Giornata mondiale dei nonni e degli anziani
Riflessione di Gennaro Piccolo, referente del centro Igino Giordani di Andria
domenica 24 luglio 2022
Una premessa. Oggi, domenica 24 luglio, ricorre la "Seconda Giornata Mondiale dei nonni e degli anziani". A questo evento si aggiungerà in Italia la "Festa dei nonni", nel giorno del 2 ottobre.
Svegliandomi stamane di buon mattino, ho sentito dapprima un grande desiderio di scrivere qualcosa per la ricorrenza di domenica prossima; ma poi ho avuto un po' di perplessità: perché anziano lo sono ma non sono ancora nonno! A rompere ogni indugio però, sono stati i ricordi belli affiorati dal profondo del cuore per i tanti momenti e le tante esperienze vissute con i miei nonni. Vedi scorrere sullo schermo dell'anima i loro volti, i loro nomi – «Generoso e Anna, Carlo e Angela»: monumenti di dedizione, di saggezza e di premura verso chi li sfiorava nella giornata.
Questi ricordi ti commuovono fino al punto di non trovare parole tue, pensieri tuoi, perché li consideri troppo inadeguati per descrivere una realtà così preziosa. Benvenuta allora l'idea di ricorrere all'aiuto di qualche amico: Papa Francesco, Ezio Aceti, Dario Rezza, Igino Giordani, Chiara Lubich…, pur di donare, di lasciare una riflessione come segno di gratitudine per tutti i nonni che, "se non ci fossero bisognerebbe inventarli".
In primo luogo papa Francesco, che a questa giornata mondiale ha voluto dare un titolo significativo, tratto dal Salmo 92 versetto 15: "Nella vecchiaia daranno ancora frutti". Scrive il Santo Padre nel suo Messaggio per questa giornata: «A molti la vecchiaia fa paura. La considerano una sorta di malattia con la quale è meglio evitare ogni tipo di contatto: i vecchi non ci riguardano – pensano – ed è opportuno che stiano il più lontano possibile, magari insieme tra loro, in strutture che se ne prendano cura e ci preservino dal farci carico dei loro affanni. È la "cultura dello scarto": quella mentalità che, mentre fa sentire diversi dai più deboli ed estranei alla loro fragilità, autorizza a immaginare cammini separati tra "noi" e "loro". Ma, in realtà, una lunga vita – così insegna la Scrittura – è una benedizione, e i vecchi non sono reietti dai quali prendere le distanze, bensì segni viventi della benevolenza di Dio che elargisce la vita in abbondanza. Benedetta la casa che custodisce un anziano! Benedetta la famiglia che onora i suoi nonni!»
Lo psicologo Ezio Aceti sottolinea opportunamente che «I nonni stanno lì a dimostrare che c'era un "prima", una radice ricca di linfa e di esperienza alla quale poter attingere per costruire il futuro più umano e vivibile. Un futuro che non avrebbe senso se non sostanziato dalla saggezza del presente che, a sua volta è ricca delle conoscenze che l'hanno preceduta».
E lo scrittore Dario Rezza annota: «Col passare degli anni ci ritroviamo tutti sulla strada di Emmaus nell'ora in cui il giorno declina verso la sera: il poeta, il pittore e il credente sentono il bisogno di evocare quel Viandante anonimo che opera il miracolo di aprire l'intelligenza, guarire la tristezza, riaccendere la speranza. Allora anche l'autunno della vita può accogliere i riflessi gioiosi di una primavera di Risurrezione».
Sembra di risentire Igino Giordani, col suo "precetto comico" (così lui stesso lo chiamava) «è severamente proibito diventare vecchi»; e con il suo considerare «l'età del tramonto della vita come occasione preziosa per colloquiare col Cielo, sondare le nubi; esplorare le stelle; per avvertire via via un nuovo mondo, non fatto di rumori e di parvenze».
E infine l'auspicio di Chiara Lubich: «Con l'adamantina certezza che gli occhi di Dio vedano che l'appressarsi al Cielo sia di gran lunga più attraente che le varie tappe della vita del cammino della vita, che in fondo serve solo per aprire quella porta». Allora, è bello – per noi anziani – concludere con una sola preghiera: "Resta con noi, Signore, e insegnaci a congedarci dalla vita".
Svegliandomi stamane di buon mattino, ho sentito dapprima un grande desiderio di scrivere qualcosa per la ricorrenza di domenica prossima; ma poi ho avuto un po' di perplessità: perché anziano lo sono ma non sono ancora nonno! A rompere ogni indugio però, sono stati i ricordi belli affiorati dal profondo del cuore per i tanti momenti e le tante esperienze vissute con i miei nonni. Vedi scorrere sullo schermo dell'anima i loro volti, i loro nomi – «Generoso e Anna, Carlo e Angela»: monumenti di dedizione, di saggezza e di premura verso chi li sfiorava nella giornata.
Questi ricordi ti commuovono fino al punto di non trovare parole tue, pensieri tuoi, perché li consideri troppo inadeguati per descrivere una realtà così preziosa. Benvenuta allora l'idea di ricorrere all'aiuto di qualche amico: Papa Francesco, Ezio Aceti, Dario Rezza, Igino Giordani, Chiara Lubich…, pur di donare, di lasciare una riflessione come segno di gratitudine per tutti i nonni che, "se non ci fossero bisognerebbe inventarli".
In primo luogo papa Francesco, che a questa giornata mondiale ha voluto dare un titolo significativo, tratto dal Salmo 92 versetto 15: "Nella vecchiaia daranno ancora frutti". Scrive il Santo Padre nel suo Messaggio per questa giornata: «A molti la vecchiaia fa paura. La considerano una sorta di malattia con la quale è meglio evitare ogni tipo di contatto: i vecchi non ci riguardano – pensano – ed è opportuno che stiano il più lontano possibile, magari insieme tra loro, in strutture che se ne prendano cura e ci preservino dal farci carico dei loro affanni. È la "cultura dello scarto": quella mentalità che, mentre fa sentire diversi dai più deboli ed estranei alla loro fragilità, autorizza a immaginare cammini separati tra "noi" e "loro". Ma, in realtà, una lunga vita – così insegna la Scrittura – è una benedizione, e i vecchi non sono reietti dai quali prendere le distanze, bensì segni viventi della benevolenza di Dio che elargisce la vita in abbondanza. Benedetta la casa che custodisce un anziano! Benedetta la famiglia che onora i suoi nonni!»
Lo psicologo Ezio Aceti sottolinea opportunamente che «I nonni stanno lì a dimostrare che c'era un "prima", una radice ricca di linfa e di esperienza alla quale poter attingere per costruire il futuro più umano e vivibile. Un futuro che non avrebbe senso se non sostanziato dalla saggezza del presente che, a sua volta è ricca delle conoscenze che l'hanno preceduta».
E lo scrittore Dario Rezza annota: «Col passare degli anni ci ritroviamo tutti sulla strada di Emmaus nell'ora in cui il giorno declina verso la sera: il poeta, il pittore e il credente sentono il bisogno di evocare quel Viandante anonimo che opera il miracolo di aprire l'intelligenza, guarire la tristezza, riaccendere la speranza. Allora anche l'autunno della vita può accogliere i riflessi gioiosi di una primavera di Risurrezione».
Sembra di risentire Igino Giordani, col suo "precetto comico" (così lui stesso lo chiamava) «è severamente proibito diventare vecchi»; e con il suo considerare «l'età del tramonto della vita come occasione preziosa per colloquiare col Cielo, sondare le nubi; esplorare le stelle; per avvertire via via un nuovo mondo, non fatto di rumori e di parvenze».
E infine l'auspicio di Chiara Lubich: «Con l'adamantina certezza che gli occhi di Dio vedano che l'appressarsi al Cielo sia di gran lunga più attraente che le varie tappe della vita del cammino della vita, che in fondo serve solo per aprire quella porta». Allora, è bello – per noi anziani – concludere con una sola preghiera: "Resta con noi, Signore, e insegnaci a congedarci dalla vita".