Referendum, Elena Gentile: «Basta un sì» per cambiare

Ad Andria l’europarlamentare del Pd a sostegno della riforma della Costituzione

lunedì 31 ottobre 2016 14.07
A cura di Antonio D'Oria
Un incontro con alcuni big del Partito Democratico per cercare di chiarire le idee a curiosi e semplici interessati sulle ragioni per cui scegliere di votare sì; si parla, ovviamente, del referendum per la riforma costituzionale che avrà luogo il prossimo 4 dicembre. Ad organizzarlo ad Andria nel primo pomeriggio di domenica 30 ottobre in un bar di viale Crispi i Giovani democratici. Ad aprire il momento di confronto è stato Bruno Lattanzio, coordinatore Pes – Bat, seguito dal segretario provinciale GD, Mirko Malcangi. Lo stesso, prima di cedere la parola agli ospiti, ha sottolineato come «con questa riforma si vada a rimodernare la nostra costituzione, pur cambiando 47 articoli». La parola è passata poi ai due ospiti dell'incontro, ossia l'Europarlamentare del Partito Democratico, Elena Gentile, e il Senatore del Partito Democratico, Roberto Cociancich. Successivamente al segretario GD Malcangi è intervenuto il senatore, il quale ha ribadito l'importanza dell'esercizio del diritto di voto, in quanto «votare significa dare l'ultima parola, secondo la costituzione, al popolo, che ha la sovranità». Lo stesso definisce questa riforma come «bella, utile, importante per il nostro paese, e molti cittadini che non fanno politica vi si stanno avvicinando, comprendendo l'importanza della carta costituzionale come principio base della vita civile».

Al senatore ha fatto seguito l'Europarlamentare Gentile, la quale ha messo in luce l'importanza del referendum non solo a livello italiano, ma anche e soprattutto europeo, chiarendo come «una vittoria del sì potrebbe definire una nuova leadership in Europa, all'interno della quale la nostra storia densa di percorsi di democrazia può farci assumere una posizione di vantaggio tra quei paesi che hanno dettato la linea politica in Europa». Numerosi gli altri argomenti emersi ad avvalorare le ragioni del si. Innanzitutto dire addio al bicameralismo paritario: evitare cioè il ping pong delle leggi tra Camera e Senato, ma solo la Camera vota la fiducia e ha l'ultima parola sul bilancio; la conseguenza è la certezza dei tempi di approvazione delle leggi e meno presenza di decreti legge. Si è poi posto l'accento sul taglio degli stipendi: ben 315 stipendi tagliati, e i 100 senatori che rimangono saranno espressione dei territori, senza indennità. Verrebbero anche abolite le Province dalla Costituzione e il CNEL. I relatori dell'incontro si sono espressi anche sull'importanza di un paese stabile: con il SÌ vi sarebbe un abbassamento del quorum per i referendum, con garanzia di maggiore stabilità al governo e poteri di controllo alle opposizioni; inoltre ai cittadini si assicurerebbero tempi certi per esaminare leggi di iniziativa popolare. Infine andrebbero chiarite le competenze dello Stato centrale e quelle delle Regioni: allo Stato tornerebbe energia, infrastrutture, promozione turistica.

Tantissimi, quindi, le ragioni e motivazioni addotte ed espresse dagli esponenti del Partito Democratico in risposta alla scelta del sÌ, con l'invito ad esercitare il proprio ineludibile diritto di voto per un unico primario obiettivo, ossia il bene del Paese.