Al Castel dei Mondi il doppio sguardo di un' Eccellenza e di Mirella Caldarone con “Obiettivo su Gianni Berengo Gardin”
Una mostra per raccontare il grande fotografo, attraverso immagini inedite ed intime
venerdì 12 settembre 2025
7.43
Domenica 14 settembre alle ore 10.30, presso il Museo Diocesano San Riccardo in via de Anellis ad Andria, nell'ambito della XXIX edizione del Festival internazionale Castel dei Mondi, sarà inaugurata la mostra fotografica "Obiettivo su Gianni Berengo Gardin – il grande autore nello sguardo di Mirella Caldarone".
Un'esposizione unica che celebra il più grande fotoreporter italiano contemporaneo, scomparso il 6 agosto 2025, con un doppio racconto visivo: da un lato le fotografie inedite realizzate da Berengo Gardin vent'anni fa durante un reportage ad Andria e nel territorio circostante, dall'altro gli scatti di Mirella Caldarone, che lo accompagnò documentandone il lavoro con sguardo discreto e partecipe.
Maestro della fotografia in bianco e nero, Gianni Berengo Gardin ha consacrato la sua carriera a una narrazione autentica della quotidianità, con immagini che uniscono rigore e poesia. "Un artigiano della luce" capace di restituire con semplicità l'essenza di volti, luoghi e mestieri. La sua fotografia "è essenziale, possiede l'equilibrio e la limpidezza della verità", che hanno raccontato trasformazioni sociali e la bellezza nascosta nei gesti più semplici e autentici della gente.
La mostra è anche un omaggio al patrimonio identitario della città: le opere di Gianni Berengo Gardin e quelle di Mirella Caldarone dialogano dando vita a un ritratto corale di Andria, delle sue radici e della sua comunità.
L'inaugurazione sarà accompagnata da un talk con i ragazzi e le ragazze della scuola di creatività Tutt'altro e dalla proiezione della video-intervista realizzata nella casa studio del Maestro a Milano nel maggio 2024 da Sabino Liso (curatore della mostra) e Mirella Caldarone, testimonianza preziosa del suo pensiero e del suo metodo di lavoro. L'esposizione sarà visitabile fino al 28 settembre, tutti i giorni dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 21.
Le biografie
Mirella Caldarone
Fotografa autodidatta e giornalista pubblicista andriese, ha fatto della fotografia uno strumento per raccontare il legame tra la figura umana e il suo ambiente. Il suo percorso si è arricchito grazie agli incontri con grandi autori come Ferdinando Scianna, Guido Harari, Guy Le Querrec e soprattutto Gianni Berengo Gardin. Caldarone intreccia immagini e parole, esplorando paesaggi naturali, antropizzati e sociali, e restituendo visioni in cui la fotografia e la scrittura diventano due forme dello stesso racconto.
Gianni Berengo Gardin
Nato a Santa Margherita Ligure nel 1930, ha iniziato a occuparsi di fotografia nel 1954. Dopo aver vissuto a Roma, Venezia, Lugano e Parigi, si trasferì a Milano nel 1965, avviando la carriera professionale. Ha collaborato con le principali testate italiane e internazionali, dedicandosi al reportage, all'indagine sociale, alla documentazione di architettura e alla descrizione ambientale. Autore di oltre 260 volumi fotografici, è considerato il più grande maestro italiano della fotografia di reportage, capace di "guardare" prima ancora che fotografare, trasformando ogni scatto in un atto di verità. Tra i suoi lavori più noti si ricordano il reportage sui manicomi italiani realizzato tra il 1968 e il 1978, pubblicato nel volume Morire di classe con testi di Franco e Franca Basaglia, che contribuì in modo determinante alla nascita della Legge 180. Fondamentale anche la sua lunga collaborazione con il Touring Club Italiano, per cui ha documentato città, paesaggi e patrimoni culturali del Paese, restituendo un affresco autentico dell'Italia del Novecento.
Un'esposizione unica che celebra il più grande fotoreporter italiano contemporaneo, scomparso il 6 agosto 2025, con un doppio racconto visivo: da un lato le fotografie inedite realizzate da Berengo Gardin vent'anni fa durante un reportage ad Andria e nel territorio circostante, dall'altro gli scatti di Mirella Caldarone, che lo accompagnò documentandone il lavoro con sguardo discreto e partecipe.
Maestro della fotografia in bianco e nero, Gianni Berengo Gardin ha consacrato la sua carriera a una narrazione autentica della quotidianità, con immagini che uniscono rigore e poesia. "Un artigiano della luce" capace di restituire con semplicità l'essenza di volti, luoghi e mestieri. La sua fotografia "è essenziale, possiede l'equilibrio e la limpidezza della verità", che hanno raccontato trasformazioni sociali e la bellezza nascosta nei gesti più semplici e autentici della gente.
La mostra è anche un omaggio al patrimonio identitario della città: le opere di Gianni Berengo Gardin e quelle di Mirella Caldarone dialogano dando vita a un ritratto corale di Andria, delle sue radici e della sua comunità.
L'inaugurazione sarà accompagnata da un talk con i ragazzi e le ragazze della scuola di creatività Tutt'altro e dalla proiezione della video-intervista realizzata nella casa studio del Maestro a Milano nel maggio 2024 da Sabino Liso (curatore della mostra) e Mirella Caldarone, testimonianza preziosa del suo pensiero e del suo metodo di lavoro. L'esposizione sarà visitabile fino al 28 settembre, tutti i giorni dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 21.
Le biografie
Mirella Caldarone
Fotografa autodidatta e giornalista pubblicista andriese, ha fatto della fotografia uno strumento per raccontare il legame tra la figura umana e il suo ambiente. Il suo percorso si è arricchito grazie agli incontri con grandi autori come Ferdinando Scianna, Guido Harari, Guy Le Querrec e soprattutto Gianni Berengo Gardin. Caldarone intreccia immagini e parole, esplorando paesaggi naturali, antropizzati e sociali, e restituendo visioni in cui la fotografia e la scrittura diventano due forme dello stesso racconto.
Gianni Berengo Gardin
Nato a Santa Margherita Ligure nel 1930, ha iniziato a occuparsi di fotografia nel 1954. Dopo aver vissuto a Roma, Venezia, Lugano e Parigi, si trasferì a Milano nel 1965, avviando la carriera professionale. Ha collaborato con le principali testate italiane e internazionali, dedicandosi al reportage, all'indagine sociale, alla documentazione di architettura e alla descrizione ambientale. Autore di oltre 260 volumi fotografici, è considerato il più grande maestro italiano della fotografia di reportage, capace di "guardare" prima ancora che fotografare, trasformando ogni scatto in un atto di verità. Tra i suoi lavori più noti si ricordano il reportage sui manicomi italiani realizzato tra il 1968 e il 1978, pubblicato nel volume Morire di classe con testi di Franco e Franca Basaglia, che contribuì in modo determinante alla nascita della Legge 180. Fondamentale anche la sua lunga collaborazione con il Touring Club Italiano, per cui ha documentato città, paesaggi e patrimoni culturali del Paese, restituendo un affresco autentico dell'Italia del Novecento.