Sfera d'aria rimbalzante, con la superbia propria del suo status, della sua condizione sociale di pregiudicato, come un condottiero dei poemi omerici attende borioso la visita istituzionale degli ambasciatori delle forze dell'Ordine, rappresentanti del nerboruto Stato d'Italia.
La processione laica si dirige verso l'eroe, a ogni incedere di passi il silenzio si fa sempre più assordante, sale la tensione, cala il gelo, le coscienze del Paese temono un disastro, l'apocalisse calcistica: il prato verde è stato innaffiato, i biglietti sono stati acquistati regolarmente, le telecamere già piazzate, i giornalisti accreditati, i cronisti microfonati, le figure istituzionali del Governo sono state fatte accomodare, le tavole degli spettatori da casa apparecchiate.
Il maxischermo si sofferma sul volto luminoso del Mammasantissima, l'attenzione di tutta l'arena è convogliata sul suo poderoso primo piano. Religioso silenzio, ci siamo… non si odono le parole, solo gesti e movimenti drammaturgici carichi di tensione e turbamento. Il braccio proteso verso il Prefetto lascia presagire uno spiraglio favorevole delle trattative, le nuvole minacciose che incombono sulla Capitale si diradano, la luce dei fari dell'Olimpico sembra farsi ancora più luminosa. In un tripudio di emozioni arriva l'auspicato gesto di approvazione del Carognone accompagnato da un boato liberatorio del pubblico pagante: si può fare!
La finale di Coppa Italia TIM è salva, la Rai e gli sponsor che pubblicizzano l'evento ringraziano per questo inaspettato dono. Le autorità possono tornare a sedersi, la giovane cantante a intonare l'Inno di Mameli, i gladiatori possono guadagnare il centrocampo, partita comincia quando arbitro fischia (addio Vujadin!).
Il cronometro sta per schizzare, è possibile cambiare canale? Certo che è possibile, si cambi canale allora!