Assalto al blindato a Roma: sei condanne e risarcimento per il carabiniere andriese

Il 15 ottobre del 2011 in Piazza San Giovanni fu bruciato un blindato: oggi la sentenza di primo grado. Ad aprile scorso gli arresti con l'accusa di devastazione e resistenza a pubblico ufficiale

lunedì 7 gennaio 2013 15.18
A cura di Stefano Massaro
Giunge la sentenza di primo grado sui fatti accaduti il 15 ottobre 2011 in Piazza San Giovanni a Roma: i sei autori dell'assalto al blindato dei Carabinieri sono stati condannati a sei anni di reclusione con rito abbreviato. In quella occasione nel blindato dato alle fiamme durante la manifestazione degli «Indignati» a Roma, c'era alla guida un militare andriese in forza al battaglione carabinieri Lazio di Tor di Quinto rimasto ferito ma miracolosamente senza troppe altre conseguenze. Il Carabiniere andriese, Fabio Tartaglione, in quegli attimi tragici, si ritrovò circondato da persone incappucciate che, armate di mazze in legno e sampietrini, distrussero il mezzo. Bloccato e senza possibilità di movimento, il militare riuscì ad uscire dalla camionetta ormai distrutta ed a scappare nonostante una fitta sassaiola e la folle rincorsa di alcuni violenti.

Le condanne del gup Massimo Battistini, per i reati di devastazione e resistenza a pubblico ufficiale, hanno visto coinvolto tre teramani, D. R. di 30 anni, M. G. di 37 anni, C. Q. di 32 anni, un uomo di Giulianova M. M. di 33 anni, un romano M. Z., di 28 anni ed un trentenne di nazionalitá svizzera. Tutti sono attualmente agli arresti domiciliari. Contestualmente alla condanna detentiva il gup ha stabilito che a titolo di risarcimento danni in via provvisionale ciascuno degli imputati debba risarcire di 30mila euro il carabiniere aggredito e il ministero della Difesa costituito parte civile nel procedimento.

Il mezzo guidato dal Carabiniere andriese, fu dato alle fiamme e sulla fiancata apparve una scritta «Carlo Vive», in riferimento a Carlo Giuliani morto durante la guerriglia in Piazza Alimonda a Genova. Fabio Tartaglione fu ricoverato nell'ospedale Umberto I di Roma con diverse contusioni e la rottura del setto nasale. Un miracolo rispetto all'inferno nel quale finì in quel maledetto 15 ottobre 2011.