Piano di riequilibrio: in vendita Palazzo Ducale, l'anima storica della città di Andria
Una riflessione dello storico locale Antonio Di Gioia sulle alienazioni
martedì 16 marzo 2021
5.10
L'11 marzo 2021, il Consiglio comunale ha approvato, praticamente all'unanimità, il Piano di Riequilibrio Finanziario Pluriennale (PRFP), rimodulazione di un precedente piano che risaliva al 2018. Pienamente condivisibile la necessità politico - amministrativa di approvare il PRFP.
In un primo momento, al rimodulato Piano di Riequilibrio era allegata la lista di tutti il beni immobili di proprietà del Comune di Andria, praticamente nessuno escluso, potenzialmente vendibili, per fare cassa e ridurre il debito dell'Ente. Al momento dell'approvazione del Piano di Riequilibrio (11 marzo 2021), sono stati stralciati da questo elenco e quindi sottratti alla possibile vendita, l'area del Circolo Tennis, dell'Ufficio Tributi e dell'ex Centro Professione di via Riccardo Lotti, aree e beni di notevole valore economico, mentre risultano vendibili buona parte dei beni immobili di epoca storica ed in particolare l'intero Palazzo Ducale di pertinenza comunale.
Sono rimasto allibito. Quale è stata la logica seguita dal Consiglio comunale in questo ultimo passaggio, nella scelta degli immobili da sottrarre alla vendita rispetto ad altri? Se 1+1 fa ancora 2, seguendo una logica terra – terra, vuol dire che, per chi guida la città e per l'intero consiglio comunale, il circolo Tennis o l'area di via Riccardo Lotti sono più importanti, più "significativi", più "intoccabili" per la città rispetto al Palazzo Ducale?
In attesa di una qualche risposta pubblica, devo ritornare su un concetto elementare che ho già espresso in molte altre occasioni: il palazzo Ducale è l'anima storica civile della città, è l'immobile di rappresentanza della comunità civile, è un simbolo. Non si possono mettere in vendita i simboli. Se Andria si trova nello stato pietoso che è sotto gli occhi di tutti non solo economico-finanziario pubblico, ma soprattutto civile è perché generazioni di scellerati e ignoranti amministratori pubblici non hanno mai compreso il valore della storia e della cultura della città, come motore di sviluppo economico, culturale e sociale cittadino. Di conseguenza non hanno mai fatto nulla per inculcare nei cittadini, il senso della propria appartenenza, il senso ed il rispetto del bene pubblico. Nei fatti, non nelle chiacchiere e nelle apparenze del politichese. La conoscenza del proprio passato non intesa come semplice e astratta nozione, ma come presupposto per una concreta tutela e valorizzazione del patrimonio storico – artistico e urbanistico, che poi, automaticamente e direttamente, si riflette sui modi del vivere civile.
E' quello che è mancato e manca ancora per la nostra città. Buona parte degli immobili pubblici di epoca storica sono in stato di abbandono ed ora in vendita. Il Centro antico da decenni lasciato a se stesso, senza un minimo di indirizzo, di controllo e salvaguardia delle peculiarità artistico – architettonico degli immobili, quali che siano, completa mancanza dei contenitori culturali elementari (Teatro, museo civico), un piano del traffico ed una ZTL da barzelletta, ecc…, sono il risultato di queste pluridecennali, distratte politiche amministrative, improntate per lo più a criteri clientelari, assolutamente prive di "idee guida progettuali globali" , che non possono che partire dalla parte antica, da attuare gradualmente nel tempo, indipendentemente dal colore politico. Al confronto con i progressi fatti dalle città vicine (Trani, Corato, Barletta, Bisceglie, Ruvo) nella valorizzazione materiale delle città antiche, Andria appare come" la bella addormentata nel bosco".
Nonostante tutto, i "giovani" hanno fiutato le "tendenze" contemporanee e si sono riversati nel Centro antico, ma quelli nostrani appaiono sempre più selvatici e inselvaggiti. Quelli più alla moda e forse anche più scolarizzati, ormai non possono più fare a meno di avere in mano una bottiglia di birra. La bevono a stomaco vuoto, ragazze e ragazzi, spesso non riescono a berla tutta e la lasciano mezzo piena. Dove: per terra, disposte con cura in piedi dietro i portoncini, oppure semplicemente lasciate per terra, in parte rotte. Se ci sono delle ricorrenze, si passa alle bottiglie da litro di spumante, di alcolici. Le birre sono diuretiche e ci scappa anche la pisciatina. Dove: dietro le macchine e i portoncini delle abitazioni.
Poi ci sono quelli proprio rustici, selvatici, andriesi purosangue, che svettano ad ogni ora del giorno in tutte le direzioni, controsenso, di traverso, dove meno te l'aspetti su quella specie di biciclette, che biciclette non sono; tra di loro si appellano e, all'occorrenza, ci appellano con quei graziosi e coloriti epiteti scanditi ad alta voce che non è il caso di riportare per iscritto dal momento che li abbiamo, credo, tutti direttamente ascoltati, in vivavoce.
Sono belli i giovani, sono il senso della vita. Per fortuna ne abbiamo tanti.
In un primo momento, al rimodulato Piano di Riequilibrio era allegata la lista di tutti il beni immobili di proprietà del Comune di Andria, praticamente nessuno escluso, potenzialmente vendibili, per fare cassa e ridurre il debito dell'Ente. Al momento dell'approvazione del Piano di Riequilibrio (11 marzo 2021), sono stati stralciati da questo elenco e quindi sottratti alla possibile vendita, l'area del Circolo Tennis, dell'Ufficio Tributi e dell'ex Centro Professione di via Riccardo Lotti, aree e beni di notevole valore economico, mentre risultano vendibili buona parte dei beni immobili di epoca storica ed in particolare l'intero Palazzo Ducale di pertinenza comunale.
Sono rimasto allibito. Quale è stata la logica seguita dal Consiglio comunale in questo ultimo passaggio, nella scelta degli immobili da sottrarre alla vendita rispetto ad altri? Se 1+1 fa ancora 2, seguendo una logica terra – terra, vuol dire che, per chi guida la città e per l'intero consiglio comunale, il circolo Tennis o l'area di via Riccardo Lotti sono più importanti, più "significativi", più "intoccabili" per la città rispetto al Palazzo Ducale?
In attesa di una qualche risposta pubblica, devo ritornare su un concetto elementare che ho già espresso in molte altre occasioni: il palazzo Ducale è l'anima storica civile della città, è l'immobile di rappresentanza della comunità civile, è un simbolo. Non si possono mettere in vendita i simboli. Se Andria si trova nello stato pietoso che è sotto gli occhi di tutti non solo economico-finanziario pubblico, ma soprattutto civile è perché generazioni di scellerati e ignoranti amministratori pubblici non hanno mai compreso il valore della storia e della cultura della città, come motore di sviluppo economico, culturale e sociale cittadino. Di conseguenza non hanno mai fatto nulla per inculcare nei cittadini, il senso della propria appartenenza, il senso ed il rispetto del bene pubblico. Nei fatti, non nelle chiacchiere e nelle apparenze del politichese. La conoscenza del proprio passato non intesa come semplice e astratta nozione, ma come presupposto per una concreta tutela e valorizzazione del patrimonio storico – artistico e urbanistico, che poi, automaticamente e direttamente, si riflette sui modi del vivere civile.
E' quello che è mancato e manca ancora per la nostra città. Buona parte degli immobili pubblici di epoca storica sono in stato di abbandono ed ora in vendita. Il Centro antico da decenni lasciato a se stesso, senza un minimo di indirizzo, di controllo e salvaguardia delle peculiarità artistico – architettonico degli immobili, quali che siano, completa mancanza dei contenitori culturali elementari (Teatro, museo civico), un piano del traffico ed una ZTL da barzelletta, ecc…, sono il risultato di queste pluridecennali, distratte politiche amministrative, improntate per lo più a criteri clientelari, assolutamente prive di "idee guida progettuali globali" , che non possono che partire dalla parte antica, da attuare gradualmente nel tempo, indipendentemente dal colore politico. Al confronto con i progressi fatti dalle città vicine (Trani, Corato, Barletta, Bisceglie, Ruvo) nella valorizzazione materiale delle città antiche, Andria appare come" la bella addormentata nel bosco".
Nonostante tutto, i "giovani" hanno fiutato le "tendenze" contemporanee e si sono riversati nel Centro antico, ma quelli nostrani appaiono sempre più selvatici e inselvaggiti. Quelli più alla moda e forse anche più scolarizzati, ormai non possono più fare a meno di avere in mano una bottiglia di birra. La bevono a stomaco vuoto, ragazze e ragazzi, spesso non riescono a berla tutta e la lasciano mezzo piena. Dove: per terra, disposte con cura in piedi dietro i portoncini, oppure semplicemente lasciate per terra, in parte rotte. Se ci sono delle ricorrenze, si passa alle bottiglie da litro di spumante, di alcolici. Le birre sono diuretiche e ci scappa anche la pisciatina. Dove: dietro le macchine e i portoncini delle abitazioni.
Poi ci sono quelli proprio rustici, selvatici, andriesi purosangue, che svettano ad ogni ora del giorno in tutte le direzioni, controsenso, di traverso, dove meno te l'aspetti su quella specie di biciclette, che biciclette non sono; tra di loro si appellano e, all'occorrenza, ci appellano con quei graziosi e coloriti epiteti scanditi ad alta voce che non è il caso di riportare per iscritto dal momento che li abbiamo, credo, tutti direttamente ascoltati, in vivavoce.
Sono belli i giovani, sono il senso della vita. Per fortuna ne abbiamo tanti.