Montegrosso: "la porta chiusa al futuro, tra abbandono e disillusione"
Nota a firma di Nicola Miracapillo-Vicepresidente Cooperativa Coloni Montegrosso – Nuovo PSI Andria
mercoledì 25 giugno 2025
15.21
«Sono trascorsi cinque anni da quel 22 ottobre 2020, quando la sindaca Giovanna Bruno annunciava con solenne determinazione, tramite un videomessaggio rivolto alla cittadinanza, l'arrivo di 750 mila euro stanziati dal Governo Conte a sostegno delle comunità più colpite dall'emergenza Covid-19. Tra queste, Montegrosso – borgo un tempo rinomato come "la porta al Parco dell'Alta Murgia" e fonte di risorse agricole, culturali e paesaggistiche – era indicato come prioritario per un rilancio atteso e meritato. In quell'occasione, la stessa sindaca dichiarava: "Borgo di Montegrosso è per tutti noi fonte di ricchezza. È la porta al Parco dell'Alta Murgia e può essere, certamente, rivalutato da un punto di vista turistico, ambientale, culturale, enogastronomico e agricolo. Condensa in sé tante caratteristiche belle e anche uniche per noi andriesi"», sottolinea in una nota Nicola Miracapillo-Vicepresidente Cooperativa Coloni Montegrosso – Nuovo PSI Andria.
«A distanza di anni, quel fervore si è dissolto. Montegrosso, oggi è il simbolo di una promessa mancata: un luogo che avrebbe dovuto rinascere e che invece langue, stretto tra incuria e disillusione. Nonostante le parole altisonanti pronunciate negli anni, l'amministrazione comunale ha lasciato che si sedimentassero criticità evidenti e profonde:
«A distanza di anni, quel fervore si è dissolto. Montegrosso, oggi è il simbolo di una promessa mancata: un luogo che avrebbe dovuto rinascere e che invece langue, stretto tra incuria e disillusione. Nonostante le parole altisonanti pronunciate negli anni, l'amministrazione comunale ha lasciato che si sedimentassero criticità evidenti e profonde:
• Il verde pubblico è abbandonato: aiuole soffocate dalle erbacce, prati trascurati, cespugli incolti. L'aspetto del borgo ne risente gravemente, e con esso la qualità della vita dei cittadini, privati di spazi dignitosi, decorosi e sicuri.
• La rete viaria è allo stremo: strade costellate di buche e dissesti rappresentano un pericolo costante. Ciclisti, automobilisti e pedoni si muovono ogni giorno tra rischi evitabili, figli di anni di mancata manutenzione ordinaria.
• Marciapiedi assenti o inadeguati: in molte aree del borgo manca l'infrastruttura più semplice e fondamentale per la mobilità pedonale. Una carenza che penalizza soprattutto le fasce più fragili della popolazione, costrette a muoversi in condizioni precarie.
• La costante presenza di rifiuti di ogni genere – organici, inorganici e inerti – abbandonati lungo i margini stradali e in prossimità delle piazzole di sosta della SP2. La totale assenza di pulizia stradale e la gestione inadeguata e discontinua della raccolta differenziata dei rifiuti, non solo compromette il decoro del territorio, ma rappresenta anche un serio rischio per l'ambiente e per la sicurezza degli utenti della strada.
A rendere ancor più grave questo scenario è una narrazione istituzionale che spesso scarica le responsabilità proprio su chi questi luoghi li vive ogni giorno. Gli abitanti di Montegrosso vengono descritti come distanti o disinteressati al confronto, quando in realtà rappresentano una comunità consapevole, attiva e profondamente legata al proprio territorio. Conoscono le potenzialità inespresse del borgo e continuano a chiedere, con civiltà e determinazione, un futuro diverso. E non si tratta di una richiesta irrealistica. Montegrosso potrebbe essere un modello di sviluppo sostenibile: radicato nella tradizione agricola e nella ruralità autentica, capace di attrarre un turismo lento e rispettoso dell'ambiente, unendo storia, natura e identità locale. Serve solo la volontà politica di ascoltare, dialogare e intervenire concretamente».
«Emblema visibile della distanza tra promesse e realtà è la rotatoria d'ingresso al borgo, da tempo ribattezzata con amarezza dai residenti "la rotatoria della discordia". Luogo simbolico per chi arriva, eppure teatro di incidenti e disagi che raccontano più di mille parole lo stato di abbandono in cui versa Montegrosso. Lì dove avrebbe dovuto sorgere un'infrastruttura moderna e sicura, oggi resta un'opera incompiuta, segnata dal silenzio istituzionale e dall'assenza di interventi risolutivi. Nonostante l'annuncio di un finanziamento da 800.000 euro da parte della Provincia BAT, e la promessa di ulteriori 11 milioni di euro nell'ambito dell'Accordo di Coesione, tutto resta fermo. Nessun cantiere, nessun cronoprogramma, nessun segnale che possa infondere fiducia a una comunità stanca di attendere. Anche in contesti che avrebbero potuto segnare un punto di svolta, come il recente evento culturale nella tenuta di famiglia del Conte Onofrio Spagnoletti Zeuli in contrada Zagaria, si è parlato del futuro del borgo, ma ancora una volta senza passi concreti. È mancato un dialogo reale e costruttivo con la comunità locale, lasciando Montegrosso immerso nell'ombra delle promesse non mantenute. Montegrosso, in questo senso, non è solo una frazione dimenticata. È lo specchio di un modello amministrativo che fatica a trasformare gli impegni in azioni. Un caso emblematico del divario profondo tra dichiarazioni pubbliche e risultati tangibili. La sindaca Giovanna Bruno e la sua amministrazione si trovano ora davanti a un bivio: trasformare finalmente le parole in azioni concrete, oppure perpetuare un ulteriore capitolo di delusioni. La pazienza della cittadinanza è esaurita. Il tempo delle promesse è finito. Montegrosso merita rispetto, merita attenzione e soprattutto merita un futuro. Se chi governa oggi non è in grado di garantirlo, è dovere della cittadinanza chiedere, con fermezza e dignità, un cambio di rotta. La dignità di un borgo e dei suoi abitanti non può più essere ignorata».
«Emblema visibile della distanza tra promesse e realtà è la rotatoria d'ingresso al borgo, da tempo ribattezzata con amarezza dai residenti "la rotatoria della discordia". Luogo simbolico per chi arriva, eppure teatro di incidenti e disagi che raccontano più di mille parole lo stato di abbandono in cui versa Montegrosso. Lì dove avrebbe dovuto sorgere un'infrastruttura moderna e sicura, oggi resta un'opera incompiuta, segnata dal silenzio istituzionale e dall'assenza di interventi risolutivi. Nonostante l'annuncio di un finanziamento da 800.000 euro da parte della Provincia BAT, e la promessa di ulteriori 11 milioni di euro nell'ambito dell'Accordo di Coesione, tutto resta fermo. Nessun cantiere, nessun cronoprogramma, nessun segnale che possa infondere fiducia a una comunità stanca di attendere. Anche in contesti che avrebbero potuto segnare un punto di svolta, come il recente evento culturale nella tenuta di famiglia del Conte Onofrio Spagnoletti Zeuli in contrada Zagaria, si è parlato del futuro del borgo, ma ancora una volta senza passi concreti. È mancato un dialogo reale e costruttivo con la comunità locale, lasciando Montegrosso immerso nell'ombra delle promesse non mantenute. Montegrosso, in questo senso, non è solo una frazione dimenticata. È lo specchio di un modello amministrativo che fatica a trasformare gli impegni in azioni. Un caso emblematico del divario profondo tra dichiarazioni pubbliche e risultati tangibili. La sindaca Giovanna Bruno e la sua amministrazione si trovano ora davanti a un bivio: trasformare finalmente le parole in azioni concrete, oppure perpetuare un ulteriore capitolo di delusioni. La pazienza della cittadinanza è esaurita. Il tempo delle promesse è finito. Montegrosso merita rispetto, merita attenzione e soprattutto merita un futuro. Se chi governa oggi non è in grado di garantirlo, è dovere della cittadinanza chiedere, con fermezza e dignità, un cambio di rotta. La dignità di un borgo e dei suoi abitanti non può più essere ignorata».