Castel del Monte
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L'Architetto Pinto risponde a Caldarone: "Castel del Monte andrebbe Commissariato"

Sulla questione “Gucci, il Castello e il deserto” intervento dell'Architetto Giuseppe Pinto dell'Associazione "Città & Territorio"

L'intervento di qualche giorno fa dell'ex Sindaco di Andria, Vincenzo Caldarone, esponente di rilievo del movimento civico "Futura, rete civica popolare" sulla rilevanza turistica di Castel del Monte, ha provocato alcune prese diposizione, come questa risposta dell'architetto Giuseppe Pinto, in qualità di Presidente dell'Associazione "Città & Territorio" di Andria, che affronta più in generale la vicenda di altri attrattori turistico culturali del territorio.

«Caro Vincenzo Caldarone, sulla questione "Gucci, il Castello e il deserto" e la vocazione turistica della nostra città, mi consentirai alcune osservazioni.
• Quanti e quali sono gli Enti e i privati che a vario titolo hanno interessi operativi o istituzionali sulla collina di Castel del Monte? Solo a contarli viene il mal di capo: Ministero dei Beni Culturali -con le sue Soprintendenze-; Polo Museale per i monumenti di Puglia; Parco Alta Murgia; Provincia Bat; Comune di Andria; Assessorato Agricoltura Regione Puglia, Opera Bonomo; Anas; Gal "Le città di Castel del Monte"; Enel, Telecom, privati proprietari di osterie e ristoranti senza voler dimenticare i "Venditori ambulanti fissi" mai autorizzati, che da quasi un quarto di secolo non solo non ambulano più ma stazionano davanti al prospetto dell'Info Point del GAL non solo creando un grave danno di immagine al Monumento UNESCO ma impedendo anche la fruizione degli spazi antistanti l'info point dotati di sedute di soccorso destinate ai turisti in attesa dei mezzi pubblici e impedendo anche la vendita dei prodotti tipici del nostro territorio per la qual cosa quel volume è stato regolarmente autorizzato da tutte le soprintendenze del mondo e da tutti gli Enti interessati, con buona pace degli esegeti e degli ermeneuti locali che sanno vedere nella carta millimetrata tutti gli angoli ottusi.

• La nostra comunità non ha ancora preso piena coscienza del prestigio e del valore simbolico che il Castel del Monte offre al territorio e alla città di Andria. Mai e poi mai un bene UNESCO, in qualsiasi parte del mondo collocato, potrebbe essere trattato alla stregua del nostro Castello: Tabelle arrugginite; baracche con magliette da calcio, palloni, trombette e simili; asfalti divelti con radici affioranti che causano ricoveri ospedalieri a turisti ignari; siepi crollate; manutenzione della pineta totalmente inesistente (e pensare che solo alcuni anni fa, quando la pineta non era ancora di proprietà del comune di Andria subì un incendio devastante lambendo le pendici del Castello. Fu in quell'occasione che l'Ente inutile proprietario della pineta, compiendo un gesto di generosità estrema, la regalava al Comune di Andria che da quel momento la segue con amorevole attenzione); assenza di barriere elettroniche di controllo per l'accesso alla collina dalla SS. 170 Dir.; marciapiedi lungo il percorso dal parcheggio verso il castello, divelti e pieni di pericolosissimi pozzetti sforniti di coperchio. La sciatteria domina dappertutto. Non è un caso che pochi anni orsono si sia diffusa la notizia che in sede UNESCO si stesse discutendo sulla eventualità di togliere questo ambito riconoscimento al maniero a causa della pessima immagine che produceva (vedi corrispondenza UNESCO/Comune di Andria). Esattamente come successo per la valle dell'Elba, UNESCO solo dal 2004 al 2009. Nulla è dato per scontato. Sono cinquantotto (2021) i siti UNESCO in Italia. Visitandoli "dal vero" ci si accorge che sono l'orgoglio del territorio, sono tenuti egregiamente con attenzioni che non esito a definire riservate al top del top, ma noi di queste faccende ce ne curiamo solo marginalmente; da questa storia non ne usciamo.

• Per le cose che ho appena accennato e per quello che andremo a dire in seguito, riteniamo che Il CASTEL DEL MONTE DEBBA ESSERE IMMEDIATAMENTE COMMISSARIATO E SOTTRATTO AL CONTROLLO DI TUTTI QUESTI SOGGETTI. La Programmazione, la Pianificazione, la Progettazione e la Gestione di quanto ritenuto necessario per il prestigio del Castello, debbono essere affidati alle sapienti mani di coloro che hanno reali competenze archeologiche, monumentali e ambientali, senza che chiunque "acrobati, mangiatori di fuoco, santi a piedi nudi" si improvvisino teorici del niente. È una lotta impari che da anni stiamo conducendo, (convegni, dibattiti, lettere ai ministeri, ecc. ecc.) con alterne vicende. Non dimenticarti caro Vincenzo che il Presidente di Italia Nostra Giorgio Bassani, prestigioso scrittore internazionale, negli anni '80 del novecento, per un pelo non subì un linciaggio dai "benestanti di sotto la collina" quando si permise di ricordare agli amministratori pubblici e proprietari terrieri che per fini paesaggistici e di tutela dell'interesse collettivo, quella sotto il Castello era stata classificata zona a vincolo conformativo di primo livello e che con o senza Piano Regolatore non avrebbero ne potuto né dovuto costruire; fu così che i benpensanti, senza esitazioni, costruirono centinaia di ville, villini, catapecchie, e brutture di ogni tipo.

• Solo pochissimi anni fa è andata all'asta la struttura ricettiva della Taverna Sforza. La Soprintendenza, Il Comune, il Parco avrebbero potuto esercitare il diritto di prelazione risolvendo in un sol colpo quasi tutti i problemi in essere: biglietteria, servizi igienici, Book Shop, ecc. oltre che venire in possesso di una bellissima area per il parcheggio e la manovra dei mezzi pubblici. Nessuno si è mosso! Ancora una volta si è persa una immensa occasione. Questa si chiama ignoranza suina, miopia, supponenza e in certi casi anche malafede.

• Per inciso voglio dirti che questa faccenda, per altri aspetti, mi ricorda la vicenda del Teatro Astra: 16.000 firme raccolte per la sua salvaguardia, 1.500.000 euro disponibili presso la Regione per l'acquisto e invece, il 9 Agosto, con la città chiusa per ferie e le temperature tropicali, un triste manifesto color "azzurro fallimento", compare sulla porta del teatro e informa la cittadinanza che il teatro non esiste più e al suo posto ci sono 4.000 mc. Da edificare. Complimenti per la regia! Dimenticavo: la carta per le firme della petizione era molto soffice. Anche qui ci sarebbe da dire molto: tutte, tutte, tutte le cittadine, del circondario e non solo hanno uno o più teatri. Noi capoluogo di provincia, quasi 100.000 abitanti non ne sentiamo la necessità, forse perché le coupe de theatre lo viviamo ogni giorno per strada con lo slalom su marciapiedi mancanti, bici elettriche contromano, controsenso e contro tutto, ecc. In fondo non ci vorrebbe molto per riprendersi quel luogo. Ci sono soldi, persone pronte a costituirsi in fondazioni, personaggi pubblici entusiasti, ecc. (ci aveva provato il Commissario Prefettizio che poi ha dovuto lasciare la guida della città).E non dirmi che costa tanto diversamente non si giustificherebbe il restauro del piccolo teatro della fenice (75.000.000 di euro) o del Petruzzelli (45.000.000 di euro) perché il valore simbolico di un luogo pregno di storie e memorie non si misura solo in soldi ma nel guadagno di identità di una collettività abbandonata all'inciviltà.

• Si disse a suo tempo che era pronta la nuova sala polifunzionale di Via Canosa (ex Mattatoio) tanto è che fu inaugurato in gran spolvero sia il portone principale che la cancellata esterna. Da allora non se ne è saputo più nulla. Nulla più è accaduto.

• Vuoi parlare del Parco Alta Murgia? Ebbene abbiamo conferito 12.000 ettari di territorio ottenendo in cambio cinghiali e problemi. Neanche una citazione sulle cartografie tematiche (almeno fino ad oggi). Tutto si svolge fra Gravina, Altamura, Ruvo e stop. Chi tutela gli interessi di Andria?

• Abbiamo il borgo di Montegrosso, "la porta di accesso al Parco Alta Murgia" con la strada mediana della Murgia (meravigliosa arteria di oltre 26 Km che attraversa tutto il parco, lambendo il bosco di Finizio, la ciclovia AQP, i percorsi della transumanza, ecc.). Ebbene, il borgo di Montegrosso sta incontrando difficoltà per riottenere l'accesso che già aveva dalla ex SS 98 perché qualcuno ne impedisce la realizzazione.

• Vuoi per caso parlare della ferrovia "interrata" che interrata non lo è affatto. Uno scempio. Un solco profondo nella città, una ferita nel territorio mai più sanabile. A quale scopo? Nessuno lo sa. Sulle strade di attraversamento (Via Vecchia Barletta, Via Barletta, Via Ospedaletto e Via Trani) nonostante non vi siano più i passaggi a livello, il traffico è sempre bloccato con code interminabili. È evidente che occorrono altri attraversamenti carrabili. Tanti attraversamenti carrabili oggi, adesso, subito, immediatamente e non i cinque previsti, che poi, salvo uno nuovo, restano sempre gli stessi. A cosa serve questa catastrofe? A creare un immondezzaio, una cesura netta e definitiva a favore di questi soggetti che vengono da fuori e impongono le loro scelte. Valencia, Bilbao, Trento, la valle dell'Elba deviano il corso dei loro fiumi per consentire la ricucitura e la riconnessione delle due parti di città, noi invece il fiume lo stiamo creando. Cosa dire, finalmente riavremo l'Aveldium, antico fiume di cui sentivamo la mancanza. Come vedi caro Vincenzo te lo puoi scordare che questi soggetti, a qualsiasi titolo detentori di un qualsivoglia misero diritto pubblico o privato, facciano rete rinunciando ai propri privilegi. Mi disturba ammetterlo, ma solo attraverso un atto di imperio Ministeriale (come per Pompei o la Valle dei templi di Agrigento o Ercolano o la villa del Casale a Piazza Armerina) si potrà avviare la soluzione del problema o quantomeno aprire un dibattito a regia pubblica di alto rango. Come ben sai, caro Vincenzo potremmo trattenerci qui per altri svariati giorni a discutere delle vicende che caratterizzano il nostro territorio e il modo superlativo di gestirlo. Per quanto mi riguarda posso solo dire che pur seguendo con passione la "Postulante città" e la sua grande "Vocazione", la "Novizia" a tutt'oggi non ha ancora preso i voti. Un Caro saluto.
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