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Vita di città

“We can. I can”, storie di chi non si arrende: la voce di Arianna

Ricorre il 4 febbraio la giornata mondiale contro il cancro. “Prevenzione” la parola d’ordine

Qualcuno l'ha definita "la malattia del secolo"; si tratta del cancro. Ogni giorno in Italia si scoprono quasi mille nuovi casi, per un totale di 363.300 nel nostro paese nel corso di un anno (dati Airc – Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro).

Ma, nella lotta a questo oscuro nemico, molti sono i passi in avanti sia nella cura che nella prevenzione del cancro: «Il 70% dei malati potrebbe essere salvato con la prevenzione e la diagnosi precoce - ha affermato il dottor Umberto Veronesi - Oggi sappiamo con certezza, grazie ai numerosi studi scientifici pubblicati sull'argomento, che esiste una precisa relazione tra dieta e cancro». Le statistiche rivelano che 1 tumore su 3 si può prevenire con il solo corretto stile di vita, fatto di attività fisica, buona alimentazione e "no" al fumo, ai metalli pesanti, alle sostanze chimiche e agli antibiotici, facendo attenzione al consumo di carne, di frutta e verdura con pesticidi, creme, cosmetici e medicine.

"Prevenzione" è dunque il messaggio lanciato dall'Unione Internazionale Contro il Cancro (Uicc) in occasione della giornata mondiale contro il cancro che si celebra il 4 febbraio e che ha un motto emblematico: "We can. I can", "Noi possiamo. Io posso".

Se lo ripete spesso anche Arianna, 29 anni e quasi due anni di chemioterapie alle spalle. «Il cancro lo conosco da quando avevo 13 anni, vissuto indirettamente sulla pelle della mia mamma e di mia sorella, ma non per questo è stato più semplice quando, nel maggio 2014, mi ci sono ritrovata faccia a faccia. Dopo la scoperta di quella "pallina" nel mio seno si sono susseguiti radiologi, senologi e alla fine è arrivato l'oncologo con quel ciclo di chemioterapie che sembrava infinito ma è volato, perché se hai a cuore la tua vita e combatti per sopravvivere, alla fine passa.

Non voglio dire che sia stato facile: ho dovuto smettere di lavorare, e a 26 anni il mondo mi è crollato addosso, ho avuto paura di morire. Ricordo la prima chemio: sono stata catapultata in un mondo di sofferenza; all'inizio ho pianto, ma seduta dopo seduta ho conosciuto gli altri pazienti e ho trovato in loro amici che potevano comprendermi e con cui ho condiviso paure e sorrisi; in questo mio percorso ho trovato persone sempre disponibili e pronte a rassicurarmi e sostenermi, come il mio oncologo, l'equipe delle infermiere dell'ospedale di Barletta e il chirurgo che mi ha sottoposta alla mastectomia preventiva».

Tra le tante, Arianna ha incontrato Teresa, una giovane donna che ha voluto raccontare il suo percorso e creare uno spazio di condivisione di emozioni, fondando il blog "anime BELLE" con l'hashtag #FuckCancer, un luogo in cui non sentirsi mai soli.

«La mia medicina? – continua Arianna - Mio marito, la famiglia e gli amici; ma soprattutto il mio bambino. Quando in ospedale vedevo quei piccoli ometti che facevano la terapia con il sorriso, capivo di dover imparare qualcosa da loro e ringraziavo Dio per aver dato a me il tumore e non a mio figlio: "Meglio a me che a lui", pensavo nei momenti difficili. Il 27 ottobre 2016 ho concluso la terapia e in questo percorso ho combattuto non solo contro un corpo debilitato, ma anche contro le mie insicurezze. La chemio mi ha portato a non guardarmi più allo specchio, perché mi vedevo brutta ed ero senza capelli; ma poco alla volta ho riscoperto l'amore per me stessa e per la vita, ho iniziato ad amarmi più di prima. "Amatevi!", questo il messaggio che voglio mandare, amatevi senza farvi corrodere dall'ansia, vivete e apprezzate ogni giorno. Mi rivolgo soprattutto agli uomini, che spesso sentono il peso di non sentirsi il pilastro della famiglia, hanno paura di avere paura e piangere. "Piangete!" e sfogatevi, ma lasciate che la vostra forza interiore possa crescere rigogliosa».

Il racconto di Arianna prosegue con la preoccupazione per quei numeri che ad Andria crescono vertiginosamente. Ne ha parlato l'associazione "Onda d'urto – Uniti contro il cancro onlus" che sta cercando di portare avanti una missione: condurre uno studio sui malati di cancro al fine di salvaguardare la salute pubblica. (ne abbiamo parlato qui http://www.andriaviva.it/notizie/onda-d-urto-false-promesse-adesso-alziamo-la-voce/ ).

Non sempre, come sappiamo, queste storie hanno un lieto fine. Ed è il caso di Giorgia Lomuscio che, dopo i primi dolori nel 2015, vive un cammino di 169 giorni che si conclude tragicamente. Ma anche in questo caso la forza interiore, la voglia di vivere, esclude il dolore dagli orizzonti per aprirsi a nuove prospettive: «Vogliamo trasformare il nostro dolore in energia e forza – affermano i fondatori dell'associazione "Giulia Lomuscio" – Raccogliamo fondi per promuovere la ricerca e la cura, sviluppare interventi a sostegno degli ammalati, creare una rete di informazione sul Sarcoma di Ewing e gli altri tumori che colpiscono i bambini e gli adolescenti».

«Se un domani dovessi scoprire di avere di nuovo il cancro, io sono pronta a superarlo», conclude Arianna con un gran sorriso.
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