Acquedotto Pugliese, confronto e polemiche tra M5S e PD
Sarà istituito un tavolo tecnico paritetico. Presa di posizione di Grazia di Bari (M5S)
martedì 21 febbraio 2017
20.48
Approvata in Consiglio Regionale la mozione che impegna il Presidente Emiliano e l'esecutivo a istituire, entro quindici giorni, il Tavolo tecnico paritetico sulla ripubblicizzazione di Acquedotto Pugliese. Il tavolo sarà composto per metà da rappresentanti dei gruppi consiliari e per l'altra metà dagli attivisti dei Comitati per l'Acqua Pubblica.
Nella mozione si specifica che se il presidente Emiliano non dovesse nuovamente rispettare i tempi previsti, spetterà al presidente del Consiglio regionale e all'Ufficio di Presidenza provvedere all'istituzione del Tavolo nei 15 giorni successivi.
"Speriamo che questa volta il Presidente mantenga le promesse - dichiarano i consiglieri Movimento 5 Stelle Antonella Laricchia, Gianluca Bozzetti e Grazia Di Bari - e il Tavolo si riveli il primo passo verso la ripubblicizzazione di AQP. Purtroppo tutte le esitazioni, le scuse e le faticose trattative di questi mesi per giungere alla semplice istituzione di un tavolo tecnico paritetico fanno pensare che questa amministrazione non abbia la volontà politica di rispettare quanto espresso dai pugliesi con il referendum del 2011. Noi comunque non ci siamo lasciati scoraggiare e continueremo a lottare per l'acqua pubblica. Una battaglia in cui speriamo di aver al nostro fianco tutti i cittadini pugliesi."
Ed il Consiglio regionale accoglie la mozione del Partito Democratico per un appello al Parlamento per eliminare la scadenza Aqp fissata al 31 dicembre 2018.
«Tra i vari punti approvati, quella della scadenza è la questione più urgente e concreta», ha dichiarato il presidente della commissione regionale Bilancio, Fabiano Amati, intervenendo oggi in aula a nome del suo gruppo.
«Se non si dovesse eliminare la scadenza della concessione - ha continuato Amati - si aprirebbe la fase da scongiurare dell'assegnazione della concessione con gara pubblica, ovvero con affidamento in house con un procedimento allo stato impervio e colmo di controindicazioni».
La mozione approvata ha inoltre recepito le richieste contenute nei testi depositati dai gruppi politici del M5S e di Sinistra Italiana, finalizzate ad impegnare la Giunta regionale, o in mancanza l'ufficio di presidenza, alla costituzione di una commissione di studio, consultazione e partecipazione aperta a tecnici di diversa estrazione politica e culturale sui temi dell'acqua e del servizio idrico integrato.
Nell'occasione del dibattito Fabiano Amati ha ricostruito gli ultimi sei anni di attività regionale sull'argomento, smentendo diverse obiezioni che nelle ultime settimane sono state avanzate:
a) la Puglia non ha rispettato l'esito referendario. È vero il contrario: a seguito dell'esito referendario il Parlamento approvò una norma (articolo 43 del D.L. 138/2011) con cui si sviliva l'esito referendario. La Regione Puglia impugnò detta norma e la Corte costituzionale dichiarò (Sentenza 199/2012) la sua incostituzionalità;
b) gli emendamenti all'art. 2 della L.R. 11 del 2011 resero possibile la sua dichiarazione di incostituzionalità. È vero il contrario: gli emendamenti all'art. 2, predisposti per accogliere i rilievi di rischio incostituzionalità sollevati dall'Ufficio legislativo del Consiglio, resero meno radicale la volontà di negare la rilevanza economica del servizio e la sua sottrazione alle regole della concorrenza. Nonostante la ridotta radicalità del testo licenziato dal Consiglio regionale, la Corte costituzionale (62/2012) dichiarò ugualmente l'illegittimità costituzionale dell'art. 2 comma 1 della Legge regionale impugnata, scorgendo la violazione dei principi di rilevanza economica e delle regole di concorrenza;
c) gli emendamenti agli articoli 5 e 9 della L.R. 11 del 2011 resero possibile la sua dichiarazione di incostituzionalità. Non è vero: agli articoli 5 e 9 non furono mai apportati emendamenti. Ed anzi: la Corte costituzionale (62/2012) precisò che non può spettare alla legislazione regionale la trasformazione di AQP S.p.A. in azienda pubblica;
d) la trasformazione in azienda pubblica di AQP S.p.A., comunque non possibile alla luce della Sentenza della Corte costituzionale 62/2012, potrà determinare il controllo sulle tariffe dell'acqua.Non è vero, perché le tariffe sono stabilite dall'Autorità nazionale per l'energia e il gas e non già dal gestore del servizio o dall'Autorità idrica pugliese.
Nella mozione si specifica che se il presidente Emiliano non dovesse nuovamente rispettare i tempi previsti, spetterà al presidente del Consiglio regionale e all'Ufficio di Presidenza provvedere all'istituzione del Tavolo nei 15 giorni successivi.
"Speriamo che questa volta il Presidente mantenga le promesse - dichiarano i consiglieri Movimento 5 Stelle Antonella Laricchia, Gianluca Bozzetti e Grazia Di Bari - e il Tavolo si riveli il primo passo verso la ripubblicizzazione di AQP. Purtroppo tutte le esitazioni, le scuse e le faticose trattative di questi mesi per giungere alla semplice istituzione di un tavolo tecnico paritetico fanno pensare che questa amministrazione non abbia la volontà politica di rispettare quanto espresso dai pugliesi con il referendum del 2011. Noi comunque non ci siamo lasciati scoraggiare e continueremo a lottare per l'acqua pubblica. Una battaglia in cui speriamo di aver al nostro fianco tutti i cittadini pugliesi."
Ed il Consiglio regionale accoglie la mozione del Partito Democratico per un appello al Parlamento per eliminare la scadenza Aqp fissata al 31 dicembre 2018.
«Tra i vari punti approvati, quella della scadenza è la questione più urgente e concreta», ha dichiarato il presidente della commissione regionale Bilancio, Fabiano Amati, intervenendo oggi in aula a nome del suo gruppo.
«Se non si dovesse eliminare la scadenza della concessione - ha continuato Amati - si aprirebbe la fase da scongiurare dell'assegnazione della concessione con gara pubblica, ovvero con affidamento in house con un procedimento allo stato impervio e colmo di controindicazioni».
La mozione approvata ha inoltre recepito le richieste contenute nei testi depositati dai gruppi politici del M5S e di Sinistra Italiana, finalizzate ad impegnare la Giunta regionale, o in mancanza l'ufficio di presidenza, alla costituzione di una commissione di studio, consultazione e partecipazione aperta a tecnici di diversa estrazione politica e culturale sui temi dell'acqua e del servizio idrico integrato.
Nell'occasione del dibattito Fabiano Amati ha ricostruito gli ultimi sei anni di attività regionale sull'argomento, smentendo diverse obiezioni che nelle ultime settimane sono state avanzate:
a) la Puglia non ha rispettato l'esito referendario. È vero il contrario: a seguito dell'esito referendario il Parlamento approvò una norma (articolo 43 del D.L. 138/2011) con cui si sviliva l'esito referendario. La Regione Puglia impugnò detta norma e la Corte costituzionale dichiarò (Sentenza 199/2012) la sua incostituzionalità;
b) gli emendamenti all'art. 2 della L.R. 11 del 2011 resero possibile la sua dichiarazione di incostituzionalità. È vero il contrario: gli emendamenti all'art. 2, predisposti per accogliere i rilievi di rischio incostituzionalità sollevati dall'Ufficio legislativo del Consiglio, resero meno radicale la volontà di negare la rilevanza economica del servizio e la sua sottrazione alle regole della concorrenza. Nonostante la ridotta radicalità del testo licenziato dal Consiglio regionale, la Corte costituzionale (62/2012) dichiarò ugualmente l'illegittimità costituzionale dell'art. 2 comma 1 della Legge regionale impugnata, scorgendo la violazione dei principi di rilevanza economica e delle regole di concorrenza;
c) gli emendamenti agli articoli 5 e 9 della L.R. 11 del 2011 resero possibile la sua dichiarazione di incostituzionalità. Non è vero: agli articoli 5 e 9 non furono mai apportati emendamenti. Ed anzi: la Corte costituzionale (62/2012) precisò che non può spettare alla legislazione regionale la trasformazione di AQP S.p.A. in azienda pubblica;
d) la trasformazione in azienda pubblica di AQP S.p.A., comunque non possibile alla luce della Sentenza della Corte costituzionale 62/2012, potrà determinare il controllo sulle tariffe dell'acqua.Non è vero, perché le tariffe sono stabilite dall'Autorità nazionale per l'energia e il gas e non già dal gestore del servizio o dall'Autorità idrica pugliese.