Scorta al Giudice di Bari che ha condannato l'Imam di Andria

Innalzate le misure di allerta antiterrorismo anche in Puglia

martedì 20 gennaio 2015 9.33
A cura di Stefano Massaro
C'è un primo segnale anche in Puglia dell'aumento dell'allerta antiterrorismo dopo i fatti di Parigi: il Giudice Antonio Diella, Presidente aggiunto della sezione Gip-Gup del Tribunale di Bari, è finito sotto scorta. La misura adottata dal Prefetto di Bari, per via del fatto che lo stesso Giudice barese ha condannato, nel mese di settembre scorso, cinque presunti componenti di una cellula del terrorismo islamico internazionale nell'ambito dell'Operazione "Masrah" e che avrebbe avuto nella Città di Andria la sua base logistica tra il 2008 ed il 2010. Diella sta completando la scrittura delle motivazioni delle sentenze del processo svoltosi con rito abbreviato e che sarebbero dovute arrivare già nel mese di dicembre. Richiesta, tuttavia, una proroga di 90 giorni.

L'operazione "Masrah" terminò nell'aprile del 2013 con cinque arresti e fu condotta dal nucleo del Ros dei Carabinieri con il coordinamento della Procura della Repubblica di Bari. Secondo l'accusa vi era un presunto capo dell'organizzazione, il 47enne Imam di origine tunisina della Moschea di Andria tra il 2008 ed il 2010, Hosni Hachemi Ben Hassem, condannato alla pena "minima" possibile di 5 anni e 2 mesi per l'accusa di terrorismo internazionale ed istigazione all'odio razziale. Lo stesso Imam ha già scontato in carcere oltre un anno e dieci mesi. Gli altri componenti della cellula, invece, Faez Elkhaldey, palestinese di 50 anni, Ifauoi Nour, tunisino di 35 anni, Khairredine Romdhane Ben Chedli, tunisino di 33 anni, Chamari Hamdi, 24enne nato in Sicilia, sono stati condannati a 3 anni e 4 mesi di reclusione, poiché cooperavano nell'attività di proselitismo e di finanziamento oltre a tener contatti con altri membri dell'organizzazione pronti al trasferimento in zone di guerra per compiere attività terroristiche.

In particolare, l'Imam tunisino, dal 2008 al 2010 sino al suo trasferimento in Belgio, secondo la ricostruzione effettuata dagli inquirenti, gestiva un "centro per le chiamate internazionali" dove venivano ricercati sul web video dimostrativi per il confenzionamento di ordigni ed utilizzo delle armi da fuoco nonchè avveniva il reclutamento di nuovi volontari da avviare dai campi di battaglia.