Timori per il rischio di dazi doganali USA per il nostro olio d'oliva EVO

L'olio è il 3° prodotto pugliese più esportato e rappresenta il 9% dell’export di olio dall’Italia

giovedì 3 ottobre 2019
Purtroppo le notizie che arriva da oltreoceano sull'applicazione di dazi doganali, non fanno ben sperare per le nostre produzioni di qualità.
Infatti, il rischio dei dazi annunciati dal Presidente degli Stati Uniti Donald Trump potrebbe abbattersi sulla Puglia, dove nel 2019 si prevede una produzione dell'extravergine in recupero del 70-80%, dopo il drastico crollo registrato l'anno scorso a causa delle calamità. E' quanto emerge da un'analisi di Coldiretti Puglia, in attesa della decisione del WTO prevista già per il 30 settembre scorso.

"L'olio extravergine d'oliva costa in Italia in media 8 euro al litro. Negli Usa il prezzo sale all'equivalente di 12,40 euro al litro che, con l'applicazione dei dazi al 100% passerebbe a 24,77 euro al litro", denuncia Savino Muraglia, presidente Coldiretti Puglia.
"L'olio è il terzo prodotto pugliese più esportato – insiste il presidente Muraglia – e rappresenta il 9% dell'export di olio dall'Italia. La Puglia produce oltre il 50% dell'olio extravergine di oliva italiano, con un grande sforzo da parte di olivicoltori e frantoiani di arrivare sui mercati nazionali ed esteri con un prodotto di alta qualità e una rinnovata immagine e visibilità, rispondendo alla crescente domanda mondiale su cui incide la maggiore consapevolezza degli effetti positivi sulla salute associati al consumo di olio di oliva, provati da numerosi studi scientifici che hanno fatto impennare le richieste di quel segmento di popolazione che anche negli USA è attento alla qualità della propria alimentazione", commenta il presidente Muraglia.

Si stima nella campagna olearia 2019-2020 una ripresa straordinaria delle aree di Bari, BAT e Foggia con quantità tornate nella media e qualità eccellente, ottime performance di Taranto e Brindisi al netto degli ulivi improduttivi per la Xylella, con un aumento produttivo che oscilla a macchia di leopardo tra il 40 ed il 60%, aggiunge Coldiretti Puglia. Incontrovertibile lo scenario produttivo a Lecce, dove si stima un calo del 90-95% rispetto alle medie storiche, perché sia nell'area Ionica che nell'Adriatica la produzione di cellina e ogliarola è azzerata e – riferisce Coldiretti Puglia - risultano produttive solo le piante di leccino.
Dopo il verdetto del Wto già ad ottobre gli Stati Uniti – spiega la Coldiretti - potrebbero pubblicare nel registro Federale la nuova lista di prodotti europei da colpire con aumenti di tariffe fino al 100% che rischiano di frenare pesantemente la crescita del Made in Italy che su quel mercato – sottolinea la Coldiretti – ha realizzato 42,4 miliardi nel 2018, il 10% nell'agroalimentare (4,2 miliardi). Negli Usa quest'anno il Made in Italy – sottolinea la Coldiretti - è cresciuto fino ad ora più del doppio rispetto al mercato mondiale dove l'incremento è stato del 3,4%.

L'Italia – precisa la Coldiretti – potrebbe addirittura essere dopo la Francia il paese più colpito e a pagare il conto più salato rischia di essere proprio l'agroalimentare con formaggi, vini, salumi, pasta, olio extravergine di oliva, ma anche la moda, le moto e la cosmetica. In pericolo – continua la Coldiretti – sono soprattutto i formaggi per le pressioni della lobby dell'industria casearia Usa (CCFN) che ha addirittura scritto al Presidente degli Stati Uniti Donald Trump per chiedere di imporre dazi alle importazioni di formaggi europei al fine di favorire l'industria del falso Made in Italy che ha avuto una crescita esponenziale negli ultimi 30 anni dal Wisconsin alla California fino allo Stato di New York.