Sindacato Les: Contestate le ultime decisioni del Capo della Polizia in merito al personale
Intervento di Elvio Vulcano, portavoce del sindacato di Polizia LeS (libertà e Sicurezza)
lunedì 4 novembre 2019
11.09
"Negli ultimi giorni il Capo della Polizia ha emanato due circolari che non sono per nulla piaciute al personale della Polizia di Stato. Ne parliamo con Elvio Vulcano, portavoce del sindacato di Polizia LeS (libertà e Sicurezza).
D:. Perché c'è stato tanto rumore per una circolare interna che ribadiva norme di comportamento da tenere sui social?
R:. Di fatto il personale ha assimilato questa disposizione come un tentativo di imbavagliamento del proprio pensiero. Nella disposizione si richiamano varie normative, dal segreto d'ufficio, al diritto costituzionale e norme di comportamento disciplinarmente sanzionabili, ma a tutti è parso un tentativo di imbavagliare i poliziotti che a volte sui social esprimono critiche e portano alla pubblica conoscenza brutture interne. Tuttavia, secondo LeS, la circolare per quasi tutti i suoi aspetti è condivisibile, in quanto richiama i colleghi e le colleghe ad agire avendo cura di rispettare e tutelare non solo se stessi ma anche i propri colleghi che, sappiamo bene, non sempre sono benvoluti da certe forze politiche, forse perché le Forze dell'Ordine hanno il compito di tutelare la sicurezza pubblica e non a tutti questo compito è gradito.
D:. Ma anche l'ultima circolare dello scorso 29, che vieta l'utilizzo di abbigliamento ed accessori della divisa comprati per conto proprio. Perché non ritenete giusto che dovete indossare l'abbigliamento fornito dalla vostra Amministrazione?
R:. Qui il discorso è diverso. Tutti i poliziotti sarebbero ben contenti di utilizzare solo il materiale fornito dall'Amministrazione. Il problema è che il vestiario che viene fornito è quantitativamente insufficiente: a chi mancano le scarpe, a chi mancano i pantaloni, a chi le maglie o le polo, etc. Entrare in un magazzino VECA, ovvero il settore della Polizia che provvede alla vestizione del personale ed uscire con una divisa completa e della propria taglia da molti anni è diventato un fatto eccezionale. D.: Vuol dire che l'Amministrazione non vi fornisce tutto il vestiario che dovrebbe darvi? R.: Esattamente. Questo è un fenomeno che si sta verificando da molti anni a questa parte e viene giustificato con la carenza delle risorse economiche. Inoltre se ai poliziotti ed alle poliziotte, ad esempio, d'estate viene fornita una sola polo, peraltro fatta di materiale parzialmente sintetico, si immagina in quali condizioni si torna a casa? Ma la polo è una sola e poche ore dopo deve essere indossata nuovamente. Quante sono le colleghe ed i colleghi che possono lavarle e farle asciugare nel giro di poche ore, per poterle indossare quando riprenderanno il servizio? Pochissimi. Da qui nasce l'esigenza di acquistare alcuni capi con i soldi propri.
D.: Dove li acquistate?
R.: Il Capo forse non ha tenuto in considerazione che questi indumenti non si vendono liberamente in negozi qualsiasi e nemmeno nelle bancarelle dei mercati rionali ma si vendono negli spacci all'interno delle Questure. Quindi è materiale che, in qualche modo, deve essere stato autorizzato dall'Amministrazione, per cui esso non può essere nemmeno potenzialmente pericoloso. Altrimenti l'Amministrazione, da un lato, dovrebbe vietarne la vendita e, dall'altro, dovrebbe trovare le risorse per fornire un abbigliamento sufficiente a tutto il personale, anche delle giuste taglie, senza costringere i poliziotti a togliere i propri soldi alle famiglie per comperare da sé stessi le divise o parte di esse. Ma anche il materiale comprato all'esterno, si può acquistare solo in negozi specializzati dietro riconoscimento dell'appartenenza. Quindi ribadisco, saremmo tutti contenti, anche perché si tratta di indumenti abbastanza costosi ed i poliziotti e le poliziotte farebbero molto volentieri a meno di comprarli con il loro denaro, se proprio non ne fossero costretti.
D:. Se è vero che in tanti non avete la divisa completa fornita dalla vostra Amministrazione, come dovrete fare per continuare a prestare servizio in uniforme?
R.: Il problema è del Capo della Polizia, non certo del personale. Chi non ha la divisa completa, come previsto, anche di calze e calzini, farà una relazione di servizio informando il superiore delle eventuali mancanze. Poi sarà il dirigente che dovrà autorizzare formalmente il personale ad utilizzare il materiale non fornito o impiegare lo stesso in servizi con abiti civili. Visto il contenuto della Circolare, consiglieremo a tutto il personale di presentare questa relazione, altrimenti si rischia in caso di infortunio sul lavoro di non veder riconosciuto un eventuale risarcimento, anche se uno ha solo i calzini non forniti dall'Amministrazione.
D.: Però c'è un passaggio della circolare che lascia stupiti, quando parla di "oggetti sponsorizzati". Cosa ha voluto dire Gabrielli, secondo lei?
R.: A mio avviso, se il Dott. Gabrielli, parlando di "oggetti sponsorizzati" ha voluto riferirsi ai pantaloni acquistati dal rappresentante di LeS a Palermo, allora volgiamo ricordare che l'amico e collega Guaglianone ha sentito il dovere, come sindacalista, di fornire a qualcuno dei suoi iscritti quei capi di abbigliamento in quanto i loro erano talmente consumati da renderli indecorosi, salvaguardando, in tal modo, sia il decoro dei colleghi che l'immagine dell'Amministrazione.
D:. Perché c'è stato tanto rumore per una circolare interna che ribadiva norme di comportamento da tenere sui social?
R:. Di fatto il personale ha assimilato questa disposizione come un tentativo di imbavagliamento del proprio pensiero. Nella disposizione si richiamano varie normative, dal segreto d'ufficio, al diritto costituzionale e norme di comportamento disciplinarmente sanzionabili, ma a tutti è parso un tentativo di imbavagliare i poliziotti che a volte sui social esprimono critiche e portano alla pubblica conoscenza brutture interne. Tuttavia, secondo LeS, la circolare per quasi tutti i suoi aspetti è condivisibile, in quanto richiama i colleghi e le colleghe ad agire avendo cura di rispettare e tutelare non solo se stessi ma anche i propri colleghi che, sappiamo bene, non sempre sono benvoluti da certe forze politiche, forse perché le Forze dell'Ordine hanno il compito di tutelare la sicurezza pubblica e non a tutti questo compito è gradito.
D:. Ma anche l'ultima circolare dello scorso 29, che vieta l'utilizzo di abbigliamento ed accessori della divisa comprati per conto proprio. Perché non ritenete giusto che dovete indossare l'abbigliamento fornito dalla vostra Amministrazione?
R:. Qui il discorso è diverso. Tutti i poliziotti sarebbero ben contenti di utilizzare solo il materiale fornito dall'Amministrazione. Il problema è che il vestiario che viene fornito è quantitativamente insufficiente: a chi mancano le scarpe, a chi mancano i pantaloni, a chi le maglie o le polo, etc. Entrare in un magazzino VECA, ovvero il settore della Polizia che provvede alla vestizione del personale ed uscire con una divisa completa e della propria taglia da molti anni è diventato un fatto eccezionale. D.: Vuol dire che l'Amministrazione non vi fornisce tutto il vestiario che dovrebbe darvi? R.: Esattamente. Questo è un fenomeno che si sta verificando da molti anni a questa parte e viene giustificato con la carenza delle risorse economiche. Inoltre se ai poliziotti ed alle poliziotte, ad esempio, d'estate viene fornita una sola polo, peraltro fatta di materiale parzialmente sintetico, si immagina in quali condizioni si torna a casa? Ma la polo è una sola e poche ore dopo deve essere indossata nuovamente. Quante sono le colleghe ed i colleghi che possono lavarle e farle asciugare nel giro di poche ore, per poterle indossare quando riprenderanno il servizio? Pochissimi. Da qui nasce l'esigenza di acquistare alcuni capi con i soldi propri.
D.: Dove li acquistate?
R.: Il Capo forse non ha tenuto in considerazione che questi indumenti non si vendono liberamente in negozi qualsiasi e nemmeno nelle bancarelle dei mercati rionali ma si vendono negli spacci all'interno delle Questure. Quindi è materiale che, in qualche modo, deve essere stato autorizzato dall'Amministrazione, per cui esso non può essere nemmeno potenzialmente pericoloso. Altrimenti l'Amministrazione, da un lato, dovrebbe vietarne la vendita e, dall'altro, dovrebbe trovare le risorse per fornire un abbigliamento sufficiente a tutto il personale, anche delle giuste taglie, senza costringere i poliziotti a togliere i propri soldi alle famiglie per comperare da sé stessi le divise o parte di esse. Ma anche il materiale comprato all'esterno, si può acquistare solo in negozi specializzati dietro riconoscimento dell'appartenenza. Quindi ribadisco, saremmo tutti contenti, anche perché si tratta di indumenti abbastanza costosi ed i poliziotti e le poliziotte farebbero molto volentieri a meno di comprarli con il loro denaro, se proprio non ne fossero costretti.
D:. Se è vero che in tanti non avete la divisa completa fornita dalla vostra Amministrazione, come dovrete fare per continuare a prestare servizio in uniforme?
R.: Il problema è del Capo della Polizia, non certo del personale. Chi non ha la divisa completa, come previsto, anche di calze e calzini, farà una relazione di servizio informando il superiore delle eventuali mancanze. Poi sarà il dirigente che dovrà autorizzare formalmente il personale ad utilizzare il materiale non fornito o impiegare lo stesso in servizi con abiti civili. Visto il contenuto della Circolare, consiglieremo a tutto il personale di presentare questa relazione, altrimenti si rischia in caso di infortunio sul lavoro di non veder riconosciuto un eventuale risarcimento, anche se uno ha solo i calzini non forniti dall'Amministrazione.
D.: Però c'è un passaggio della circolare che lascia stupiti, quando parla di "oggetti sponsorizzati". Cosa ha voluto dire Gabrielli, secondo lei?
R.: A mio avviso, se il Dott. Gabrielli, parlando di "oggetti sponsorizzati" ha voluto riferirsi ai pantaloni acquistati dal rappresentante di LeS a Palermo, allora volgiamo ricordare che l'amico e collega Guaglianone ha sentito il dovere, come sindacalista, di fornire a qualcuno dei suoi iscritti quei capi di abbigliamento in quanto i loro erano talmente consumati da renderli indecorosi, salvaguardando, in tal modo, sia il decoro dei colleghi che l'immagine dell'Amministrazione.