Screenema

Criminal, ovvero, la trasformazione di un supercattivo

Ariel Vromen dirige Kevin Costner in uno spy movie insolito

Ho approfittato dei Cinema Days di questa settimana per vedere in sala film che, dovendo scegliere, generalmente tendo a tralasciare, rimandando la visione e attendendone l'uscita a noleggio. Tra questi, Criminal. Non perché lo consideri di serie B ma perché un criterio alle scelte bisogna pur darlo. Ho letto i commenti al film solo dopo averlo visto e probabilmente la delusione generale non è completamente infondata. È vero, infatti, che il film non mostra al pubblico il supercattivo abilmente annunciato dal trailer, ma è vero anche che forse l'intenzione del regista potrebbe non essere stata colta appieno.

Facciamo un passo indietro. Il film si pone a metà strada tra uno sci-fi e uno spy-movie. Jericho (Kevin Costner) è un criminale sociopatico incapace di provare emozioni e per questo cavia perfetta per un esperimento necessario a salvare il mondo da una guerra missilistica che non farebbe prigionieri. A Jericho infatti verrà impiantato nel cervello la mappa mnemonica di un agente della CIA deceduto, in modo da salvarne le informazioni e portare a termine un caso internazionale di contrasto al terrorismo informatico. L'imprevisto, non considerato dai personaggi protagonisti, ma che permette alla storia di andare avanti consiste nel fatto che i ricordi importanti dell'agente, legati alla sua soddisfacente vita familiare e professionale, riaffiorando di volta in volta si andranno a mescolare con quelli violenti della mente criminale di Jericho. Un'interazione che inizialmente provocherà uno sdoppiamento dell'identità del criminale simile ad una possessione ma che via via si rivelerà una specie di cura, un antibiotico alle sue malefatte. In una lotta tra Bene e Male, combattuta a suon di impulsi cerebrali, di sinapsi e di immagini rievocate dal subconscio, il bene avrà la meglio sul male. Jericho infatti, imparando improvvisamente a percepire il gusto delle emozioni, non vorrà più tornare indietro. Sono le emozioni infatti a conferire, finalmente, un senso e una direzione alla sua vita vissuta sino ad allora in balìa solo della violenza istintiva. Si vive e si combatte sempre per affetto, per qualcosa o per qualcuno che amiamo e che ci ama: è questa la scoperta di Jericho e dalla quale Jericho non potrà e non vorrà tornare indietro. Una vita, infatti, senza emozioni non merita di essere vissuta.

Per quanto la trama possa sembrare assurda e talvolta scontata, quello che risulta interessante e che muove a insolita tenerezza è proprio la trasformazione di Jericho da animale/criminale a uomo appassionato. Tra le critiche mosse al film, molte hanno riguardato la scelta di Costner per interpretare il supercattivo. Lo stesso regista del film Ariel Vromen ha affermato in un'intervista che «Kevin è la persona più simile ad un angelo che abbia mai conosciuto, per questo mi intrigava l'idea di renderlo pericoloso». Detto questo, ritengo che Costner non costituisca un errore di valutazione ma una scelta voluta. D'altro canto il personaggio di Jericho non è cattivo per natura, quanto piuttosto una persona incompleta, in divenire, perché gli manca qualcosa, le emozioni appunto. E solo dopo averle scoperte diventerà completamente umano in tutti i sensi. Perciò Vromen sapeva benissimo cosa stava facendo e dove avrebbe voluto condurre il suo personaggio e il pubblico e ci è riuscito. Kevin Costner non è convincente come cattivo semplicemente perché non è cattivo, almeno non consciamente.

Al di là della trama, della storia, di alcuni snodi che nello sviluppo della sceneggiatura rimangono, purtroppo, solo abbozzati, in linea generale Criminal è un bel film, con un ritmo costante dall'inizio alla fine, con una trama densa in perfetto stile spy-movie, con la giusta dose di ironia, con un colpo di scena ben calibrato e con un'idea avveniristica di backup dei ricordi che più che impossibile al momento è solo improbabile. Mai dire mai. Inoltre un cast eccezionale e un buon soundtrack riescono a portare il film in porto assieme ad un mix equilibrato di sentimentalismo, azione e violenza. D'altronde tutto il range delle sfumature emotive tra odio e amore sono prerogative dell'essere umano che lo rendono un'eccezione nel panorama del mondo vivente. Ariel Vromen non fa certo la scoperta del secolo ma la racconta a suo modo, in maniera abbastanza originale e accattivante.

Unica nota stonata (che però non si può addebitare al regista), il doppiatore di Kostner: ne avremmo fatto volentieri a meno.
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