Massimo D'Alema ad Andria per il centenario della nascita di Enrico Berlinguer

A Palazzo di Città un convegno per ricordare uno dei politici italiani più rappresentativi del secondo dopoguerra

martedì 21 giugno 2022
A cura di Antonio D'Oria
Il Comune di Andria ha dedicato ieri mattina un incontro pubblico al ricordo di Enrico Berlinguer, di cui quest'anno ricorre il centenario della nascita, avvenuta il 25 maggio 1922 a Sassari. Ospiti illustri sono intervenuti nella sala consiliare a Palazzo di Città per parlare di un uomo politico molto rappresentativo dell'Italia nel secondo dopoguerra, tra gli anni Sessanta e Ottanta, nonché uno dei padri della sinistra democratica italiana. Ad aprire il convegno è stato il consigliere comunale del Partito Democratico, Michele Di Lorenzo: «Questa iniziativa prende le mosse da una promessa fatta ad un amico, il senatore Franco Piccolo. Nel 2018 incontriamo D'Alema e ci viene in mente di organizzarci per il 2021, in occasione del centenario della nascita del Partito Comunista Italiano, per avere D'Alema nuovamente con noi. Franco è scomparso nel 2021 e ho pensato che questa iniziativa doveva essere svolta ricordando una delle figure più alte tra i comunisti italiani, ovvero Enrico Berlinguer. È uno degli uomini che appartiene al patrimonio culturale dell'Italia intera, e pochi come lui hanno lasciato il segno nella coscienza collettiva del nostro Paese».

La Sindaca avv. Giovanna Bruno ha aggiunto: «L'amministrazione ha deciso di soffermarsi sulla valorizzazione e sulla riscoperta di una figura che ha segnato in maniera profonda la storia dell'Italia. Berlinguer è morto 40 anni fa, alcuni di noi non erano ancora nati e hanno vissuto sull'onda di informazioni che nel tempo sono arrivate per vie traverse. A cosa servono queste iniziative? Quando si dà valore ad una persona e alla sua storia, diventa pilastro per la costruzione di un quotidiano che vorremmo fosse sempre migliore. Una delle caratteristiche più evidenti di Berlinguer era l'attaccamento agli ideali: oggi si fatica a trovare uomini di quello spessore». Nonostante sia morto nel lontano 1984, l'11 giugno a Padova, «non esiste figura più attuale come Berlinguer: non c'è più il partito dove si discute, non ci sono più le regole né un certo rigore morale. Parlare di lui, quindi, - ha affermato Lorenzo Marchio Rossi, vice-presidente della provincia Bat - significa trattare di quello che vorremmo nuovamente nella politica italiana».

Il primo intervento è stato dell'avv. Gianni Di Cagno, autore di numerose pubblicazioni in tema di giustizia. In primo luogo ha parlato delle risposte che nel tempo sono state attribuite a due domande importanti sulla figura di Berlinguer: quale è stata la ragione della connessione sentimentale che lo ha legato al popolo comunista italiano? Qual è il suo lascito politico? In seguito ha parlato delle elezioni nel 1976: il Partito Comunista le vinse davvero? Di Cagno ha spiegato: «La sera del 22 giugno non c'era soddisfazione per una vittoria, ma la consapevolezza di una sconfitta. Per Berlinguer doveva essere una prova pesante festeggiare davanti a una folla che, non a caso, era poco numerosa. In quelle elezioni il tema era il sorpasso, perchè si decideva se il PC sarebbe riuscito a superare la Democrazia Cristiana diventando il primo partito d'Italia. Invece, il progetto politico del compromesso storico finisce proprio la sera del 22 giugno, quando il PC non ha la forza sufficiente per rivendicare il suo immediato ingresso nel Governo. Quindi non è per presunte timidezze di Berlinguer che non si riuscì a varare un Governo di solidarietà nazionale, ma perché la DC vinse quelle elezioni sul piano politico e il PC le perse, nonostante l'avanzamento sul piano elettorale». Ad intervenire nel convegno è stata anche Laura Marchetti, antropologa ed ex Sottosegretario all'Ambiente nel secondo Governo Prodi: «Quello che facciamo oggi non serve se è una commemorazione, ma solo se ci apre l'orizzonte del futuro e ci fa capire come ricostruire la sinistra in questo Paese. Berlinguer era un uomo austero, e nel suo portamento rappresentava lo Stato con disciplina e onore. La sua serietà era una sua categoria morale ma era anche dettata dal compito che stava svolgendo».

A concludere l'incontro è l'ospite di punta, Massimo D'Alema, già Presidente del Consiglio per due esecutivi nel 1998/99 e 1999/2000: «In un Paese in cui si tende a cancellare la memoria dei fatti storici e, soprattutto negli ultimi anni, si tende a guardare con disprezzo alla tradizione politica, una personalità come Berlinguer suscita non solo curiosità ma anche particolari sentimenti. Egli è espressione di un mondo che non c'è più e che ha finito di esistere pochi anni dopo la sua morte: è stato uno dei protagonisti della Prima Repubblica e un leader comunista, oggi non ci sono più né la Prima Repubblica né il comunismo. Berlinguer fu testimone della crisi Repubblica dei partiti e del movimento comunista: capì che la repubblica democratica nata dalla Resistenza rischiava il collasso, e che l'esperienza storica del comunismo nata dalla Rivoluzione d'Ottobre si era conclusa». D'Alema definisce Berlinguer come «una personalità tragica, un leader che impersona un mondo avendo la percezione che sia in crisi. Tutta la sua azione politica è il tentativo di dare una risposta a questa crisi e di offrire una prospettiva: è questo uno degli aspetti più affascinanti di questa figura».
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