Zinni (ESP): "10 febbraio. Quel che non vogliamo ricordare…"

"10 febbraio, Giorno del Ricordo: o così dovrebbe essere"

sabato 10 febbraio 2018 12.54
Dal 2004, in Italia, è stata istituita la Giornata del Ricordo, per non dimenticare la tragedia delle foibe e l'esodo degli italiani istriani, fiumani e dalmati.
"La legge c'è, il ricordo stenta a formarsi -come afferma il consigliere regionale Sabino Zinni (ESP)":
"La legge 92/2004 così recita: "La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale 'Giorno del ricordo' al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale".
Per la legge italiana, dunque, non ci sono "morti di serie a" e "morti di serie b". Tutti le vittime innocenti dell'odio razzista vanno ricordate, dalla memoria di ogni tragedia, almeno così si spera, dobbiamo imparare.
Eppure, per i nostri libri di storia, temo che ancora non sia così.
Per questo, oggi, 10 febbraio, Giorno del Ricordo, vi invito a leggere un articolo scritto due anni fa dal mio fraterno amico prof. Paolo Farina.
Un articolo che, purtroppo, io credo, non ha perso nulla della sua attualità"

"10 febbraio. La memoria scomoda", scritto dal prof. Paolo Farina su "Odysseo".

Alzi la mano lo studente che, sui banchi di scuola, negli ultimi 70 anni, ha studiato questa storia.
Alzi la mano chi conosce esattamente il perché del "Giorno del ricordo".
Allora proviamo a raccontarli, questi spicchi di storia, ritagli di una memoria scomoda.
Armistizio dell'8 settembre 1943: si scatena l'offensiva contro nazisti e fascisti. Vengono colpiti, sommariamente, tutti gli italiani sospettati di aver collaborato con il regime di Mussolini.
Maggio del 1945: il massacro.
Per forzare gli italiani a fuggire dai territori istriani, dalmati e della Venezia Giulia, migliaia e migliaia di innocenti vengono infoibati. Non si hanno numeri certi. Sono non meno di 5.000. Forse, addirittura 15.000.
Era finita la Seconda guerra mondiale, l'Italia tutta veniva liberata dall'occupazione nazista: a Trieste e nell'Istria scoppiava la tragedia, il genocidio.
Un particolare: se a liberare il resto dell'Italia era stato l'esercito anglo-americano, a liberare l'Istria, sino ad allora territorio italiano, era l'esercito comunista jugoslavo, guidato dal maresciallo Tito.
"Liberare"? In realtà, durante i "quaranta giorni del terrore", a Trieste, le truppe partigiane e comuniste di Tito furono libere di torturare, uccidere, deportare.
Indiscriminatamente.
E di nascondere l'orrore nelle foibe.
Già, ma cos'è, di preciso, una foiba? Si tratta di cavità carsiche, a forma di imbuto, larghe anche 20m e profonde 100 o più: servirono da inghiottitoio delle vittime della pulizia etnica messa in atto dalle truppe titine.
La "tecnica" utilizzata lascia smarriti: schiere di uomini e donne legate, mani e piedi, con filo di ferro, un colpo di pistola al primo della fila che, cadendo nella voragine, trascinava giù, col suo peso, tutti gli altri. Corpi su corpi, membra su membra. I primi, morti per l'impatto o per soffocamento, schiacciati dal peso degli altri che franavano loro addosso e che potevano sopravvivere anche per diversi giorni. Prima che sopraggiungesse la morte. Di inedia.
Un orrore.
Dimenticato per decenni, rimosso dalla coscienza nazionale, cancellato dai libri di storia,contestato ancora oggi.
Ma non è tutto.
Il 10 febbraio 1947, con il Trattato di Parigi, l'Italia cedeva definitivamente l'Istria alla Jugoslavia e 350.000 esuli istriani, fiumani e dalmati dovettero abbandonare la loro terra, i loro beni, i loro ricordi. Ammassandoli nel Magazzino 18.
Giunti sulla Penisola, furono insultati, vilipesi, respinti. A un treno di esuli diretto da Venezia a La Spezia fu impedita la sosta nella stazione di Bologna: c'era necessità di rifornirsi, ma tutto il personale ferroviario minacciò uno sciopero nel caso in cui si fossero concessi acqua e cibo ai "fascisti istriani".
Ancora. L'Italia dovette attendere il 1954 per ottenere finalmente il controllo di Trieste, mentre ogni pretesa italiana sull'Istria fu definitivamente sepolta con il Trattato di Osimo, nel 1975. Una cessione senza contropartita, di un territorio che era stato "Italia" sin dai tempi dell'Impero Romano…
Un'altra pagina di storia, non certo gloriosa, che la nostra Repubblica ha rimosso e sulla quale tesi giustificazioniste e negazionismo storico l'hanno fatta da padrone.
Ecco, la legge del 30 marzo 2004, n. 92, recita: «La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale "Giorno del ricordo" al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale».