"Riabilitazione" Berlusconi, LeU e l'equivoco politico di FI: ecco come spegnere gli entusiasmi azzurri

In una nota l'avvocato andriese Di Lorenzo chiarisce la vicenda giuridica

lunedì 14 maggio 2018 13.54
I fedelissimi esultano ma non mancano anche i critici. Non c'erano dubbi sul fatto che la riabilitazione ottenuta da Silvio Berlusconi dal tribunale di sorveglianza di Milano avrebbe fatto discutere. Un approfondimento sul tema arriva alla nostra redazione in una nota a firma dall'avvocato Michele Di Lorenzo del coordinamento di LeU, Liberi e Uguali, la compagine che fa riferimento all'ex presidente Grasso il quale ritiene di dover puntualizzare la vicenda per due ragioni, «primo, perché è sempre sbagliato farsi ingannare da una disinformazione mediatica, organizzata ad arte; secondo, perché appare necessario moderare certi ingiustificati entusiasmi che non hanno nessuna base giuridica. È risaputo che l'istituto della riabilitazione ha solo il compito di estinguere le cd. pene accessorie che, come dice la parola stessa, sono connesse e conseguenti alla pena principale. Si tratta, in altri termini, di pene che dipendono dalla pena principale».

«Quando la pena principale è stata scontata - spiega l'avv. Di Lorenzo - viene meno anche quella accessoria. L'aspetto importante della questione è, però, un altro: la riabilitazione non riguarda il merito della vicenda penale, ovvero i fatti di rilevanza penale che risultano essere stati compiuti dal condannato. In altre parole, la commissione del reato non è in alcun modo intaccata dalla riabilitazione. Per chiarezza, si legga la sentenza della Corte di Cassazione n. 16250/2013, secondo cui "la riabilitazione estingue le pene "accessorie" ed ogni altro effetto penale della "condanna", ma non preclude la valutazione dei precedenti penali e giudiziari del condannato". Quindi la riabilitazione serve solo ad agevolare il reinserimento sociale del pregiudicato dopo che questi ha scontato la pena.
In questo senso, si può comprendere l'auspicio di tanti militanti di Forza Italia affinché il loro leader non torni più a delinquere, ma sembra piuttosto strano che questo si trasformi in attestazioni di giubilo.
Come avviene per tutti i condannati, è giusto essere contenti che anche Lui possa ricominciare una nuova vita, solo, si spera, non ripetendo le esperienze passate».