Centro Storico, dott. Antonio Di Gioia: «No alla riduzione dell’area pedonale»
«L’identità storica della città andrebbe valorizzata e tutelata» sottolinea il medico e storico locale
mercoledì 13 maggio 2020
Sulle proposte avanzate dal comitato degli esercenti-imprenditori di ridurre la ZTL (zona traffico limitato), interviene il dott. Antonio Di Gioia, medico di famiglia e memoria storica delle vicende vissute nel nostro centro storico negli ultimi 30 anni. Infatti, il dott. Di Gioia, cultore della storia di Andria, tanto da scriverne due libri interamente dedicati al centro storico, al Castel del Monte e ai personaggi più emblematici della nostro passato, ci ha voluto spiegare, minuziosamente e con riferimenti storici, le ragioni per cui, ancora tutt'oggi, non si riesce a conferire una precisa identità alla zona storica della città.
«Il centro storico di qualsiasi città è il "topos" ideale e materiale della comunità: rappresenta il suo vissuto storico, artistico, sociale e architettonico. E' un bene di tutta la comunità e come tale è tutelato da norme legislative nazionali, regionali e comunali. Perché questa identità storica venga percepita anche dalla massa, occorre un processo di valorizzazione del centro storico in modo che diventi un' attrattiva comprensibile e fruibile sia dai cittadini locali che dai turisti. Negli ultimi 30 anni, in Puglia, è partito un processo di valorizzazione del centro storico, adottando come primo strumento di tutela, la ZTL».
«Andria, invece, ha un ritardo secolare nella valorizzazione del nostro patrimonio culturale – prosegue il dottor Di Gioia–. Non esiste una città al mondo che non abbia il suo castello e il suo palazzo ducale restaurato. Noi abbiamo, un potenziale contenitore – il Palazzo ducale, già dei Carafa ed oggi denominato Palazzo dei Conti Spagnoletti Zeuli- che sorge sui resti del castello normanno di cui sono stati rilevati alcuni dati archeologici (non diffusi come al solito) e che è l'emblema civile della città. Come l'Episcopio e la Cattedrale sono l'emblema religioso. La Diocesi di Andria parte dal 1118 anche se, il primo Vescovo nominato dal Vaticano, fu, nel 1158, Riccardo denominato "l'inglese"».
«Andria si trova in queste condizioni perché, partendo dalla prima metà dell'800 è stata prima guidata dai borghesi latifondisti, i quali erano interessati, prevalentemente, ai loro possessi, dopodiché abbiamo avuto sindaci che hanno manifestato solo interessi per determinati settori, oppure che hanno perseguito una politica finalizzata ad ottenere consenso elettorale.
Inoltre, i nostri governatori, hanno, sempre, esaltato il nostro maniero federiciano, tra l'altro di competenza dello Stato; come se la storia di Andria fosse, solo, contrassegnata dalla figura di Federico II e dall'immagine del Castel del Monte. Prima dell'ascesa politica di Federico II, ci sono stati ben 150 anni di storia normanna, molto ricca di eventi e di personaggi. Nel tentativo di valorizzazione materiale del nostro passato storico, ho elaborato diverse proposte. Ad esempio, suggerii un saggio archeologico davanti al campanile della Cattedrale, la cui struttura si sviluppa per 4 metri sottoterra. Infatti proposi a Nicola Giorgino – in quel periodo sindaco di Andria - se fosse possibile eseguire uno scavo archeologico, rendendo così visibile la parte sottostante del campanile, ai cittadini e ai turisti. Come al solito non ricevetti alcuna risposta. Inoltre, dopo il saggio archeologico di piazza Catuma, avvenuto circa 20 anni fa, ha evidenziato che nella parte sottostante la piazza, vi è un riempimento di materiale conferito alla fine del 1500, di 4 o 5 metri. Molto probabilmente al di sotto di questo strato tufaceo, ricco di frammenti ceramici, ci potrebbero essere grotte o chiese. A tutt'oggi non sono stati pubblicati i risultati di quello scavo archeologico e né tanto meno è avvenuta l'esposizione dei frammenti ceramici rinvenuti. Ancora una volta si è registrato un forte disinteresse da parte delle istituzioni nei confronti di questi progetti di valenza conoscitiva storico-artistica. La spiegazione di tale lassismo andrebbe individuata, indiscutibilmente, nell'assenza di una mentalità politica orientata alla cultura».
Dopo questa premessa di impronta storica, risulta chiaro che per il dottor Di Gioia la fascia oraria della ZTL, attualmente in vigore tutto l'anno, dalle ore 21:00 alle ore 05:00, è di per sé limitata: «se si adottasse una politica di valorizzazione del patrimonio storico, il trend sarebbe quello di aumentare e non diminuire le ore" - continua Di Gioia-. Per quanto riguarda i Dehors, essi sono regolati da normative regionali o comunali che occorre rispettare. Soprattutto con la diffusione della pandemia, molti ristoratori hanno provveduto ad ampliare gli spazi esterni per consentire il distanziamento tra i clienti. Questi provvedimenti sono inaccettabili, poiché causerebbero un peggioramento della vita civile, sociale e del decoro urbano – conclude il medico e cultore della storia locale dottor Di Gioia- Andria meriterebbe una maggiore estensione delle aree pedonali, ciclabili o di ogni altra forma di trasporto urbano alternativa alle autovetture, per le quali il governo sta attuando una politica di incentivi. Senza dimenticare che è in gioco anche la qualità di vita dei cittadini e la salubrità della città».
«Il centro storico di qualsiasi città è il "topos" ideale e materiale della comunità: rappresenta il suo vissuto storico, artistico, sociale e architettonico. E' un bene di tutta la comunità e come tale è tutelato da norme legislative nazionali, regionali e comunali. Perché questa identità storica venga percepita anche dalla massa, occorre un processo di valorizzazione del centro storico in modo che diventi un' attrattiva comprensibile e fruibile sia dai cittadini locali che dai turisti. Negli ultimi 30 anni, in Puglia, è partito un processo di valorizzazione del centro storico, adottando come primo strumento di tutela, la ZTL».
«Andria, invece, ha un ritardo secolare nella valorizzazione del nostro patrimonio culturale – prosegue il dottor Di Gioia–. Non esiste una città al mondo che non abbia il suo castello e il suo palazzo ducale restaurato. Noi abbiamo, un potenziale contenitore – il Palazzo ducale, già dei Carafa ed oggi denominato Palazzo dei Conti Spagnoletti Zeuli- che sorge sui resti del castello normanno di cui sono stati rilevati alcuni dati archeologici (non diffusi come al solito) e che è l'emblema civile della città. Come l'Episcopio e la Cattedrale sono l'emblema religioso. La Diocesi di Andria parte dal 1118 anche se, il primo Vescovo nominato dal Vaticano, fu, nel 1158, Riccardo denominato "l'inglese"».
«Andria si trova in queste condizioni perché, partendo dalla prima metà dell'800 è stata prima guidata dai borghesi latifondisti, i quali erano interessati, prevalentemente, ai loro possessi, dopodiché abbiamo avuto sindaci che hanno manifestato solo interessi per determinati settori, oppure che hanno perseguito una politica finalizzata ad ottenere consenso elettorale.
Inoltre, i nostri governatori, hanno, sempre, esaltato il nostro maniero federiciano, tra l'altro di competenza dello Stato; come se la storia di Andria fosse, solo, contrassegnata dalla figura di Federico II e dall'immagine del Castel del Monte. Prima dell'ascesa politica di Federico II, ci sono stati ben 150 anni di storia normanna, molto ricca di eventi e di personaggi. Nel tentativo di valorizzazione materiale del nostro passato storico, ho elaborato diverse proposte. Ad esempio, suggerii un saggio archeologico davanti al campanile della Cattedrale, la cui struttura si sviluppa per 4 metri sottoterra. Infatti proposi a Nicola Giorgino – in quel periodo sindaco di Andria - se fosse possibile eseguire uno scavo archeologico, rendendo così visibile la parte sottostante del campanile, ai cittadini e ai turisti. Come al solito non ricevetti alcuna risposta. Inoltre, dopo il saggio archeologico di piazza Catuma, avvenuto circa 20 anni fa, ha evidenziato che nella parte sottostante la piazza, vi è un riempimento di materiale conferito alla fine del 1500, di 4 o 5 metri. Molto probabilmente al di sotto di questo strato tufaceo, ricco di frammenti ceramici, ci potrebbero essere grotte o chiese. A tutt'oggi non sono stati pubblicati i risultati di quello scavo archeologico e né tanto meno è avvenuta l'esposizione dei frammenti ceramici rinvenuti. Ancora una volta si è registrato un forte disinteresse da parte delle istituzioni nei confronti di questi progetti di valenza conoscitiva storico-artistica. La spiegazione di tale lassismo andrebbe individuata, indiscutibilmente, nell'assenza di una mentalità politica orientata alla cultura».
Dopo questa premessa di impronta storica, risulta chiaro che per il dottor Di Gioia la fascia oraria della ZTL, attualmente in vigore tutto l'anno, dalle ore 21:00 alle ore 05:00, è di per sé limitata: «se si adottasse una politica di valorizzazione del patrimonio storico, il trend sarebbe quello di aumentare e non diminuire le ore" - continua Di Gioia-. Per quanto riguarda i Dehors, essi sono regolati da normative regionali o comunali che occorre rispettare. Soprattutto con la diffusione della pandemia, molti ristoratori hanno provveduto ad ampliare gli spazi esterni per consentire il distanziamento tra i clienti. Questi provvedimenti sono inaccettabili, poiché causerebbero un peggioramento della vita civile, sociale e del decoro urbano – conclude il medico e cultore della storia locale dottor Di Gioia- Andria meriterebbe una maggiore estensione delle aree pedonali, ciclabili o di ogni altra forma di trasporto urbano alternativa alle autovetture, per le quali il governo sta attuando una politica di incentivi. Senza dimenticare che è in gioco anche la qualità di vita dei cittadini e la salubrità della città».